FERNANDA ( post-production)

“La mia vera natura è quella di una donna a cui il destino ha dato compiti da uomo. Ma che li ha sempre assolti senza tradire l’affettività femminile”. Fernanda Wittgens


NOTA PRELIMINARE DI REGIA
“Cara mamma, sempre ti ho detto che io davo alla famiglia quanto potevo, ma mai avrei sacrificato ad essa il mio pensiero e i miei ideali. Non si può e non sarebbe giusto tradire se stessi neppure per gli affetti più cari…”
Fernanda Wittgens, lettera alla madre dal carcere di San Vittore, Milano, ottobre 1944
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Esistono fra le pieghe della nostra storia eventi nascosti che per il loro straordinario impatto umano muovono ancora grandi emozioni. Appunto per questo il primo fra i motivi che deve rendere credibile non solo l’interpretazione della nostra protagonista ma anche quella di tutti i personaggi che man mano interagiscono con lei non è solo la ricchezza d’informazioni e aneddoti, ma soprattutto la commistione di generi per raccontare la nostra memoria, che altrimenti non esisterebbe se non nella sua forma stinta dal tempo, sfocata.
In questa confluenza di stili, Fernanda assume così un significato universale, svelando il disegno a cui la protagonista è stata predestinata: salvare non solo gli inestimabili tesori d’arte custoditi nella Pinacoteca di Brera di Milano ma anche la vita di tanti ebrei, perseguitati dai fascisti e dai nazisti dopo le famigerate leggi razziali del 1938.
Per fare un film su Fernanda Wittgens però non bastano le informazioni, anche se ben dettagliate che abbiamo sulla sua vita, soprattutto negli anni più bui della Pinacoteca minacciata dai bombardamenti, occorre soprattutto adattare con originalità e con un pizzico di immaginazione tutta la vicenda.
Il resto è lontano, quasi cancellato dal tempo. Ed è per questo che oggi, in un’epoca altrettanto buia e drammatica come quella che stiamo vivendo, ci apprestiamo a riportare fra noi Fernanda Wittgens. Perché è proprio del suo esempio che l’umanità ha un estremo bisogno. E lo facciamo con il pensiero rivolto ad un altro grande artista milanese, Giorgio Strehler, quando il giorno dopo la strage di Piazza Fontana disse agli attori del Piccolo Teatro: “Che cosa possiamo fare noi gente di teatro? Alla mortificazione di non poter opporre, in momenti simili, un qualsiasi gesto utile, di fronte alla dolorosa impotenza del teatro, o piu’ ampiamente dell’arte, di fronte alla violenza e alla follia, l’artista puo’ solo sforzarsi di continuare a fare bene il proprio lavoro.“
Fernanda è quindi una storia che chiede d’essere narrata con il dovuto rispetto, perché oltre alla vicenda personale di questa coraggiosa donna milanese, il film può diventare anche una splendida occasione per raccontare Arte e Bellezza come uniche armi possibili contro guerre insensate, orribili stragi e devastazioni. “L’arte è una della più alte forme di difesa dell’umamo” diceva Fernanda Wittgens.
Maurizio Zaccaro, maggio 2022

MATILDE GIOLI
è
“FERNANDA”

(Milano, 3 aprile 1903 – Milano, 12 luglio 1957)


(foto di Cesare Maiocchi ©)







La protezione del Napoleone di Canova, 1942-1943

- Fernanda Wittgens è stata una figura importante per Milano, città dove è nata nel 1903, è stata la prima donna a rivestire l’incarico di Sovrintendente della Pinacoteca di Brera. Lo fece nel periodo più difficile, durante il secondo conflitto mondiale. Per il suo prestigio e per la sua benevolenza, Fernanda Wittgens è stata insignita di tanti riconoscimenti e, in seguito alla sua morte, sopraggiunta a Milano nel 1957, le è stata dedicata anche una via della città. Fernanda Wittgens fu assunta presso la Pinacoteca di Brera nel 1928, dopo una laurea in Lettere e una successiva specializzazione in Storia dell’Arte, come “operaia avventizia”, una mansione umilissima, ma la sua caparbietà, il suo impegno e la sua bravura la misero subito in luce con il direttore della Pinacoteca, Ettore Modigliani. Egli capì subito il suo talento, quando nel 1929-30 fece organizzare a Fernanda una mostra di arte italiana a Londra, la quale ebbe uno strepitoso successo. Così, Fernanda Wittgens divenne vice di Ettore Modigliani nel 1931 e nel 1941 divenne direttrice della Pinacoteca di Brera, dato che le leggi razziali avevano obbligato Modigliani a lasciare il suo paese. Dal 1941 al 1944 il suo ruolo a Brera fu fondamentale, è grazie alla sua opera se oggi possiamo vedere ancora le meraviglie contenute nella Pinacoteca; fu proprio la Wittgens a mettere al riparo le preziosissime opere dalle razzie naziste e dai bombardamenti. Diceva Fernanda: «Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa una belva, chi ha il compito di difendere gli ideali? Sono i cosiddetti “intellettuali”. Sarebbe troppo bello essere “intellettuale” in tempi pacifici e diventare codardi, quando c’è pericolo». Questa sua forza d’animo le permise non soltanto di salvare le opere d’arte conservate nel museo milanese, ma anche numerose vite umane: fu l’artefice, infatti, della fuga in Svizzera del professore ebreo Paolo D’Ancona, della sua famiglia e di altri ebrei che nemmeno conosceva. Per questa ragione fu arrestata nel 1944 ma, con il finire della guerra, la sua reclusione terminò. Dopo la fine della guerra, affiancò di nuovo Modigliani, tornato a dirigere Brera, e lottò per avere i fondi per la riapertura della Pinacoteca, gravemente danneggiata durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Alla morte di Modigliani, Fernanda Wittgens lo sostituì nell’incarico e divenne anche sovrintendente delle gallerie d’arte in Lombardia. Muore prematuramente nelle prime ore dell’11 luglio 1957. La camera ardente è allestita davanti all’ingresso della Pinacoteca, in cima allo scalone d’onore, e vi partecipano migliaia di persone. Il funerale si tiene nella vicina chiesa di San Marco; al termine, Fernanda Wittgens viene tumulata al Cimitero Monumentale di Milano. Proprio per il suo operato durante la seconda guerra mondiale, il 6 marzo 2014 le è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti: una donna forte e un esempio di giustizia, questi due tratti fanno di Fernanda Wittgens un modello da seguire.
- G. Ginex , Sono Fernanda Wittgens, una vita per Brera, Milano, Skira, 2018.

FOTO DI LAVORAZIONE
















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LIBRI SU FERNANDA WITTGENS



“L’errore delle mie sorelle e tuo è di credere che io sia trascinata dal buon cuore o dalla pietà ad aiutare, senza sapere il rischio. È invece un proposito fermo che risponde a tutto il mio modo di vivere: io non posso fare diversamente perché ho un cervello che ragiona così, un cuore che sente così”.
Fernanda Wittgens, Lettera dal carcere di San Vittore alla madre, Milano, 13 settembre 1944
IL FRANCOBOLLO

ISTANTANEE DAL SET © – MAGGIO/GIUGNO 2022










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mauriziozaccaro Mostra tutti
Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.