FERNANDA

«Collobi e Brizio, grandi donne da ricordare»
- Corriere della Sera
- 11 Feb 2022
- Victor Rafael Veronesi
Fa piacere leggere di Fernanda Wittgens e che si nominino anche le straordinarie Palma Bucarelli e Margherita Sarfatti. Però dispiace che non si riesca quasi mai a ricordare la staffetta partigiana Licia Collobi Ragghianti, o la prima direttrice di un museo del Nord Italia, Anna Maria Brizio (direttrice della Sabauda di Torino dal 1936). Si spera che prima o poi la televisione, magari con più di una puntata e un budget più alto rispetto a quello destinato a Fernanda Wittgens, racconti anche queste esemplari professioniste.
Grazie a Victor Rafael Veronesi per l’ inciso che condivido pienamente riguardo alla fiction su Fernanda Wittgens. Maurizio Zaccaro

COMUNICATO STAMPA
Film tv diretto da Maurizio Zaccaro con Matilde Gioli ed Eduardo Valdarnini.
Una coproduzione Rai Fiction – Red Film prodotta da Mario Rossini che racconta la storia di Fernanda Wittgens, la prima direttrice della Pinacoteca di Brera, tra affermazione femminile, Resistenza, impegno civile, sacrificio per l’arte e per le vite altrui.
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Andrà in onda il 31 gennaio 2023 su Rai1 ‘Fernanda’, film tv diretto da Maurizio Zaccaro e interpretato da Matilde Gioli, Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Valeria Cavalli, Francesca Beggio, Lavinia Guglielman, Beatrice Barillà.
Il film, una coproduzione Rai Fiction-Red Film, è sceneggiato da Dario Carraturo e Guglielmo Finazzer, con la collaborazione del regista e si avvale della direzione della fotografia di Fabio Olmi, del montaggio di Alessandra Clemente, delle scenografie di Luca Gobbi, delle musiche di Paolo Vivaldi edite da Rai Com e dei costumi di Laura Costantini.
Girato tra Roma, Civitavecchia e Milano, il film è una storia di affermazione femminile, Resistenza, impegno civile, sacrificio per l’arte e per le vite altrui. Fernanda Wittgens è stata la prima direttrice della Pinacoteca di Brera e tra le prime donne in Italia a ricoprire un ruolo così prestigioso. Fin da bambina trascorreva le domeniche visitando i musei di una Milano di inizio Novecento in compagnia del padre Adolfo. Il coronamento del suo sogno è reso possibile dall’incontro nel 1928 con Ettore Modigliani, storico direttore della Pinacoteca di Brera. Un incontro che le cambia la vita: viene assunta come “operaia avventizia” e quando Ettore Modigliani viene sollevato da ogni incarico in quanto antifascista, Fernanda prende il suo posto diventando la prima donna a ricoprire un ruolo così importante nella Pinacoteca e nella Storia. Pochi anni dopo, l’Italia entra in guerra e salvaguardare le opere della galleria dai bombardamenti diventa un imperativo: nel giugno del 1940, Fernanda partecipa al primo trasloco di alcune delle opere ospitate in Pinacoteca. Quindi, si impegna in un qualcosa di ancora più rischioso: all’oscuro anche della sua famiglia, contribuisce a far espatriare in Svizzera centinaia di ebrei destinati al campo di concentramento. Ma è proprio da un giovane collaborazionista che viene tradita e arrestata insieme alle sue amiche e collaboratrici. Viene condannata a quattro anni di carcere, poi ridotto a uno, ma la guerra è agli sgoccioli …
Durata: 100′
Rai Fiction

“La mia vera natura è quella di una donna a cui il destino ha dato compiti da uomo. Ma che li ha sempre assolti senza tradire l’affettività femminile”. Fernanda Wittgens




Eduardo Valdarnini (Giovanni) e Matilde Gioli (Fernanda Wittgens)
NOTA DI REGIA
“Cara mamma, sempre ti ho detto che io davo alla famiglia quanto potevo, ma mai avrei sacrificato ad essa il mio pensiero e i miei ideali. Non si può e non sarebbe giusto tradire se stessi neppure per gli affetti più cari…”
Fernanda Wittgens, lettera alla madre dal carcere di San Vittore, Milano, ottobre 1944
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Esistono fra le pieghe della nostra storia eventi nascosti che per il loro straordinario impatto umano muovono ancora grandi emozioni. Appunto per questo il primo fra i motivi che deve rendere credibile non solo l’interpretazione della nostra protagonista ma anche quella di tutti i personaggi che man mano interagiscono con lei non è solo la ricchezza d’informazioni e aneddoti, ma soprattutto la commistione di generi per raccontare la nostra memoria, che altrimenti non esisterebbe se non nella sua forma stinta dal tempo, sfocata.
In questa confluenza di stili, Fernanda assume così un significato universale, svelando il disegno a cui la protagonista è stata predestinata: salvare non solo gli inestimabili tesori d’arte custoditi nella Pinacoteca di Brera di Milano ma anche la vita di tanti ebrei, perseguitati dai fascisti e dai nazisti dopo le famigerate leggi razziali del 1938.
Per fare un film su Fernanda Wittgens però non bastano le informazioni, anche se ben dettagliate che abbiamo sulla sua vita, soprattutto negli anni più bui della Pinacoteca minacciata dai bombardamenti, occorre soprattutto adattare con originalità e con un pizzico di immaginazione tutta la vicenda.
Il resto è lontano, quasi cancellato dal tempo. Ed è per questo che oggi, in un’epoca altrettanto buia e drammatica come quella che stiamo vivendo, ci apprestiamo a riportare fra noi Fernanda Wittgens. Perché è proprio del suo esempio che l’umanità ha un estremo bisogno. E lo facciamo con il pensiero rivolto ad un altro grande artista milanese, Giorgio Strehler, quando il giorno dopo la strage di Piazza Fontana disse agli attori del Piccolo Teatro: “Che cosa possiamo fare noi gente di teatro? Alla mortificazione di non poter opporre, in momenti simili, un qualsiasi gesto utile, di fronte alla dolorosa impotenza del teatro, o piu’ ampiamente dell’arte, di fronte alla violenza e alla follia, l’artista puo’ solo sforzarsi di continuare a fare bene il proprio lavoro.“
Fernanda è quindi una storia che chiede d’essere narrata con il dovuto rispetto, perché oltre alla vicenda personale di questa coraggiosa donna milanese, il film può diventare anche una splendida occasione per raccontare Arte e Bellezza come uniche armi possibili contro guerre insensate, orribili stragi e devastazioni. “L’arte è una della più alte forme di difesa dell’umamo” diceva Fernanda Wittgens.
Maurizio Zaccaro, dicembre 2022




Matilde Gioli – Breve ritratto di un’icona di femminilità fatto dal suo regista.
Siamo stati insieme poco, giusto il tempo di girare “Fernanda” ma abbastanza per capire lo smisurato, freschissimo talento di Matilde Gioli che mi ha letteralmente sorpreso, come il suo coraggio nell’aderire a una figura complessa come quella di Fernanda Wittgens, donna forte, trascinatrice, una “valchiria” come la definì il primo sindaco di Milano Antonio Greppi quando la incontrò subito dopo la liberazione. Come la vera Wittgens, Matilde è la più avventurosa e libera delle attrici che ho incontrato negli ultimi tempi. La sua naturalezza davanti all’obiettivo è una dote rarissima quanto preziosa, la sua versatilità anche. Ma c’è dell’altro. Anche se il nostro set non è stato facile e parecchio confusionario per la velocità con la quale eravamo costretti a lavorare, e i pochi denari a disposizione per realizzare al meglio un film del genere, Matilde non ha mai avuto il minimo cedimento anzi, la sua presenza quotidiana, il suo contagioso sorriso mi hanno aiutato a vincere i momenti in cui lo sconforto stava diventando insormontabile. Quindi, se “Fernanda “ oggi esiste è soprattutto grazie a lei e alla sua inesauribile complicità. Abbiamo insomma confezionato questo film insieme, giorno dopo giorno, cercando di restituire un sapore di verità e realismo ad una storia che sembrava essere sepolta dal tempo, dimenticata per sempre, e che invece , fra pochi giorni, tornerà a pulsare nel cuore di chi (speriamo molti) la vedrà su RaiUno.
Matilde Gioli non poteva interpretare il ruolo diversamente perché, ritornando alle parole di Fernanda Wittgens nell’ultima lettera alla madre: “È un proposito fermo che risponde a tutto il mio modo di vivere: io non posso fare diversamente perché ho un cervello che ragiona così, un cuore che sente così.” Lunga vita a questo cuore, Matilde!



“Abbiamo il piacere di comunicarle la Sua nomina a Commissario Straordinario per l’Accademia di Brera. Nell’assumere il mandato che Le viene conferito, La invitiamo a volersi rendere immediatamente conto esatto della situazione economica e finanziaria dell’Ente, nonché sua efficienza, onde riferire a questo Comitato di Liberazione Nazionale della Lombardia nel più breve tempo possibile con dettagliate relazioni.”
Con questa lettera, il 17 maggio del 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale della Lombardia nominava Fernanda Wittgens commissario straordinario della Pinacoteca di Brera, il 24 maggio il governo militare alleato, V Armata, le inviò un’ulteriore comunicazione con la nomina a pro-direttore.
Dopo la Liberazione, con altre donne di Giustizia e Libertà – e in accordo con le direttive del Partito d’Azione – Fernanda Wittgens non accettò onori o riconoscimenti ufficiali per l’attività clandestina, e preferii l’impegno sociale e lavorativo a quello politico.
Martedì 31 gennaio 2023 su RAI 1 va in scena la storia di una grande donna italiana, antifascista e Giusta fra le Nazioni.
Non perdete questa occasione per conoscere FERNANDA WITTGENS .

FERNANDA – 31/01/23 -ore 21 -RAI1.
La cosa che amo di più del lavoro sul set è essere sorpreso dai miei attori perché se la loro interpretazione è spontanea accade sempre una magia. Grazie al loro contributo l’immaginario esce dal teatrino dell’inquadratura per creare punti di vista inediti. Ecco perché cerco sempre di dare spazio alla creatività dell’attore ma soprattutto all’improvvisazione più schietta, quella che apre la mente e il cuore. In “Fernanda”, oltre a Matilde Gioli, ci sono tante altre attrici e attori di incommensurabile talento, come Valeria Cavalli e Silvia Lorenzo (nella foto, rispettivamente madre e sorella di Fernanda), Francesca Beggio, Beatrice Barillà, Lavinia Guglielman, Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Sergio Albelli, Christoph Hülsen, Francesco Formichetti, Sergio Grammatico, Fabio Vasco, Elia Moutamid, Edoardo Rivoira, le piccole Elisa Amici e Silvia Auletta… e tanti altri ancora. A tutti loro, a pochi giorni dalla messa in onda, il mio affetto e la mia riconoscenza.



…poi c’erano Adele, Zina e Mariarosa, che condivisero con Fernanda Wittgens non solo l’impegno antifascista ma anche le conseguenze che ne derivarono. Adele Cappelli Vegni, di profonda fede cattolica, faceva parte nel 1944 del Comitato d’iniziativa che porterà un anno dopo alla fondazione dell’UDI, Unione Donne Italiane, la più grande organizzazione per l’emancipazione femminile in Italia. Accompagnati da Zina e Mariarosa Tresoldi, due maestre, gli ebrei giungevano presso l’abitazione di Adele e lì, in attesa di varcare il vicino confine con la Svizzera, venivano vestiti con i panni di maggiordomi, camerieri, autisti, ruoli che venivano interpretati alla perfezione perché la voglia di sopravvivere era una scuola incomparabile…
Nella foto da sx a dx: Zina Tresoldi (Lavinia Guglielman), Fernanda Wittgens (Matilde Gioli), Mariarosa Tresoldi (Beatrice Barrilà) e Adele Cappelli Vegni (Francesca Beggio),






Milano, agosto 1943. «Il Cenacolo è salvo!». Così annota Fernanda Wittgens. Il folle e disperatissimo lavoro che si è sobbarcata, per mettere in sicurezza dalle bombe i più importanti monumenti artistici milanesi, ha funzionato. E ora il Cenacolo se ne sta lì: impolverato ma salvo.
Nella foto: la scena del bombardamento del Cenacolo Vinciano. Ps: dirigere gli attori con la mascherina obbligata dal protocollo anticovid è stato un’esperienza difficile da dimenticare ma alla fine ce l’abbiamo fatta.






La protezione del Napoleone di Canova, 1942-1943


- Fernanda Wittgens è stata una figura importante per Milano, città dove è nata nel 1903, è stata la prima donna a rivestire l’incarico di Sovrintendente della Pinacoteca di Brera. Lo fece nel periodo più difficile, durante il secondo conflitto mondiale. Per il suo prestigio e per la sua benevolenza, Fernanda Wittgens è stata insignita di tanti riconoscimenti e, in seguito alla sua morte, sopraggiunta a Milano nel 1957, le è stata dedicata anche una via della città. Fernanda Wittgens fu assunta presso la Pinacoteca di Brera nel 1928, dopo una laurea in Lettere e una successiva specializzazione in Storia dell’Arte, come “operaia avventizia”, una mansione umilissima, ma la sua caparbietà, il suo impegno e la sua bravura la misero subito in luce con il direttore della Pinacoteca, Ettore Modigliani. Egli capì subito il suo talento, quando nel 1929-30 fece organizzare a Fernanda una mostra di arte italiana a Londra, la quale ebbe uno strepitoso successo. Così, Fernanda Wittgens divenne vice di Ettore Modigliani nel 1931 e nel 1941 divenne direttrice della Pinacoteca di Brera, dato che le leggi razziali avevano obbligato Modigliani a lasciare il suo paese. Dal 1941 al 1944 il suo ruolo a Brera fu fondamentale, è grazie alla sua opera se oggi possiamo vedere ancora le meraviglie contenute nella Pinacoteca; fu proprio la Wittgens a mettere al riparo le preziosissime opere dalle razzie naziste e dai bombardamenti. Diceva Fernanda: «Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa una belva, chi ha il compito di difendere gli ideali? Sono i cosiddetti “intellettuali”. Sarebbe troppo bello essere “intellettuale” in tempi pacifici e diventare codardi, quando c’è pericolo». Questa sua forza d’animo le permise non soltanto di salvare le opere d’arte conservate nel museo milanese, ma anche numerose vite umane: fu l’artefice, infatti, della fuga in Svizzera del professore ebreo Paolo D’Ancona, della sua famiglia e di altri ebrei che nemmeno conosceva. Per questa ragione fu arrestata nel 1944 ma, con il finire della guerra, la sua reclusione terminò. Dopo la fine della guerra, affiancò di nuovo Modigliani, tornato a dirigere Brera, e lottò per avere i fondi per la riapertura della Pinacoteca, gravemente danneggiata durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Alla morte di Modigliani, Fernanda Wittgens lo sostituì nell’incarico e divenne anche sovrintendente delle gallerie d’arte in Lombardia. Muore prematuramente nelle prime ore dell’11 luglio 1957. La camera ardente è allestita davanti all’ingresso della Pinacoteca, in cima allo scalone d’onore, e vi partecipano migliaia di persone. Il funerale si tiene nella vicina chiesa di San Marco; al termine, Fernanda Wittgens viene tumulata al Cimitero Monumentale di Milano. Proprio per il suo operato durante la seconda guerra mondiale, il 6 marzo 2014 le è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti: una donna forte e un esempio di giustizia, questi due tratti fanno di Fernanda Wittgens un modello da seguire.
- G. Ginex , Sono Fernanda Wittgens, una vita per Brera, Milano, Skira, 2018.






FOTO DI LAVORAZIONE

Matilde Gioli al doppiaggio




















Nota Bene: Le fotografie dal set qui pubblicate sono tutelate a norma di legge. Senza il permesso degli autori, nonché della Redfilm, casa produttrice di “Fernanda” e di Rai-Fiction, la loro diffusione (anche solo inserendole sul proprio sito o pagina social) non è consentita. La violazione del diritto d’autore prevede multe costose e, nel peggiore dei casi, querele e udienze.
























CRITICHE NEGATIVE



NOTA SU CRITICHE NEGATIVE
Sono d’accordo, “FERNANDA” poteva venire mille volte meglio se solo fossi stato libero di raccontare come avrei voluto, se solo gli “autori” e la Rai mi avessero dato non dico tanto ma almeno un po’ retta quando chiedevo di andare più in profondità nel racconto, di dare più spessore ai dialoghi e al personaggio. Ma per la televisione un regista è solo un sarto, non lo stilista. E allora taglia e cuci sempre lo stesso abito. Lavorare per un network generalista è questo: c’è poco da “guizzare”. In poche parole, non si può entrare da McDonald’s e chiedere un consommé di pollo ruspante. Ma a tutto c’è un limite. La critiche di Grasso, Dipollina, la Cuomo e tanti altri sono sacrosante, ci mancherebbe altro, e in questo caso in parte azzeccate, almeno finché restano nell’ambito della critica. Dire però che un’attrice recita solo con gli occhi è solo cattiveria. Matilde Gioli è una artista che, pur giovanissima, ha dato ogni giorno sul set il meglio di se stessa, con coraggio e soprattutto incommensurabile talento. Come del resto tutti gli altri attori che hanno lavorato in “Fernanda”. Se poi il film è “modesto”, “senza guizzi” e “profondità” è un altro discorso, nel senso che non avrei mai dovuto accettare certi compromessi produttivi (poco tempo, poco denaro, etc) che alla fine si sono rivelati fatali. Ma chi è causa del suo mal pianga se stesso, dice il proverbio. M.Z.
LIBRI SU FERNANDA WITTGENS



“L’errore delle mie sorelle e tuo è di credere che io sia trascinata dal buon cuore o dalla pietà ad aiutare, senza sapere il rischio. È invece un proposito fermo che risponde a tutto il mio modo di vivere: io non posso fare diversamente perché ho un cervello che ragiona così, un cuore che sente così”.
Fernanda Wittgens, Lettera dal carcere di San Vittore alla madre, Milano, 13 settembre 1944
IL FRANCOBOLLO

ISTANTANEE DAL SET © – MAGGIO/GIUGNO 2022


















JOKING WITH FERNANDA





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mauriziozaccaro Mostra tutti
Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.