Vai al contenuto

AL DI LA’ DELLE FRONTIERE

“Il mare quel pomeriggio era impazzito. Le ondate erano così violente che la costa, travolta da quella furia, a poco a poco sembrava scomparire. Era tardo autunno e cominciava a far freddo, i gabbiani volavano alti fino a toccare il cielo, ma Angela non li vedeva. Accovacciata sulle rocce basse del molo, le braccia intorno alle gambe, ascoltava il gorgoglio dell’acqua. …Aveva l’aria smarrita. La fiaba bugiarda del suo matrimonio (con “il tedesco”), le immagini di quei giorni nevrotici, pesanti, a Milano, accanto a suo marito la stritolavano…”

“Al di là delle frontiere” di Nini Wiedemann – incipit

PRESENTAZIONE

La storia di un amore folle, incredibile, inspiegabile, sbocciato durante la seconda guerra mondiale tra una ragazza italiana, antifascista, legata ai partigiani, e un maggiore tedesco, ligio al suo dovere di soldato ma che odia gli orrori della guerra, è raccontata dal film Al di là delle frontiere, con Sabrina Ferilli protagonista, in onda in due parti domenica 2 e lunedì 3 maggio alle 20.45 su Raiuno. Il soggetto del film è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Nini Wiedemann, ovvero Angela Ghiglino, di cui rievoca la vera storia. Lei è una giovane di Petra Ligure che durante l’occupazione nazista conosce casualmente il maggiore della Wehrmacht Hans Wiedemann. Non potrebbero essere più diversi e distanti: Angela odia il fascismo e collabora con la Resistenza in Liguria, lui è un ufficiale dell’esercito nemico che calpesta il suolo della patria, ma i due s’innamorano perdutamente. In realtà Hans è un uomo colto e intelligente, appartenente alla borghesia intellettuale di Francoforte, ufficiale tedesco fino in fondo, ma consapevole della tragica inutilità della guerra. E all’inizio è proprio lui a salvare Angela dalla brutalità fascista e sua sorella dalla fucilazione. I due sentono una forte attrazione l’uno per l’altra, ma il loro amore è inaccettabile dalla famiglia Ghiglino e dalla cerchia dei suoi amici, mentre lei stessa teme di essere tacciata di tradimento e di prostituirsi all’invasore. Altrettanto dall’altra parte, dove i commilitoni disapprovano il comportamento del maggiore, che ha assunto Angela come interprete, e gli alti gradi della Wehrmacht gli ordinano di partire per una missione suicida. La storia si fa sempre più drammatica, come quando Angela, arrestata dai fascisti e spedita in un lager, viene liberata dall’attendente del maggiore che la spinge a raggiungere Hans al fronte. Qui la ragazza fa la scelta che decide la sua vita: abbandona la famiglia, rischia il linciaggio e sfida la morte pur di stare accanto all’uomo che ama. La guerra infuria, ci sono battaglie, bombardamenti che seminano morte e distruzioni, finché l’avanzata degli eserciti alleati non costringe i tedeschi a ritirarsi e Hans e Angela giungono a Venezia. A questo punto si pensa che la guerra stia per finire e Angela fa di tutto per convincere Hans ad evitare ulteriori sofferenze e distruzioni per la città della Serenissima e ad arrendersi. Finalmente arriva la pace e dopo tante traversie e tanti pericoli i due innamorati possono unirsi in matrimonio. Accanto a Sabrina Ferilli nel ruolo di Angela, Johannes Brandrup è il maggiore Hans Wiedeman, mentre il cast della miniserie, diretta dal regista Maurizio Zaccaro sul soggetto e la sceneggiatura di Paola Pascolini e Mauro Caporiccio, è stato completato con Giuseppe Battiston, Gisella Burinato, Olivia Magnani, Laszlo Kish, Pier Giorgio Bellocchio, Antonello Fassari, Hary Prinz e con Lino Capolicchio e con la partecipazione di Leo Gullotta. Secondo gli autori, “Al di là delle frontiere”, che si ispira alla storia vera di Angela Ghiglino, essendo un’opera di fiction, contiene anche momenti e personaggi di fantasia, resi necessari dall’adattamento cinematografico. Senza però mai perdere di vista l’obiettivo di rappresentare con fedeltà, se non il singolo dettaglio, le emozioni e lo spirito di quella storia e di quei tempi. “Al di la’ delle frontiere” e’ una produzione Rai Fiction – Rizzoli Audiovisivi.

PRIMO EPISODIO

Angela conosce per caso il maggiore Hans Wiedemann e fin dal primo momento – anche se è chiaro che si trovano su fronti opposti – scocca per entrambi il colpo di fulmine. Wiedemann è per Angela innanzi tutto un rappresentante delle truppe di occupazione, ossia un nemico. Eppure è proprio il suo intervento a liberare Angela dall’oltraggio e dalla violenza dei fascisti italiani (e forse dalla morte) e a salvare sua sorella dalla fucilazione. Angela, pur essendo attratta dal maggiore, dai suoi modi affascinanti e dalla sua umanità, tuttavia teme i suoi sentimenti e oppone un’ostinata resistenza alla sua corte garbata. La disapprovazione della famiglia e di tutte le persone che le stanno intorno è un peso insostenibile: Angela non sopporta l’idea di essere associata alle altre donne (considerate traditrici e donne di malaffare) che vanno con i tedeschi. Ciononostante, quando lei decide di abbandonarsi al suo amore, ad Hans, colpevole di amare un’italiana (e per di più di noti sentimenti filopartigiani), è affidata la missione suicida di raggiungere il fronte meridionale. I due devono dirsi addio.

SECONDA PARTE

Angela è andata in montagna a combattere con i partigiani. Per salvare la sorella, che ha un parto difficile e rischia di morire, si offre di scendere in paese per chiamare il dottore: è chiaramente un tentativo ad alto rischio e infatti Angela viene nuovamente arrestata dai fascisti e messa su un treno diretto ai campi di prigionia. A sorpresa però ricompare Ivan, l’attendente russo del maggiore Wiedemann, che la salva e la conduce al fronte dall’uomo che ama. Tra Hans e Angela inizia una travolgente storia d’amore, mentre l’Italia è devastata dalla guerra e i paesi vengono distrutti uno dopo l’altro dai bombardamenti. Ma le bombe non sono l’unico ostacolo per la giovane coppia. Angela viene infatti contattata dal conte Cantiani per aderire alla causa partigiana. Lei non vuole tradire l’uomo che ama, ma a sua insaputa i partigiani la fanno spiare per tendere un agguato mortale a Wiedemann. Fortunatamente il maggiore si salva ma, credendo di essere stato tradito da lei e considerando la presenza della donna troppo pericolosa per il suo battaglione, la abbandona al suo destino. Angela sta per essere linciata da un gruppo di donne quando Cantiani ritorna proponendole un patto. La farà proteggere se lei convincerà il maggiore Wiedemann ad arrendersi: la guerra è ormai persa. Angela si ripresenta da Wiedemann e candidamente gli confessa di amarlo ma anche di avere una missione: convincerlo alla resa. Lui rifiuta, accettando soltanto di portarla con sé. Quando Wiedemann riceve l’ordine di minare la laguna di Venezia, la pressione di Angela si fa sempre più forte. Ma Hans la mette davanti alla cruda realtà: per lui l’unica scelta alternativa, se decide di non ubbidire agli ordini, è il suicidio. A questo punto Angela confessa di essere incinta, cosa che convince definitivamente il maggiore. Dopo una rischiosissima azione nella laguna di Chioggia per conto del Comitato di Liberazione Nazionale, al termine della quale i due, scoperti da un maggiore delle SS, rischiano nuovamente la vita, Wiedemann firma la resa agli alleati e sposa finalmente Angela.

LA REPUBBLICA: la Seconda guerra mondiale e gli anni dell’occupazione nazista nel Nord Italia fanno da sfondo alla storia di Angela, una giovane di famiglia borghese che dopo l’armistizio dell’8 settembre decide di unirsi alla Resistenza in Liguria, e a quella di Hans, comandante delle truppe di occupazione tedesche. L’incontro tra Hans Wiedemann e Angela Ghiglino avviene quando la ragazza sta per essere arrestata dai fascisti per il suo appoggio ai partigiani che hanno trovato rifugio in montagna. Le viene in soccorso l’amica Annamaria, moglie di un importante gerarca, che intercede per lei presso il comandante tedesco della zona. Tra Angela e il maggiore Wiedemann nascono immediate una forte attrazione e una fiducia incondizionata, che inducono Hans ad assumerla come interprete ufficiale presso la sua Kommandantur. La ragazza accetta, pur rimanendo legata ai compagni della Resistenza. Quando il maggiore, ormai perdutamente innamorato, riceve l’ordine di spostare il battaglione sul fronte di Montecassino, sfida la legge marziale pur di portarla con sé, nascosta tra i suoi soldati. Divisa tra le ragioni del cuore e gli ideali di giustizia lei lo segue ovunque, anche in trincea, nella speranza che le si presenti l’occasione di aiutare il suo Paese. L’impegno di Angela può finalmente concretizzarsi quando Wiedemann e i suoi uomini vengono trasferiti nella zona di Venezia: sfruttando l’amicizia con il conte Vianelli, lei riesce a entrare in contatto con il CLN locale e a mediare per una resa pacifica tra i comandanti tedeschi di Venezia e Chioggia e quelli dell’VIII Armata inglese, già attestata sull’altra sponda dell’Adige. Grazie al suo intervento, al profondo senso di umanità di Hans Wiedemann e alla forza del loro rapporto, la liberazione della città avviene senza spargimenti di sangue. Raccontata dalla penna della protagonista, quella di Angela e Hans è una storia toccante, una grande testimonianza di coerenza e di coraggio, incredibile come possono esserlo solo le storie vere.
“Al di là delle frontiere” è l’appassionante storia d’amore e di guerra che ha ispirato il film-tv RAI interpretato da Sabrina Ferilli e diretto da Maurizio Zaccaro.

Ferilli: Io, una vera compagna innamorata del capitano tedesco

La camionetta con i soldati tedeschi scende dalla rocca Malatestiana, dove sventola la bandiera nazista con una svastica gigantesca che sembra dominare tutto il paese. A Santarcangelo di Romagna il tempo si è fermato a quarant’ anni fa. La partigiana Sabrina Ferilli, chiusa nella giacca verde militare rattoppata, la gonna di lana ruvida, pedala con fatica, poi scende e spinge la bici: incrocia la Kubelwagen del capitano tedesco Hans Wiedemann. Lui saluta, galante. Lei abbassa gli occhi, entra nel Kommandantur. L’ amore va oltre, si dice. In questo caso, supera le barriere ideologiche, vince la paura, supera l’ orrore della guerra e la Storia. Sembra una storia inventata, quella del film Al di là delle frontiere, che il regista Maurizio Zaccaro sta girando per RaiUno in questo paese gentile dove gli anziani guardano con una certa emozione le comparse vestite da soldati tedeschi. Invece è vera, è la storia vissuta dalla staffetta partigiana Angela Ghiglino. Nel ‘ 43 incontra Hans Wiedemann, ufficiale tedesco, e si innamorano. Lei antifascista, rischia la morte pur di seguirlo. La signora Ghiglino ha raccontato la sua storia nel libro Oltre le frontiere scritto col giornalista Mauro Caporiccio, firmato Nini Wiedemann col cognome del marito, e il nomignolo affettuoso con cui la chiamava. Prodotto da Angelo Rizzoli, Al di là delle frontiere andrà in onda la prossima stagione. Johannes Brandrup è il capitano della Wehrmacht Hans Wiedemann. Nel cast Olivia Magnani, nipote della grande attrice di Roma città aperta, Pier Giorgio Bellocchio, Giuseppe Battiston, Gisella Burinato, Antonello Fassari, Leo Gullotta, Lino Capolicchio.

DALLE ‘MEMORIE’ ALLA SCENEGGIATURA

di Paola Pascolini e Mauro Caporiccio

Una storia così bella e vera come quella di Angela Ghiglino e Hans Wiedemann, per diventare credibile in una fiction, aveva bisogno di un grande lavoro di fantasia. “Ci amavamo” spiegava Angela con infinita e inattaccabile semplicità. Per noi era meno semplice raccontare quest’amore. La vera passione nasce senza un perché, la fiction ne esige motivazioni, sviluppi, archi narrativi. Perché essa si trasformi, da evento prezioso e privatissimo della vita di due individui, in un racconto rivolto ad un grande pubblico, la sua trama si deve dipanare in immagini e gesti da cui le emozioni e i loro oscuri, indecifrabili propulsori, possano emergere con semplicità e chiarezza. E’ stato questo il nostro lavoro, raccontare Angela anche a se stessa. Lei viveva. Noi abbiamo cercato di capire e di raccontare come e perché. Ciascuno degli episodi aggiunti al romanzo in cui la Ghiglino racconta le sue memorie, è tratto da un documento dell’epoca, nulla è stato del tutto inventato anche se non necessariamente è successo nel contesto in cui noi lo abbiamo inserito. L’episodio del teatro, che sembra tolto di peso da “Senso” è realmente accaduto in vari teatri della Lombardia e del Veneto, così come quello dell’arresto di Laura, la sorella di Angela, malmenata dai tedeschi benché incinta. I civili italiani salvati da un cane e da un ufficiale tedesco, ligio alle regole della guerra ma non a quelle della follia sanguinaria, sono presenti nel racconto di una partigiana dell’Emilia Romagna. I dubbi di Hans sulla guerra, su Hitler, sulla prossima disfatta del Reich vivono nei diari di alcuni ufficiali e soldati della Wehrmacht. Il dottore, che, pur essendo dichiaratamente un pavido, trova il coraggio di difendere la propria casa, brandendo un’arma per la prima volta nella sua vita, adombra i numerosi italiani costretti dagli eventi a trovare in se stessi la forza e la speranza. Hans e Angela si sposarono in realtà qualche anno dopo, ma sarebbe stato troppo triste vederli separati dalla prigionia senza un gesto che suggellasse in maniera forte la storia di pericoli e di giustizia che li aveva visti combattere uno accanto all’altra. Inventati sono inoltre il tenore e il soprano sfollati, che portano con sé le arie del melodramma dentro il quale questa storia potrebbe a buon diritto inserirsi. Tosca, Aida, Violetta, travolte dalla passione e dal dolore. Apparentemente lontane da noi. Ma purtroppo ancora vicinissime ai tanti ragazzi di oggi che vivono in zone martoriate dalla guerra per cui la storia di Hans ed Angela potrebbe essere un segnale di speranza anche in un momento che a tutti noi sembra tanto buio.

NOTA DI REGIA: AMORE CHE VINCE ODIO E DEVASTAZIONE

di Maurizio Zaccaro

Esistono, fra le pieghe della Storia, eventi minori, a volte perfino privati, che ci sorprendono per originalità, per la loro sconcertante attualità. E’ il caso di “Al di là delle frontiere ” che Angelo Rizzoli ha rintracciato nello sterminato archivio delle vicende che narrano gli ultimi mesi di guerra in Italia.Una storia di grande impatto emotivo, scandito dalla forza della sua protagonista, Angela Ghiglino, interpretata da una magistrale Sabrina Ferilli, infaticabile e preziosa alleata, come del resto tutti gli altri attori che hanno partecipato alla realizzazione di questo film. Tutti insieme, inquadratura dopo inquadratura, abbiamo portato alla luce questa storia e l’abbiamo raccontata con il massimo rispetto possibile, con la consapevolezza di sapere che il film al quale stavamo dando vita poteva in qualche modo diventare un prodotto non solo avvincente ma anche importante. Una storia d’amore impossibile fra due nemici, in tempo di guerra. L’amore che vince odio e devastazione. Amore come forza vitale, spinta di ricostruzione, fondamento di pace. Niente di più attuale. “Al di là delle frontiere” è tutto qui. Una piccola metafora che, raccontando il passato come se fosse il presente, porta alla ribalta i sentimenti più puri di una irresistibile e al tempo stesso controversa attrazione fra due esseri umani eccezionali, prigionieri della violenza, travolti dalle macerie di un mondo in fiamme. Un’unione a prima vista impossibile ma determinante per raggiungere obiettivi altrimenti impossibili, tutt’altro che privati. Spero che il grande pubblico televisivo, con “Al di là delle frontiere”, veda non solo una miniserie di qualità e spessore narrativo, ma anche un piccolo frammento di buon Cinema italiano.

Da sx a dx: Gisella Burinato, Sabrina Ferilli, Olivia Magnani, Maria Grazia Bon

Premio Efebo d’argento a Johannes Brandrup miglior attore per “Al di là delle frontiere”

Aneddoti

Le riprese di “Al di la’ delle frontiere”, svoltesi fra i comuni di Alfero, Bagnacavallo, Faenza, Longiano, Mesola, Pietrarubbia, San Leo, Sant’Arcangelo di Romagna, Sogliano sul Rubicone, hanno visto una grande partecipazione da parte degli abitanti romagnoli. Sulla piazza di Bagnacavallo, dove e’ stata realizzata un’imponente costruzione per l’ambientazione del paese di Angela Ghiglino, la gente si è soffermata per intere giornate, ma soprattutto durante le riprese, affascinata dal sapore che man mano sprigionava la ‘nuova’ piazza. A proposito della costruzione, alcuni abitanti hanno addirittura chiesto che venisse lasciata oltre il termine delle nostre lavorazioni. Gruppi di bambini, ma anche di adulti, si sono accalcati in prossimità del camper della protagonista Sabrina Ferilli, solo per salutarla di persona o ricevere un autografo. Più volte, nella migliore tradizione delle star americane, si è dovuto letteralmente transennare la zona circostante alle riprese, per evitare una vera invasione di campo da parte degli osservatori entusiasti. A Venezia, durante le sequenze finali del film, un ragazzo vestito con pantaloni e maglietta oversize, si è rivolto all’attrice così: “Sabrina, mi devi spogliare…”. Un attimo di silenzio: tutta la troupe e i passanti in attesa della reazione dell’attrice. “Ma io non posso spogliarti, fa freddo qui!”. E il ragazzo: “Allora mi spoglio da solo” e si è levato la maglietta, sfoderando una sgargiante maglia giallorossa della Roma, premiato da uno schioccante bacio di Sabrina Ferilli, oltre che dall’applauso degli spettatori. Sono stati tanti i momenti piacevoli. Come la sera in cui la Giunta comunale di Alfero ha chiesto che il regista e l’attrice facessero un saluto al termine delle riprese e si sono trovati dinanzi ad un vero e proprio banchetto in loro onore. Gli attori tedeschi (Johannes Brandrup, Laszlo Kish, Hary Prinz) erano stupefatti delle reazioni che ovunque suscitava la protagonista, oggetto di affetto sincero da parte dei fans, affascinati dalla spontaneità e dalla gentilezza dell’attrice, anche nei momenti più difficili delle lavorazioni. Le riprese, in effetti, sono state tutt’altro che semplici: il primo giorno si sono svolte sul cosiddetto Panettone, dove gli attori sono dovuti arrivare a piedi, non essendo la strada percorribile dalle auto. E ancora, le riprese con i cavalli sotto la pioggia, o con le mucche o gli asini su strade sterrate, i bombardamenti di scena, l’agglomerato del rifugio Partigiani ubicato su un cucuzzolo. È stato un film difficile, non aiutato dal rigido inverno che ha attraversato, oltre che dai numerosi spostamenti di location da una zona all’altra della Romagna, con gli evidenti disagi logistici che ne sono conseguiti (ad esempio, il riallestimento di volta in volta dei reparti sartoria, costruzioni, scenografia, ecc.). Un’ultima curiosità: il protagonista maschile Johannes Brandrup, così come gli altri attori tedeschi (in particolare Kish e Prinz), che nel film parlano principalmente in italiano, non conoscevano la nostra lingua prima di arrivare in Italia, ma, al fine di garantire il realismo della loro performance, hanno affrontato il grande impegno di impararla.

ANGELA GHIGLINO, LA PARTIGIANA INTERPRETATA DALLA FERILLI:

‘SABRINA E’ COME ME DA GIOVANE’

La sua e’ una vita che non ha nulla da invidiare ad un grande romanzo popolare con in piu’ una guerra che fa da sfondo. E’ la storia di Angela Ghiglino l’autrice del libro dal quale e’ stata tratta la miniserie. Un racconto che e’ un grido contro una guerra decisa da altri che costringe due giovani innamorati ad essere nemici. D. Quando aveva trenta anni somigliava alla Ferilli?R. Direi di si’, siamo tutte e due tipi mediterranei, pero’ io all’eta’ sua ero piu’ formosa, piu’ cicciotella. Lei e’ piu’ minuta. D. Lei veniva da una famiglia di antifascisti. So che sua mamma ostacolo’ in tutti i modi la nascita dell’ amore tra lei e Hans. Quando sono cadute le prevenzioni e ha finalmente accettato la vostra relazione?R. All’inizio e’ stato un vero inferno. Quando fui assunta come interprete al Comando tedesco mia mamma, dal momento che io ero molto carina, per andare al lavoro mi costringeva ad indossare abiti a fiorellini bianchi con il grembiulino che mi facevano sembrare una vecchietta, oppure mi faceva fare i codini ai capelli come se fossi un bambina piccola. Tutto questo perche’ non tentassi nessuno degli ufficiali. Aveva paura che potessi dare nell’ occhio e fare invaghire qualche ufficiale tedesco. Ma, come dice il proverbio, l’ amore e’ cieco…Piu’ tardi mia mamma si’ e’ affezionata molto ad Hans, gli ha voluto tanto di quel bene… anzi, lo ha adorato. Era un uomo cosi’ intelligente, cosi’ educato.. veniva da una delle nove famiglie piu’ in vista della Germania, era un vero signore. Mi piacerebbe molto che questo film fosse visto anche in Germania, in memoria di Hans ma, soprattutto, per nostro figlio. Vittorio, questo il suo nome, e’ stato chiamato cosi’ perche’ rappresenta la vittoria dei sentimenti contro il resto del mondo. D. Cosa ha apprezzato di piu’ nella fiction “Al di la’ delle frontiere” e cosa, invece, l’ ha infastidita?R. Hans odiava la guerra ma non era un antifascista, era un soldato e ha sempre servito il suo paese pero’ sono riuscita a convincerlo a passare dalla nostra parte, dalla parte degli italiani. Tutto cio’ nello sceneggiato e’ stato reso molto bene ed e’ raccontato molto fedelmente. Non ho alcuna osservazione da fare allo sceneggiato, mi e’ piaciuto molto. D. Ora che e’ una donna matura qual e’ il bilancio della sua rocambolesca vita?R. Nella vita io non ha mai fatto del male a nessuno, sono sempre stata una donna solare, generosa, ho aiutato tutti finche’ ho potuto e sono stata ricompensata. Questo e’ stato il grazie che la vita e Dio mi hanno dato. D. Dopo tanti anni in Germania ora lei vive in Italia, come mai ha lasciato quel paese che e’ stato cosi’ accogliente con lei?R. Sono anziana, Hans e’ morto, era arrivato il momento di tornare a Petra Ligure, la mia citta’ natale e passare nella mia terra gli anni che mi mancano da vivere.

Viva per amore: la salvezza di Venezia

La storia di Angela Ghignino, raccolta in “Al di là delle frontiere”

VENEZIA, venerdì, 2 marzo 2007 (fonte: ZENIT.org).- Erano gli anni bui della II Guerra Mondiale e precisamente, dell’occupazione nazista in Italia. Il Paese si era ormai arreso alle forze anglo-americane, ma dopo l’armistizio firmato l’8 settembre 1943, gli scontri tra i Tedeschi e la Resistenza italiana si intensificarono. In questa tragica situazione, si inserisce l’incredibile storia d’amore tra una ragazza italiana e un maggiore tedesco. Storia, che porterà alla salvezza di Venezia.

Iniziò tutto in Liguria, quando Ninì – Angela Ghignino – venne arrestata dai nazisti per il suo appoggio ai partigiani che si opponevano tanto ai fascisti quanto agli invasori tedeschi. Catturata, evitò la prigionia diventando traduttrice per i membri della Wehrmacht, il reparto militare tedesco stanziato sul territorio ligure. All’epoca, il comandante del reparto, era Hans Wiedemann: tra lui e Ninì ci fu subito un’ottima intesa che sfociò poi in amore. Gli ideali di pace e giustizia che la ragazza condivideva con il Maggiore tedesco, spinsero i due ad impegnarsi nel tentativo di salvare Venezia dai bombardamenti nazisti, evitando alla città la sorte di Montecassino – rasa al suolo, ma dagli alleati-anglo americani – perché considerata un caposaldo tedesco. L’occasione arrivò quando il comandante Wiedemann e i suoi uomini furono trasferiti proprio nelle zone intorno a Venezia.

Con l’appoggio di alcuni amici italiani, Ninì riuscì anche ad entrare in contatto con il CNL (il Comitato per la Liberazione Nazionale) mediando per una pacifica resa dei Tedeschi – con base tra Venezia e Chioggia – alle forze Inglesi che, avanzate, stanziavano nella stessa zona. Dopo la resa, il comandante e i suoi uomini furono arrestati. Quasi due anni dopo, nel febbraio del 1945, il Vescovo di Chioggia e i vertici del CNL testimoniarono l’eccezionale condotta del Maggiore Wiedemann e il suo impegno per evitare la distruzione di Venezia. Wiedemann e Ninì poterono ricongiungersi.
I ricordi di quel lontano periodo sono stati fissati nelle pagine di “Al di là delle frontiere”, il libro autobiografico di Ninì, da cui alcuni anni fa la Rai ha tratto uno sceneggiato di successo.

Signora, quando ci ripensa, si rende conto di quello che è riuscita a fare per il suo Paese?

Ghignino: No, non mi rendo conto di che cosa ho fatto, so solamente che il mio grande amore mi ha portato a fare del bene. L’ho fatto con il cuore ed è stato questo grande amore che mi ha spinto a tutto ciò.

Non ha mai avuto un momento di ripensamento nonostante l’amore per il Maggiore? Dopo tutto lei era Italiana…

Ghignino: Dentro di me c’era questo conflitto: io ero Italiana quindi – come simpatizzante dei partigiani – nemica dei Tedeschi. Ed Hans era un Tedesco. Questo conflitto, da quando incontrai Hans fino a quando imparai ad amarlo, non mi lasciava mai. Prima dell’arresto, io ero una staffetta partigiana, aiutavo mio fratello, mio cugino e mio cognato che si nascondevano sulle montagne. Io appartenevo lassù, io appartenevo a quelle montagne. Io appartenevo alla mia gente. E all’improvviso invece, mi trovavo a lavorare per i tedeschi. Accettai l’incarico di traduttrice perché sapevo che in un campo di lavoro sarei morta sicuramente. Non volevo morire.

E’ riuscita poi a superare questo conflitto?

Ghignino: Ci sono riuscita solo facendo del bene. Facendo tutto il bene che potevo al mio popolo, anche attraverso di lui. Mi facevo aiutare da lui anche se rischiavamo il campo di concentramento o addirittura la fucilazione. Però lo facevo e anche Hans lo faceva per amore verso di me. Mi aiutava in questa impresa, sempre: durante il periodo vissuto al fronte e poi a Venezia.

Ha detto di aver imparato ad amare Hans. Ha imparato ad amare un nemico…come è stato possibile?

Ghignino: Guardandolo dentro, guardando veramente chi fosse, i suoi valori, la sua umanità, quello che lui veramente era. Piano piano, in ogni atto, in ogni momento di bisogno trovavo sempre lui disposto ad aiutarmi, ad aiutare il mio popolo anche se lo combatteva. Hans era buono, dentro era grande, magnanimo. Solo questo mi ha fatto innamorare di lui.

Non tutti sono fortunati, o meglio, non tutti riescono a costruire ed alimentare un amore grande come quello che c’è stato tra lei e Hans…

Ghignino: Vero, e vedere questo mi fa male al cuore perché io sono stata tanto felice, perché l’amore mi ha dato la vita. Mi ha dato tutto. Sarei stata disposta anche a morire per questo amore. Non c’è niente di più grande dell’amore. L’amore porta la giustizia, l’amore porta tante cose buone…l’amore vero!

Adesso mi dà l’idea che ci sia tanta confusione nei sentimenti, un caos in cui io non mi riconosco perché io ricordo il mio amore che ancora vive dentro di me e resterà sempre. Ogni tanto vedo qualche giovane che però ci crede ancora all’amore e alla sua forza, e allora questo mi sembra l’inizio di una vita migliore…mi sembra, lo spero, lo voglio.

Il titolo del suo libro recita “Oltre le frontiere, storia di amore e di guerra.” Qualcuno ha polemizzato su quel “di guerra” visto che in realtà, hanno detto, si tratta di una storia d’amore e di pace.

Ghignino: Sono stata un anno e mezzo al fronte ed ho vissuto tanti eventi di guerra – non sono nemmeno tutti riportati altrimenti avrei dovuto scrivere un libro enorme -. Ho portato l’uniforme tedesca ed ero in prima linea con loro. Ecco perché “avvenimenti di guerra”.

La situazione politica internazionale di oggi, sembra orientata verso una frattura sempre più profonda e difficilmente recuperabile tra due mondi che pur non conoscendosi già si odiano. Cosa ne pensa?

Ghignino: Direi di cercare il modo di comprendersi ma anche di sopportarsi. Di iniziare a fare le cose migliori insieme perché la forza non vince. La forza non vince mai, distrugge solamente. La comprensione e l’amore possono rendere risolvibili le cose che sembrano senza via d’uscita.

Ha qualche rimpianto?

Ghignino: Si, lui. Perché non c’è più.

il maggiore Hans Wiedemann
«In tv la mia vita: ho pianto»

PIETRA LIGURE. «Ho pianto quando ho visto la mia storia in tv. Ho pianto tanto ricordando quei terribili momenti e la mia vita, prima al comando tedesco, poi lontano da casa per quarant’anni, a Francoforte, accanto al mio Hans». Angela “Nini” Ghiglino, autrice del romanzo “Al di là delle frontiere”, oggi ottantenne, abitante a Pietra Ligure, in provincia di Savona, si è commossa davanti al piccolo schermo. Domenica sera ha visto la prima puntata della fiction “Al di là delle frontiere”, la miniserie tratta dal suo libro, prodotta da Angelo Rizzoli con Rai fiction, diretta da un regista esperto come Maurizio Zaccaro e interpretata da Sabrina Ferilli. La fiction (ieri sera la seconda e ultima puntata) racconta la storia d’amore nata tra Angela ed un ufficiale dell’esercito tedesco, Hans Wiedermann.
«L’inizio di quella relazione non fu facile – ammette Angela Ghiglino -. Odiavo i tedeschi con tutto il cuore. Ho visto ragazzi della mia età, di soli 17 anni, morire sotto i miei occhi. Sono stati momenti difficili. Io e la mia famiglia abbiamo vissuto nel terrore. Avevamo deciso di combattere per la libertà. Io ero diventata una staffetta partigiana, proprio come si vede nel film. Tutti i giorni andavo sulle montagne attorno a Giustenice, nell’entroterra di Pietra Ligure dove ora sono tornata a vivere. Rifornivo di viveri mia sorella, mio fratello e mio cognato, proprio come nella fiction che, invece, è stata ambientata a Comacchio. I fascisti mi riconobbero: volevano arrestarmi e rinchiudermi in prigione a Savona».
Come è iniziata la storia d’amore con Hans? «Quando – risponde Angela – una mia compagna di collegio, moglie di un gerarca fascista, mi raccomandò a lui evitando appunto che mi arrestassero. La mia famiglia non voleva assolutamente che lo frequentassi. Neppure io sopportavo Wiedermann, che pure mi aveva salvato la vita. Ma l’unica spiegazione di come è sbocciato l’amore è che forse io ero già inconsciamente innamorata di lui ed avevo deciso di rimanere al comando tedesco per seguirlo al fronte».
«Per vivere accanto a lui – continua il racconto della protagonista – mi sono travestita da ufficiale tedesco. Durante una rappresaglia sono rimasta anche ferita. Sono poi diventata la sua fidata segretaria: nel 1945 andai in missione a Venezia per portare a conoscenza del Comitato di liberazione nazionale le condizioni di resa dei tedeschi. Conservo gelosamente tutta quella documentazione. Appartengono alla mia vita».
«Quando Hans è stato arrestato e trasferito ad Alessandria d’Egitto – continua Angela – io sono rimasta a Chioggia, ospite del vescovo. Poi quando è tornato dalla prigionia ci siamo trasferiti in Germania dove ci siamo sposati nel 1947». Ora la sua storia è finita in tv. «Ho dei ricordi meravigliosi del mio passato – spiega Angela -. Certo sono poche briciole della terribile grande storia della Seconda Guerra Mondiale. Quando è morto è come se avessi ricevuto una pugnalata al cuore, mi sono sentita morire dentro. Non dormivo più, vivevo nell’angoscia, non riuscivo neppure a sfogliare l’album delle nostre foto».
Ora Angela vive con il secondo marito a Pietra Ligure. «Sono felice, però, di aver vissuto una vera storia d’amore che fa parte della grande Storia del secondo conflitto mondiale. Ho vissuto per più di 40 anni in Germania. Ad Hans ho dato anche un figlio, Vittorio, che oggi dirige un’industria a Francoforte. Quando Hans è morto in un incidente d’auto, lui era piccolo e non conosceva la nostra storia d’amore. Grazie alla tv potrà ora sapere chi era suo padre e come ha vissuto l’adolescenza sua madre».
R.S.

RAI – RADIOTELEVISIONE ITALIANA

presenta

SABRINA FERILLI

in

AL DI LÀ DELLE FRONTIERE

un film di

MAURIZIO ZACCARO

sceneggiatura di PAOLA PASCOLINI E MAUROCAPORICCIO

liberamente ispirato all’omonimo romanzo di

Nini Wiedemann

Una produzione RAI FICTION RIZZOLI AUDIOVISIVI

C A S T T E C N I C O

Regia Maurizio Zaccaro

Fotografia Gino Sgreva

Scenografia Lorenzo Baraldi

Costumi Liliana Sotira

Suono Roberto Petrozzi

Montaggio Lilli Lombardi

Musiche Franco Piersanti

edizioni Raitrade

Organizzatore generale Antonio De Simone Golluscio

Produttore Rai Anna Giolitti

Prodotto da Angelo Rizzoli per Rizzoli Audiovisivi

Angelo Rizzoli

Como, 12 novembre 1943 – Roma, 11 dicembre 2013

CAST ARTISTICO PERSONAGGI INTERPRETI

Angela Ghignino Sabrina Ferilli

Hans Wiedemann Johannes Brandrup

Ugo Adinolfi Giuseppe Battiston

Piera Gisella Burinato

Laura Olivia Magnani

Ivan Laszlo Kish

Tenente Simonis Hary Prinz

Pino Pier Giorgio Bellocchio

Melia Maria Grazia Bon

Colonnello Beker Frank Behnke

Baronessa Cantiani Valeria D’Obici

Mario Rancani Antonello Fassari

Locandiera Susanna Marcomeni

Eleonora Ornelli Aurora Cancian

Annamaria Alessandra Monti

Ruhman Hermann Weiskopf

Caterina Cristina Maccà

Esterina Maddalena Zaccaro

e con Lino Capolicchio

e con la partecipazione straordinaria di Leo Gullotta

***

RICORDANDO

Antonello Fassari

Lino Capolicchio

Maria Grazia Bon

Avatar di mauriziozaccaro

mauriziozaccaro Mostra tutti

Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.