I RAGAZZI DELLA VIA PAL


“Al tocco meno un quarto, sopra la cattedra dell’aula di Storia Naturale, quasi a premio dell’ansiosa attesa (dopo lunghi e ripetuti tentativi), la fiamma incolore della lampada di bunsen s’accese d’una bellissima fosforescenza verde-smeraldo. Esisteva finalmente la riprova che quella certa composizione chimica su cui il professore s’era a lungo soffermato, aveva il potere di colorare di verde la fiamma. Ripeto: al tocco meno un quarto, preciso.”
Ferenc Molnar – I ragazzi della via Pal – Incipit

Visibile integralmente qui: https://mediasetinfinity.mediaset.it/fiction/iragazzidellaviapal_SE000000001095
Budapest, inizi del ‘900. Il piccolo Nemecsek, gracile e timido, figlio del sarto Andreas, ambisce a far parte della Società dello Stucco, un gruppo di scolari che cerca un luogo in cui giocare senza dover subire le prepotenze della banda rivale, le “Camicie rosse”. Al comando c’è Boka, il più grande e il più forte. Nemecsek riesce a far parte del gruppo quando scova, nella periferica via Pál, una segheria abbandonata, abitata da un uomo di mezz’etá, Janos, apparentemente burbero ma dal cuore tenero. Quando Nemecsek porta la Società in via Pál, però, Janos, occupato in un misterioso lavoro, li caccia via. La nonna di uno dei ragazzi, la bella Edith, proprietaria di uno studio legale, si reca in via Pál pronta a battagliare con l’uomo e si trova di fronte il suo vecchio amico Janos, di cui aveva perso le tracce. Janos permette ai ragazzi di usare lo spiazzo della segheria e comincia a frequentare di nuovo Edith. Tutto sembrerebbe andare per il meglio se due pericoli non minacciassero la Società: le Camicie rosse vogliono impossessarsi dello spiazzo, e la proprietaria del terreno, la perfida Julia, ex moglie di Janos, intende costruirvi un edificio. I ragazzi, con al fianco Janos e Edith, lotteranno per difendere il loro campo da gioco.

La statua di Nemecsek, nella vasca dell’orto botanico ( Füvészkert) di Budapest





NOTA DI REGIA
Fin dalla sua prima edizione, nel 1907, generazioni di lettori hanno riso e si sono commossi con “I ragazzi della Via Pál”. Trasporre quindi in un nuovo film, (altri 4 ne sono stati realizzati in precedenza, fino all’ultimo di Zoltan Fabri del 1968), le avventure di Nemecsek, Boka, Csonakos, Ats e tutti gli altri non è stata un’impresa semplice.
Ma, come in tutte le professioni, anche nel cinema c’è un modo, una strada per avvicinarsi ad ogni impresa senza subire troppi danni: affidarsi al proprio istinto. Per questo motivo, più che rileggere il romanzo di Molnar, ho cercato di richiamare alla memoria quello che, dopo trentasei anni dalla prima lettura, (il libro mi fu regalato durante un’influenza quando ero adolescente), mi era rimasto impresso.
Stranamente, più che le epiche gesta dei protagonisti, ecco riaffiorare le atmosfere struggenti degli ambienti: la segheria abbandonata, la minuscola casa di Nemecsek, il misterioso orto botanico, la scuola… e quella città, Budapest, così sconosciuta e lontana, dall’altra parte del muro, per un ragazzino quale io ero negli anni ’60.
E poi i personaggi.
Chi mi era rimasto più simpatico? Chi mi aveva fatto ridere o piangere? Chi avevo odiato? E chi amato?
Tutto sull’onda del filo della memoria, tutto molto ad istinto.
Maurizio Zaccaro


Roma, 17 ott. (Adnkronos) – Sara’ prossimamente sugli schermi di Canale 5 ‘I ragazzi della via Pal’, la fiction in due puntate per la regia di Maurizio Zaccaro, liberamente tratta dal romanzo pubblicato nel 1907 dallo scrittore ungherese Ferenc Molnar. Protagonisti della mini-serie prodotta da Angelo Rizzoli per Rizzoli Audiovisivi e ambientata a Budapest, sono Virna Lisi e Mario Adorf, rispettivamente nei panni di Edit e Janos. Tra gli altri interpreti, Giuseppe Battiston nella parte di Andreas e Nancy Brilli nella parte di Anna.
Una fiction che segue fedelmente il romanzo di Molnar che racconta la storia dolce amara della lotta fra due gruppi di adolescenti nella Budapest di alcuni decenni fa, per la conquista di uno spazio libero per i giochi. Tra loro il piccolo Nemecsek che antepone il proprio dovere alla sua salute pagandone un caro prezzo. ”Come in tutte le trasposizioni cinematografiche ci sono alcune piccole differenze rispetto all’originale letterario – dice il regista Maurizio Zaccaro all’Adnkronos. Abbiamo dovuto fare delle aggiunte fino ad arrivare ad un adattamento funzionale alle due puntate da 100 minuti ciascuna”.

”Siamo a meta’ delle riprese che sono iniziate il 9 settembre e finiranno a meta’ novembre – prosegue il regista- Ora stiamo girando proprio nel campo dei ragazzi della via Pal, nella ex falegnameria”. Un cast fatto quasi essenzialmente di bambini, protagonisti della vicenda: ”E’ stata una scelta difficile -dice Zaccaro- ne abbiamo presi 30 dopo averne visti quasi 4.200 in un casting durato 6 mesi”. Quando sara’ sul piccolo schermo? ”Non so, dipende dalle decisioni della rete -risponde il regista- So che la fiction dovra’ essere pronta per l’inizio del 2003, ma poi spettera’ a Mediaset decidere quando mandarla in onda”.





















CI MANCA NEMECEK

Fonte: Brescia Oggi 22-9-2013
È il soldato semplice che crede con ardore tanto ingenuo quanto esemplare nella sua missione, al punto da essere disposto, non per gesto eroico ma come necessaria conseguenza del suo ruolo, a dare la vita per non tradire il dovere di fedeltà, lealtà, sincerità, coraggio verso la causa abbracciata. Il biondo e delicato Nemecek, che ha incantato migliaia di giovanissimi lettori, è il prototipo di quella correttezza morale e di quella nobiltà d’animo che, una volta cresciuti, troppo spesso cerchiamo di scorgere invano intorno a noi, con desolato disincanto. Il protagonista, almeno morale, de I ragazzi della via Pál di Ferenc Molnár è in questo fine settimana nuovamente protagonista a Verona per l’undicesima edizione del Tocatì, il festival internazionale dei giochi di strada che quest’anno ha come Paese ospite l’Ungheria. La città scaligera omaggia così lo straordinario romanzo pubblicato per la prima volta a puntate nel 1906, che pone al suo centro il gioco come palestra della vita e scoperta delle sue regole. DURE, come insegna I ragazzi della via Pal. Ne ha parlato Giorgio Pressburger, scrittore, registra e drammaturgo ungherese, italiano per scelta dopo la fuga nel 1956 dal suo Paese invaso dall’Unione Sovietica: quando il gioco si fa duro, i duri sanno come giocarsela. Partendo dai suoi ricordi d’infanzia e dai giochi che usavano tra i bambini ungheresi, l’autore ha parlato delle suggestioni e delle tensioni che animano la letteratura mitteleuropea e magiara, di cui è profondo conoscitore. Ma la storia di Nemecek e delle due bande di ragazzini che si fanno guerra nelle strade di Budapest nella primavera del 1889 non è solo un classico della letteratura per l’infanzia. O, meglio, come tutti i classici «per i piccoli», da Pinocchio a Bambi, è un capolavoro che racconta verità che stanno oltre le storie, un patrimonio che fa parte dell’immaginario, personale e collettivo, che appartiene alla storia. Nemecek è il piccolo grande uomo che manca all’Italia. Un Paese in cui tutti vogliono essere tenenti se non generali, come nella via Pál, ma dove nessuno si espone alle responsabilità che il grado richiederebbe, nè, soprattutto, ha lo spirito e le competenze per assolvere al suo ruolo. Ci manca quel soldato semplice che semplicemente voglia fare il suo dovere. Eppure c’è il Nemecek che ciascuno si porta dentro, memoria, magari appannata, del bambino che siamo stati. È curioso, perché di solito gli eroi dei racconti non sono poi così simpatici e molto spesso a suscitare maggiori simpatie sono i personaggi più sfortunati e maldestri. Ma l’incanto di questo ragazzino che suscita la gelosia dei compagni per la sua capacità di camminare sopra malvagità e piccole ripicche, che non molla il suo incarico nemmeno quando la malattia si aggrava, non può non suscitare nel lettore maturo una malinconia come di Eden perduto. A proposito della malinconia in via Pál, scrive Michele Serra nell’introduzione al romanzo per i Classici dell’Universale Economica Feltrinelli: «La vocazione di intrattenimento e di svago del romanzo – che, nella sostanza, resta un libro di avventure per ragazzi – viene continuamente smentita e incrinata da una malinconia diffusa ma solo abbozzata, come una quinta discreta e lontana». È LA MALINCONIA che arriva da quel senso di precarietà e sospensione che circonda il mondo inventato dai ragazzi, quel territorio concreto ma anche simbolico dove vigono le inviolabili leggi del gioco: a minacciarlo è il mondo degli adulti. E la minaccia diventa catastrofe nelle ultime pagine del romanzo, quando Boka, il capo dei ragazzi della via Pál, viene a sapere che il Grund, il campo per cui tanto si è combattuto e dove tanto si è sognato, deve lasciare il posto a un nuovo palazzo. Eccoli, i grandi che hanno dimenticato le regole del gioco, che barano e spazzano via lo spazio dove quel gioco si giocava. Scrive per i ragazzi, ma parla agli adulti, Molnár. Quanto è diverso dal De Amicis di Cuore, dove gli adulti sono l’esempio onnipresente e il monito immancabile: nei Ragazzi della via Pal sono l’ombra che appanna la luce del campo, il grigiore che mangia prati e territori liberi per spegnere fantasie. Se quando affrontiamo Cuore un moto di insofferenza ci allontana dall’autore e dalle sue creature, e per Nemecek siamo invece pronti a tuffarci mille volte nella lettura, e mille volte quella strana malinconia si affaccia inaspettata, vuol dire che, almeno nella fantasia, ancora riconosciamo la straordinaria serietà del rimettersi in gioco. Magari da soldati semplici, ma rivendicando la nostra parte in campo, secondo le regole del gioco.






«I ragazzi della via Pal» Il grande classico di Molnar con Nancy Brilli e Virna Lisi

Fonte: Il Mattino di Padova – 2003
ROMA. L’ arte di diventare adulti, la ricerca di un territorio libero e di leggi condivise da osservare, ma anche un manifesto contro la violenza e la guerra: tutto questo è I ragazzi della via Paal, l’inossidabile classico di Ferenc Molnar, a cui è ispirato l’ omonimo film tv di Maurizio Zaccaro, in onda in due puntate su Canale 5 mercoledi e giovedi in prima serata.
A circa un secolo dalla stesura del romanzo (1907), I ragazzi della via Paal di Molnar, quella di Zaccaro è la quarta riproposizione cinematografica del romanzo. Gli altri tre film sono stati girati da Frank Borzage (1934), da Alberto Mondatori e Mario Monicelli (1935) e da Zoltan Fabri (1937). Tradotto in decine di lingue, il libro che ha fatto piangere almeno quattro generazioni di lettori venne messo all’indice sia in Ungheria che nella Germania di Hitler perchè considerato un manifesto anti-militarista. Protagonisti della pellicola sono: il tedesco Mario Adorf, Virna Lisi e Nancy Brilli, ma soprattutto i bambini, presi dalla strada a Budapest (dove il film è stato girato) e intorno ai quali ruotano le storie di un mondo adulto, troppo spesso assente e chiuso nei suoi egoismi.
La storia è incentrata sul piccolo Nemecsek, gracile e timido, figlio del modesto sarto Andreas e di Anna (Nancy Brilli). Il bambino ambisce a far parte della Società dello Stucco, un gruppo di scolari ungheresi tra gli 11 e i 12 anni, organizzato come un vero e proprio esercito. La ricerca affannosa di un luogo in cui giocare tranquillamente è il principale affanno del gruppo, che cerca di sottrarsi dalle continue prepotenze della banda rivale, quella delle Camicie Rosse, che ha la sua base su un isolotto dello orto botanico. Durante una delle sue perlustrazioni, Nemecsek scova, nella periferica via Paal, una vecchia segheria abbandonata abitata da un uomo burbero di metta età, Janos (Mario Adorf). Dopo le prime resistenze, e grazie all’ intercessione della nonna di uno dei ragazzi, la bella Edit (Virna Lisi), il vecchio cede il suo cortile ai ragazzi e questo diventa il covo della Società dello Stucco.
































L’ amicizia abita in via Pal e nelle periferie del mondo
Fonte: La Repubblica – Silvia Fumarola

BUDAPEST – Il mondo possibile che Nemecsek, Boka, Ats, cercano di costruire, è chiuso in un cortile tra le case col ballatoio, nell’ ottavo distretto, il ghetto ebraico di Budapest. Il grund, il campo per cui combattono i ragazzi della via Pal, è un mondo incantato di tronchi accatastati e rifugi di legno sugli alberi: Maurizio Zaccaro ha scelto questo quartiere rimasto intatto, per il set del film dal romanzo di Ferenc Molnar. Una vecchia signora col carrello cigolante esce da un cortile e si guarda intorno, esita ad attraversare la strada, occupata dalle carrozze trainate dai cavalli. Ora il viale è sgombro e Zaccaro gira la scena in cui Janos, il guardiano del campo, trova i sigilli sul cancello: il terreno è sequestrato: ma i ragazzini con i pantaloni corti, che battono i piedi per il freddo, ridono e la scena si ripete. La vera via Pal è a pochi isolati, una strada che prima era di periferia e oggi è abitata dalla media borghesia: «A Nemecsek, ai ragazzi della via Pal e ai ragazzi delle periferie di tutto il mondo» c’ è scritto sulla targa che la Rai ha lasciato in ricordo del concorso “i giovani incontrano l’ Europa”; a quella targa si è ispirato il regista che dedica il suo film – in onda su Canale 5 in primavera – agli adolescenti che a ogni latitudine hanno combattuto per la loro personale via Pal. Classico della letteratura per l’ infanzia, regalo obbligatorio in occasione di morbilli e influenze, I ragazzi della via Pal (versione televisiva prodotta da Angelo Rizzoli), amplia, e tradisce un po’ il romanzo, sviluppando un’ infinità di sottotesti. Scopriremo che il guardiano Janos (Mario Adorf) non è così burbero, ha perso un figlio ed è separato dalla moglie, una vera strega; il piccolo Nemecsek soffre per la madre Anna (Nancy Brilli), che i clienti della sartoria vogliono portarsi a letto; il piccolo Csele può contare su una nonna fascinosa, Edit (Virna Lisi), titolare di uno studio legale, che difenderà il nipotino e i suoi amici maltrattati da Janos. La fiction, si sa, ha delle ragioni che la letteratura non conosce; insieme agli sceneggiatori Alessandro e Massimo De Rita e Ottavio Jemma, il regista ha seguito ogni strada possibile «perché è verosimile» spiega «che la moglie di un sarto durante una prova di vestiti si ritrovi le mani sul sedere, come accade nella vita, e se Boka è figlio di militari, mi sembra legittimo costruirgli intorno una famiglia». «I bambini sono incredibili» racconta Adorf «non ho avuto difficoltà a girare con loro, in alcune scene mi sono commosso. Janos li strapazza i bambini, urla, ma alla fine diventa loro alleato, scopre di avere bisogno di loro». «I ragazzi – aggiunge Zaccaro, già regista di Cuore – potrebbero essere quelli della Bovisa, dove sono cresciuto io, delle periferie di Rio de Janeiro, di qualsiasi parte degradata del mondo. Ancora oggi non c’ è un posto dove aggregarsi e fare amicizia. Nel libro non ci sono adulti, è la storia di due bande contrapposte per il possesso di un campo di giochi che alla fine nessuno avrà: su quel terreno sarà costruito un palazzo. La guerra con le Camicie rosse, il tradimento di Nemecsek, il riscatto finale, quando malato andrà sul campo per l’ ultima battaglia hanno un’ unica morale: stare uno contro l’ altro non paga». Solo qui a Budapest si poteva ricostruire l’ atmosfera del romanzo; i bambini – trenta, selezionati dopo 4200 provini – con le loro faccette antiche dovevano avere questi colori e questo sguardo: fanno tenerezza le gambe magre, che sbucano dai pantaloni corti di lana. Sono perfetti, Nemecsek sembra Cucciolo. Con i soldi del film compreranno un computer, collane per la mamma, ma anche il Lego. Qualcuno annuncia che finiranno in banca. «Oggi via Pal è una strada anonima» dice Zaccaro «però l’ ottavo distretto è rimasto degradato, ci sono sacche di povertà. Lo stipendio medio è di duecento dollari, l’ Ungheria vive un momento difficile, l’ inflazione è al 7% e ci sono tensioni sociali molto forti».DAL NOSTRO INVIATO SILVIA FUMAROLA











Impossible to put here all photographs of the magnificent Boys of Saint Paul Street movie, but they are all still in my heart. No one of them has been forgotten and to each one goes my gratitude and my affection. Time flyes but friendship remains for ever. Now they are not anymore “boys” but men. I wish to all of them the happiness they deserve.
A big big hug to everyone! Sziasztok srácok…
Maurizio Zaccaro. November, 4th, 2020
“As a token of friendship” from Peter Barany ( Weisz)











Ottimo successo per la miniserie “I ragazzi della via Pal”, data di uscita 3 dicembre 2003, che ha registrato un ascolto medio di 7.143.000 telespettatori, share 27.08% .
| Titolo Originale | I RAGAZZI DELLA VIA PÁL |
| Titolo Italiano | I RAGAZZI DELLA VIA PÁL |
| Categoria | Fuori concorso |
| Sezione | Anteprima |
| Tipologia | Lungometraggio |
| Anno di Produzione | 2003 |
| Durata | 117′ |
| Nazionalità | Italia |
| Regia di | Maurizio Zaccaro |
| Sceneggiatura | Massimo De Rita, Ottavio Jemma, Alessandro De Rita, Maurizio Zaccaro |
| Tratto dal libro | “I ragazzi della via Pál” (“A Pál utcai fiúk”) |
| di | Ferenc Molnár |
| Fotografia | Gino Sgreva |
| Montaggio | Simona Paggi |
| Scenografia | Bruno Amalfitano, Lóránd Jávor |
| Costumi | Liliana Sotira |
| Suono | Ottó Oláh |
| Musiche | Franco Piersanti |
| Interpreti principali | Virna Lisi (Edith) Mario Adorf (Janos) Nancy Brilli (Anna) Gáspár Mesés (Nemecsek) Csaba Gáspár (Boka) Daniel Lugosi (Feri Ats) Péter Nyíri: (Szebenics) Jakab Pilaszanovics: Wendeuer László Banya: Barabas Gergely Kiss: fratello Pásztor Robert Kiss: fratello Pásztor Marcell Nagy: Pál Kolnay József Bence Binari: Csele Peter Barany: Weisz Mátyás Jurkiewicz: Leiszik Ádám Kellner: Richter János Gosztonyi (dottore/doctor) |
| Prodotto da | Angelo Rizzoli |
“Più che rileggere il romanzo di Molnar ho cercato di richiamare alla memoria quello che, dopo trentasette anni dalla prima lettura mi era rimasto dentro. E stranamente, più che le epiche gesta dei protagonisti, ecco riaffiorare le atmosfere struggenti degli ambienti. E poi i personaggi. Chi mi era rimasto più simpatico? Chi mi aveva fatto ridere? O piangere? Chi avevo odiato? E chi amato? Avevo scelto il mio eroe, quello che più eccitava la mia fantasia di ragazzo, ero Ferenc Ats! Boka era bravo, certo ma, come dire ‘troppo bravo’, Nemecsek troppo piccolo, Csonakos troppo impulsivo, Gereb troppo voltagabbana… Ats invece era un puro a tutto tondo, un eroe senza macchia né paura, con i suoi valori, la sua incrollabile fiducia, la sua dignità di sconfitto”
Maurizio Zaccaro, ottobre 2003




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mauriziozaccaro Mostra tutti
Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.