CUORE


“Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi inscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta. Vicino alla porta, mi sentii toccare una spalla: era il mio maestro della seconda, sempre allegro, coi suoi capelli rossi arruffati, che mi disse: – Dunque, Enrico, siamo separati per sempre? – Io lo sapevo bene; eppure mi fecero pena quelle parole. Entrammo a stento. Lo rividi con piacere quel grande camerone a terreno, con le porte delle sette classi, dove passai 14 anni quasi tutti i giorni…”
Edmondo De Amicis – Cuore – Incipit

Visibile integralmente qui: https://mediasetinfinity.mediaset.it/fiction/cuore_SE000000001959
Uno strano aneddoto:

Un pomeriggio di tarda estate, un individuo a metà fra un nobile caduto in disgrazia e un folle scappato da Collegno entrò nell’ufficio dove stavo preparando “Cuore”.
“Mi chiamo Ettore…” disse “…come Ximenes, lo conosce vero lo scultore?” Così dicendo pescò dal vecchio zaino militare che portava sospeso a una spalla un involto di carta di giornale e me lo porse. “Ecco, sono venuto apposta da Lanzo per questo, vale niente perchè è una copiaccia ma le porterà fortuna.” Senza aspettare che aprissi il pacchetto si alzò : ” Lei ha tante cose da fare, non le rompo più le scatole, signor regista stia bene, nè?..” E sparì oltre la porta.
Dentro l’involto c’era una piccola copia in terracotta della scultura in bronzo, “Gli scolari di Cuore”, di Ettore Ximenes. Da quel giorno quella riproduzione “che valeva niente” è sempre stata sulla mia scrivania, come un talismano, durante la lunga preparazione di “Cuore”. Non ho mai più rivisto quell’uomo ma il suo omaggio mi portò davvero fortuna, o almeno così mi piace pensare.
Maurizio Zaccaro, vent’anni dopo![]()

Farà commuovere anche i bambini cresciuti con i Pokemon e le play-station: il Cuore diretto da Maurizio Zaccaro è una fiction con la F maiuscola e per carità non parlate di remake. La nuova serie Tv in onda su Canale 5 non ha nulla a che vedere con la versione cinematografica del 1948 di Duilio Coletti con Vittorio De Sica, né con gli episodi diretti nell84 da Comencini per Raidue con Johnny Dorelli, Giuliana De Sio ed Eduardo De Filippo. I più rigorosi non tarderanno a parlare di tradimento letterario ma come ogni opera che si rispetti la fiction di Zaccaro è una rilettura del libro di De Amicis, un libero adattamento: è solo per esigenze televisive che il team di sceneggiatori guidati da Massimo De Rita ha innestato linee narrative non contemplate nel romanzo. Infatti oltre i personaggi più noti come il maestro Perboni, il terribile Franti (rivalutato persino da Umberto Eco nel saggio Elogio di Franti) e gli altri alunni della scuola elementare Moncenisio di Torino, sugli schermi di Canale 5 vedremo anche figure del tutto nuove come Olga Votini, una ragazzina innamorata segretamente di Franti oppure molto più importanti rispetto all’originale letterario. E certamente non dispiacerà a nessuno ritrovare nei sei episodi della serie Tv (i primi due in onda l11 e il 12 novembre in prima serata, gli altri sempre di domenica) Anna Valle nel ruolo della maestrina dalla penna rossa, un ruolo fondamentale nello sviluppo del film televisivo. Costato 20 miliardi e girato totalmente in presa diretta, il Cuore di Zaccaro (molti ricorderanno alcuni suoi successi cinematografici come Il carniere e Un uomo perbene) è anche un magnifico affresco della Torino di fine 800, un crogiuolo di classi sociali dove attraverso le vicende dei bambini della scuola Moncenisio – gestita da un direttore severissimo impersonato con la solita bravura da Leo Gullotta cè spazio anche per la storia d’amore fra il maestro Perboni, un Giulio Scarpati tornato davvero a recitare, e Margherita Capuano, maestrina dalla penna rossa interpretata da Anna Valle. E\’ questo lasse portante che attraversa tutti gli episodi della serie televisiva in cui non saranno proposti tutti gli otto racconti del libro di De Amicis ma soltanto i sei più noti tra cui Dagli Appennini alle Ande e La piccola vedetta lombarda. Nel film compare anche la moglie di Perboni, una donna malata di mente interpretata con efficacia da Antonella Ponziani. I bambini scelti da Zaccaro sono stati individuati con grande accuratezza ed è proprio questo, oltre la scenografia di Paola Comencini, a dare credibilità all’intero progetto. Tutti i bambini sottolinea Scarpati hanno dato un contributo molto importante al film. Aggiunge Zaccaro: Volevo soprattutto riproporre l’atmosfera dell’epoca, da qui la ricerca dell’autenticità soprattutto nei volti così simili all’iconografia di fine 800. Quanto alla sceneggiatura abbiamo scelto strade nuove e più contemporanee, non ci interessava fare un remake del film con De Sica. Non credo comunque che ci sia il rischio sentimentalismo, il nostro è stato un lungo lavoro sulle emozioni. A spiegare il tradimento parziale del libro di De Amicis, dove il personaggio della maestrina è solo accennato, è lo sceneggiatore Massimo De Rita. Abbiamo cercato una fedeltà che fosse vicina allo spirito del libro afferma una specie di fedeltà infedele. La storia d’amore tra il maestro Perboni e Margherita è stato il nostro modo per approfondire il retroterra, la solitudine profonda di Perboni descritta da De Amicis in poco più di tre righe. Un uomo che a 35 anni si rivolge ad una classe dicendo siete voi la mia famiglia deve necessariamente avere un dramma alle spalle: ecco perché nella prima puntata è così centrale la follia di Emma, la moglie malata. Ben venga, dunque, una fiction di qualità come questa anche se Roberto Pace, amministratore delegato di Mediatrade, annuncia tempi duri. Le fiction di qualità hanno costi notevoli e non è un mistero che la Tv, specialmente quella commerciale, stia vivendo un periodo di recessione economica. Però Canale 5 intende proseguire sulla strada avviata con Piccolo Mondo Antico e per la prossima stagione ha già confermato I ragazzi della via Pal.
Adele De Gennato. Film .It

l nuovo “regista dei bambini” Maurizio Zaccaro adatta con grande garbo ed eleganza visiva il non facile remake di “Cuore” di De Amicis già messo in scena da Luigi Comencini. Rispetto alla precedente edizione, a parte le profonde lacune degli sceneggiatori, la solida regia di Zaccaro punta tutto sull’autenticità della messa in scena donando ad ogni inquadratura quell’originalità di allestimento e credibilità latitanti in nelle altre serie televisive.
T.R. – Netnews
























CAST ARTISTICO
GIULIO SCARPATI (Giulio Perboni)
ANNA VALLE (Margherita Capuano)
LEO GULLOTTA (Direttore)
ANTONELLA PONZIANI (Emma Perboni)
DANIELA GIORDANO (Matrigna Nobis)
VALERIA D’OBICI (Suor Maria)
LUCA DE GIOSA (Bottini)
ALESSIO SANTINI (Calabrese)
SIMONE CIPRIANI (Coretti)
IVAN IERI (De Rossi)
LUCA BARDELLA (Franti)
FEDERICO PREVIATI (Garoffi)
DAVIDE BRIVIO (Garrone)
STEFANO PRONESTI (Muratorino)
MARCELLO ZUCCARO (Nelli)
CHRISTIAN NAPOLEONE (Nobis)
ANTONIO FARUZZI (Precossi)
FRANCESCO LUCARELLI (Stardi)
FRANCESCO BONO (Votini)
GINEVRA CASSETTI (Olga Votini)
ANNA GOEL (Madre Perboni)
MARINA SUMA (Madre Franti)
GISELLA BURINATO (Madre Emma)
LAURA CURINO (Madre Garrone)
GIUSEPPE BATTISTON (Padre Garrone)
ROBERTO ACCORNERO (Padre Nobis)
FRANCO PENNASILICO (Padre Muratorino)
ROBERTO D’ALESSANDRO (Padre Nelli)
AUGUSTO ZUCCHI (Padre Emma)
ANTONIO CATANIA (Primario Clinica)
LORENZO LORI (Bidello)
DAVID SEBASTI (Il Capitano)
ANTONIO PETROCELLI (Padre Vittorio)
GIULIA SCANU (Giulietta)
MICHELE ANNUNZIATA (Padre Giustino)
PABLO FLORES (L’argentino)
STEFANO DAVANZATI (L’ufficiale)















NOTA DI REGIA
“Perché sei qui? ” Una piccola domanda ripetuta migliaia di volte a tutti i bambini (quasi tremila) che si presentavano all’appuntamento con il casting, a Torino. . “Per il film del libro Cuore”.
Nessuno di loro era consapevole dell’impegno, della fatica alla quale sarebbe andato incontro se selezionato per uno dei ruoli principali, tantomeno conosceva bene la storia raccontata nel libro, il più delle volte riassunta in fretta dai parenti che li accompagnavano nel nostro ufficio, in Piazza San Carlo. Però erano tutti coinvolti, esaltati, eccitati dall’idea di fare quel “provino” per “il libro Cuore”. E qui sta la differenza. Nessun altro classico della nostra letteratura è mai stato definito in questo modo. Si dice infatti Pinocchio, non il libro di Pinocchio, Gianburrasca è Gianburrasca e basta e così tutti gli altri, sia essi dedicati all’infanzia o meno. Cuore, di Edmondo De Amicis , no. Dalla sua prima edizione del 1886 ad oggi, attraverso milioni di copie vendute e lette da tutte le generazioni, è sempre stato affettuosamente chiamato così: il libro Cuore.
Evidentemente l’attrazione di un regista per un progetto così nobile, con la possibilità di raccontare se non tutti, perlomeno alcuni fra i momenti più intensi dell’opera De Amicisiana è l’opportunità, davvero rara di questi tempi, di mettere in scena una Torino fine ottocento con i suoi paesaggi urbani, le sue professioni e gli indimenticabili personaggi ad essa legati. I figli dei ferrovieri come Garrone dei fabbri ferrai come Precossi, dei rivenditori di legna come Coretti, dei droghieri come Stardi, dei muratori come “il muratorino”, oppure della ricca borghesia come Bottini, Votini, Nobis e DeRossi, o ancora dell’outsider per eccellenza: Franti. Centinaia di ruoli da coprire, quindi, di location da trovare, di costumi da inventare.
Un lavoro faticoso che ha trovato però la sua giusta dimensione nella severa, quasi maniacale scelta di autenticità che ne configura, oggi, ogni inquadratura. Non a caso Cuore è stato girato proprio a Torino, in ambienti reali e non in un teatro di posa romano, non a caso il casting (sia dei bambini, ma anche degli adulti si è svolto interamente nel capoluogo piemontese, privilegiando a volte più la luce di un volto anonimo, la profondità del suo sguardo, la schiettezza di una cadenza dialettale, all’esperienza degli attori noti. Ovviamente c’è voluto il suo tempo. Questo però grazie anche alla complicità della Produzione, mi ha permesso di lavorare con un affetto particolare a tutte le fasi della realizzazione del progetto, fin nei dettagli apparentemente marginali.
Ecco, credo che la televisione e soprattutto il suo pubblico meritino questa attenzione, questa qualità del lavoro, questa onestà verso l’originalità di un prodotto che ha come suo unico fine quello di portare nelle case delle famiglie italiane un tocco di serenità e perché no, emozione. Per questo, se prima era il cinema ad essere considerato un Arte popolare adesso credo che sia la Televisione per cui non solo è necessario ma doveroso portare dentro quel piccolo schermo il nostro Grande Cinema e definirlo senza pudore: Cinema per la televisione.
Maurizio Zaccaro, ottobre 2001




“CUORE” DI ZACCARO E’ SEMPRE DI UN’ATTUALITA’ SCONCERTANTE
«Cuore, uno dei testi cardine della letteratura infantile e dell’identità culturale italiana, ispira un nuovo adattamento televisivo, dopo la prima versione Rai diretta da Comencini nel 1984. La miniserie ha potuto contare su un budget da fiction-evento e su di una campagna promozionale, televisiva e non, di straordinarie proporzioni. Il legame con la realtà contemporanea, sociale e televisiva, è la prima caratteristica evidente di questo Cuore, che risulta un’operazione consapevolmente tarata sui gusti e le aspettative del pubblico televisivo di oggi. […] La miniserie adatta il testo di De Amicis apportandovi modifiche decisive sia nella struttura sia nei contenuti: quello che nasceva come il diario di un alunno sulla vita scolastica nella Torino di fine Ottocento, diventa qui la storia di un maestro idealista dalla complicata vita privata. Nello scenario di una società per lo più povera e senza sbocchi, acquista infatti centralità l’impegno continuo di Perboni a insegnare ai suoi alunni valori quali l’importanza dell’istruzione e la solidarietà interclassista. Questa prospettiva finisce per lasciare in secondo piano i bambini; le loro stesse vicende, anche familiari, sono funzionali alla presenza in scena del loro maestro. Violenze domestiche, scarsa comunicazione tra padri e figli, assenza o incapacità delle figure parentali: i problemi degli allievi vengono sempre risolti dall’intervento del maestro, autentico tutore-assistente sociale-padre vicario per ognuno dei suoi ragazzi. II maestro Perboni è insomma simile ai tanti eroi assistenziali delle fiction televisive italiane degli ultimi anni, non ultimo il medico di famiglia interpretato dallo stesso Giulio Scarpati. […] Il formato di Cuore presenta caratteristiche a sua volta ibride, sospese tra passato e presente: se una miniserie in sei parti è ormai una rarità, la presenza in ogni puntata di una storia che si autoconclude – relativa a uno degli alunni – la accomuna a una serie. Resta comunque l’abituale linea narrativa orizzontale, la love story tra i due maestri, destinata a concludersi con un canonico matrimonio. La ricostruzione di una Torino invernale, percorsa da personaggi infreddoliti e da bambini gracili e malaticci, è decisamente riuscita; mentre gli interni miseri e affumicati, o lussuosi e scintillanti alla luce dei lumi a gas, evocano un passato remoto e idealizzato anche nei suoi tanti disagi. Gli ascolti di Cuore sono sempre stati alti, battendo regolarmente la concorrenza della fiction domenicale di RaiUno; la share ha però subito un calo pressoché costante, una volta affievolitosi l’effetto-attesa creato dalla massiccia campagna pubblicitaria che aveva preceduto la miniserie» (F. Vassallo, in M. Buonanno, a cura, Storie e memorie. La fiction italiana. L’Italia nella fiction. Anno quattordicesimo, Eri, Roma, 2003). «I bambini di ieri, depositari del Cuore della tradizione (gli unici rimasti: per quelli di oggi non è un libro, tutt’al più l’olio dello spot che fa saltare gli steccati), avranno capito: la fiction Mediatrade in sei puntate è “liberamente ispirata” al romanzo e prevede l’innesto di linee narrative inedite e personaggi nuovi – come la passionale e contrastata storia d’amore fra Giulio e Margherita e l’altra, più delicata e poetica, fra il “pessimo” Franti e Olga, figura creata ex novo dagli sceneggiatori – che attraversano gli episodi con l’intento di “svecchiare” un testo altrimenti datato»
Fonte: L. Sandrone, “Famiglia Cristiana” n. 51, 24-31 dicembre 2000.

Cuore, regia Maurizio Zaccaro
Italia, 2001, 540′, Colore

SINOSSI

Torino, 1896. II maestro Giulio Perboni insegna nella scuola elementare Moncenisio, frequentata da bambini di tutte le classi sociali. L’uomo vive il suo lavoro come una missione, profondamente convinto della funzione democratica dell’istruzione pubblica, ma non gli è facile far valere i suoi principi: il direttore della scuola, un severo reazionario, non vede di buon occhio i metodi “moderni” di Perboni, che cerca di inculcare lo spirito di gruppo nei bambini. Rimasto vedovo di una moglie malata di mente, Perboni sì ricostruisce una vita accanto a Margherita, una sua giovane collega, non prima di aver passato l’anno scolastico cercando di risolvere i molti problemi – didattici e personali – dei suoi allievi. Nelle sue lezioni, utilizza anche la lettura di racconti edificanti ed emblematici: Il tamburino sardo, Il piccolo scrivano fiorentino, Il piccolo patriota padovano, L’infermiere di Tata, Dagli Appennini alle Ande e La piccola vedetta lombarda.
NOTE DI PRODUZIONE




CUORE
Miniserie televisiva in 6 puntate di 90′ trasmessa da Canale 5 in prime time la Domenica dall’11 novembre al 2 dicembre, e lunedì 12 novembre e 3 dicembre 2001 (media d’ascolto: 7.950.000; share (range): 26% – 30%). Collaborazione alla sceneggiatura: Maurizio Zaccaro; story editor: Giorgio Fabbri; video assistant: Francesco Perri; canzone della sigla di chiusura: Se la gente usasse il cuore cantata da Andrea Bocelli; suono: Stereo Dolby Digital; assistenti al montaggio: Alessandro Bonomo, Ilaria Crociati; assistente alla regia: Cristina Bocchialini; altri interpreti: Alessio Santini, Simone Cipriani, Federico Previati, Francesco Lucarelli, Francesco Bono, Ginevra Cassetti, Anna Goel, Marina Suma, Gisella Burinato, Laura Curino, Roberto Accornero, Giuseppe Battiston, Franco Pennasilico, Augusto Zucchi, Antonio Catania, Renzo Lori, Antronio Petrocelli, Stefano Davanzati; coordinatore stuntmen: Massimiliano Ubaldi; stunt: Ivan Crasci; unit manager: Stefano Benappi; location manager: Ladis Zanini; assistente alla produzione: Elisabetta Burrasca; segretaria di produzione: Maria Cereda; organizzazione generale: Antonio De Simone Golluscio; produttore Mediatrade: Anna Stoppoloni. Realizzata con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. Le riprese, durate 28 settimane, hanno avuto luogo a Torino, Roma, Trieste e in Argentina, in 140 diverse ambientazioni.
INTERVISTA AL REGISTA

“Nelle nostre classi ci sono i magrebini o i senegalesi, una volta erano il calabrese Salvatore e il siciliano Precossi a esser descritti come “africani”, cioè diversi. Per non dire dello scontro fra povertà e ricchezza, una memoria storica da riscoprire, specie nella società omologata di oggi, in cui spesso a far la differenza è la griffe sullo zainetto. Ecco perché il recupero di Cuore, che ha caratterizzato l’infanzia di intere generazioni e arriva dopo il film del 1947 di Coletti e la versione televisiva di Comencini con Dorelli e la De Sio, merita questo sforzo produttivo e l’impegno di tante persone […]. Porta in sé il seme della nostra identità nazionale, è il ritratto neanche troppo retorico di come eravamo. Che poi… provate a seguire un quiz in Tv: dove crollano tutti? Alla domanda su Cavour, Mazzini, il Risorgimento. Scopo del film è far sì che quei sentimenti e quelle memorie non si disperdano nel nulla. […] Come tutti i testi imposti a scuola, anche Cuore era finito, ahimè, nel lungo elenco degli antipatici. In compagnia, fra gli altri, della Commedia umana di Saroyan, detestata da bambino e riscoperta, con infinito piacere, anni dopo. Ma del romanzo di De Amicis una cosa mi affascinava comunque: quelle magnifiche illustrazioni capaci di ricreare mondi lontani e figure emozionanti (il tamburino sardo, la piccola vedetta lombarda, le battaglie…)
Maurizio Zaccaro, “Famiglia Cristiana” n. 51, 24-31 dicembre 2000.
INTERVISTA ALLO SCENEGGIATORE

«Ero da tempo alla ricerca di un personaggio che mi colpisse nel profondo, e chi meglio del maestro Perboni, legato a un testo mitico come Cuore, ai sapori e alle emozioni dell’infanzia, e insieme profondamente attuale? […] Lo sfoglio, come allora, e mi convinco di aver fatto la scelta giusta, fra le tante proposte ricevute dopo il successo del Medico in famiglia; una scelta nata dalla voglia di raccontare vicende umane e sentimenti che non sono affatto sorpassati, visto che fra quel momento storico e l’attuale trovo molti punti di contatto (concetti come integrazione, solidarietà, unità, non sono forse alla ribalta della cronaca?). E poi, confesso, mi piaceva tornare ai ritmi lenti di un secolo fa, scanditi dalle ruote delle carrozze e dal gioco di sguardi tra due persone innamorate» (G. Scarpati, Ibidem). «Di fronte a un’opera frammentaria, che non ha la struttura di un romanzo, contava la fedeltà allo spirito più che al dettaglio. E lo spirito del libro è la possibilità di trovare l’eroismo, di far emergere i sentimenti profondi. Sulla vita del maestro Perboni, De Amicis ha scritto solo tre righe perciò abbiamo inventato la storia d’amore con la moglie pazza: un modo per approfondire i personaggi. E in ogni puntata si approfondirà la storia dei singoli ragazzi» (M. De Rita, www.news.cinecitta.com/fiction).

Il ministro sponsor di Franti


ROMA – Nella giornata di Cuore, la nuova fiction di Canale 5 con Giulio Scarpati, si muove anche il ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti: entra in sala accompagnata da Maurizio Costanzo mentre i 288 bambini, ovviamente della scuola Edmondo De Amicis, scatenati, gridano «Giulio, Giulio». «Bambini, c’ è il ministro». Già, c’ è il ministro, vestito di rosa, a spiegare che «Cuore rappresenta la nostra società, fatta di buoni e cattivi, di ricchi e poveri», che «è un libro fondamentale perché abbiamo bisogno di eroi positivi. Bambini, potete essere anche voi eroi, aiutando il vostro compagno di banco». Mentre le maestre, eroiche, cercano di mantenere le classi silenziose, la Moratti ricorda che «con la guerra in atto i bambini hanno bisogno di punti di riferimento, di persone come la maestrina dalla penna rossa, che si prende cura dei piccoli anche fuori dalla scuola. So che la maggioranza dei docenti è proprio così». Lo è il maestro PerboniScarpati con basettoni e chioma da compositore, a cui gli sceneggiatori Massimo De Rita e Mario Falcone non risparmiano nulla: la classe dei Franti e dei Garrone e una moglie pazza (Antonella Ponziani), le visite a case dei ragazzi più sfortunati e le incomprensioni col terribile direttore (un magnifico Leo Gullotta) in una Torino bellissima fotografata da Alessandro Pesci. Unica consolazione, Margherita, la maestrina dalla penna rossa (Anna Valle), che svetta con i suoi cappelli e lo guarda con occhi sognanti. Non si sa se i bambini innamorati di Harry Potter abbiano letto Cuore, ma certo il regista Maurizio Zaccaro, che ne ha visti 2600 ai provini, per questa serie in sei puntate in onda da domenica ha scelto tredici faccette indimenticabili: orecchie a sventola, occhi sgranati, tristi come quelli di Precossi, coperto di lividi per le botte del padre, o di Nelli, col suo braccio offeso. Le gambe magre spuntano dai pantaloni corti, le teste sono rasate. Si piange, c’ è poco da fare, in questa fiction che racconta l’ Italia del 1890, chiusa in un’ aula, vestita di velluto o con le scarpe rotte. «Se avessi sbagliato i bambini» dice Zaccaro, che ha un debole per Franti «avrei sbagliato il film. E’ stata la parte del lavoro più difficile: ai provini le mamme li avevano vestiti a festa, pettinati, profumati, erano perfetti, mentre a noi interessava l’ esatto contrario. Cercavamo la verità, Cuore si poteva leggere in mille modi, noi abbiamo scelto la chiave della solidarietà e dell’ emigrazione. Torino città multietnica, oggi come ieri». Costanzo sottolinea che l’ attualità sta «proprio nel conflitto sociale. Penso alla scuola più multietnica d’ Italia, alla periferia di Milano, dove i genitori italiani non vogliono più iscrivere i loro figli: una bestemmia, che vogliamo combattere anche attraverso la tv». E se Cuore negli anni ’70 è stato considerato un concentrato insopportabile di retorica, «è perché» dice Roberto Pace, amministratore delegato di Mediatrade «è un romanzo di sentimenti di cui da un certo momento in poi abbiamo smesso di vergognarci. Allora il materialismo dialettico era l’ approccio privilegiato all’ analisi del mondo, si leggeva più Brecht che la letteratura italiana, avevamo orrore dei sentimenti. Ma grazie a Dio siamo cresciuti, oggi è meglio Cuore di Porci con le ali ». Dopo Vittorio De Sica al cinema e Johnny Dorelli grande protagonista, 17 anni fa, dello sceneggiato di Luigi Comencini (la figlia Paola ha curato le scenografie di questa nuova edizione), Scarpati è un maestro che predica il valore della diversità, il rispetto. «E’ un film importante per capire le ragioni degli altri» dice l’ attore «Cuore l’ ho letto da bambino, l’ ho contestato da adolescente e l’ ho recuperato da adulto. Un medico in famiglia? Ho già dato la mia disponibilità ad apparire in qualche puntata, ma non voglio essere identificato per sempre con Lele. Mi piacerebbe fare il cattivo, per esplorare le zone buie della normalità».


CUORE COMMUOVE ANCORA . A.Sandrone
Il maestro Perboni, la maestrina dalla penna rossa, il signor direttore, Franti e Garrone, la piccola vedetta lombarda… Gli indimenticabili protagonisti del celebre romanzo di De Amicis rivivono a Torino in una fiction diretta da Maurizio Zaccaro. Con Giulio Scarpati, Anna Valle e Leo Gullotta.
«Francesco, più a sinistra! E tu, Luca, spostati un po’, forza! Zitti, state zittiiii, silenzio adesso! Bottini, stai su, quante volte te lo devo dire… Claudia, mettete le lacrime al bambino! Dai che ci siamo, motore, 102-8 prima, due macchine, azioooone!!!». Come per miracolo (o forse, più prosaicamente, per timore che “Zac” perda sul serio la pazienza, e allora sai che guaio), la classe ammutolisce di colpo e fra i vecchi banchi di legno segnati dall’uso e da qualche temperino di troppo non si sente volare una mosca. Finché il bidello bussa alla porta e con aria deferente annuncia al maestro l’arrivo di un nuovo alunno, mingherlino e dimesso, il cui padre ha qualcosa da dire… Dal pur piccolo assaggio sul set torinese dove si stanno concludendo i primi cinque mesi di riprese (poi tutti a Roma, a Cinecittà), il sapore di questo Cuore versione 2000 risulta davvero gustoso e fa ben sperare per quello che, il prossimo autunno, sarà il piatto forte di Canale 5. A partire dagli ingredienti, di prima qualità: il milanese Maurizio Zaccaro (che i novelli Franti, Garrone, Precossi hanno lestamente abbreviato nello Zac di cui sopra), reduce dall’intenso Un dono semplice appena trasmesso da Raiuno, dirige un cast da grandi ascolti, con Giulio Scarpati – il dottor Lele di Un medico in famiglia – nei panni del maestro Giulio Perboni e la leggiadra ex “commessa” Anna Valle in quelli di Margherita Capuano, la “maestrina dalla penna rossa” così ben tratteggiata, seppure con rapidi cenni, da Edmondo De Amicis. A dar loro manforte, il talento ormai sopraffino di Leo Gullotta nel ruolo del direttore della scuola, e la sensibile presenza di Antonella Ponziani, alle prese con una figura di donna fragile, dal destino precocemente segnato: Emma, la moglie del maestro, è infatti minata, nel fisico e nello spirito, da un grave esaurimento nervoso… I bambini di ieri, depositari del Cuore della tradizione (gli unici rimasti: per quelli di oggi non è un libro, tutt’al più l’olio dello spot che fa saltare gli steccati), a questo punto avranno capito: la fiction Mediatrade in sei puntate è “liberamente ispirata” al romanzo e prevede l’innesto di linee narrative inedite e personaggi nuovi – come la passionale e contrastata storia d’amore fra Giulio e Margherita e l’altra, più delicata e poetica, fra il “pessimo” Franti e Olga, figura creata ex novo dagli sceneggiatori – che attraversano gli episodi con l’intento di “svecchiare” un testo altrimenti datato. «Anche se alla fine Cuore è e resta una grande saga epica ricca di poesia, che manovra sentimenti forti e continua a proporci interessanti metafore con il vivere di oggi», commenta Zaccaro. «Nelle nostre classi ci sono i magrebini o i senegalesi, una volta erano il calabrese Salvatore e il siciliano Precossi a esser descritti come “africani”, cioè diversi. Per non dire dello scontro fra povertà e ricchezza, una memoria storica da riscoprire, specie nella società omologata di oggi, in cui spesso a far la differenza è la griffe sullo zainetto. Ecco perché il recupero di Cuore, che ha caratterizzato l’infanzia di intere generazioni e arriva dopo il film del 1947 di Coletti e la versione televisiva di Comencini con Dorelli e la De Sio, merita questo sforzo produttivo e l’impegno di tante persone (da agosto sono fisso qui a Torino, dovrebbero darmi la cittadinanza onoraria!). Porta in sé il seme della nostra identità nazionale, è il ritratto neanche troppo retorico di come eravamo. Che poi… provate a seguire un quiz in Tv: dove crollano tutti? Alla domanda su Cavour, Mazzini, il Risorgimento. Scopo del film è far sì che quei sentimenti e quelle memorie non si disperdano nel nulla».
Giulio Scarpati nel ruolo del maestro Perboni con i suoi alunni. Fatta salva l’attualità di certi temi, che ricordo aveva del libro? Sia sincero… «Come tutti i testi imposti a scuola, anche Cuore era finito, ahimè, nel lungo elenco degli antipatici. In compagnia, fra gli altri, della Commedia umana di Saroyan, detestata da bambino e riscoperta, con infinito piacere, anni dopo. Ma del romanzo di De Amicis una cosa mi affascinava comunque: quelle magnifiche illustrazioni capaci di ricreare mondi lontani e figure emozionanti (il tamburino sardo, la piccola vedetta lombarda, le battaglie…)». Nella composizione del cast è stato più facile scegliere gli attori adulti o quelli in erba? «Premesso che nel “pacchetto” del produttore era già contemplata la coppia protagonista Scarpati-Valle (Anna, davvero bella e dotata di un sorriso speciale, calza alla perfezione il suo personaggio di siciliana alle prese col mondo così diverso del Nord), a me è toccato completare il cast: a partire da Leo Gullotta, stupendo attore che qui si misura con una figura alquanto diversa da quella del libro, più ricca di sfumature e capace nel finale di sorprendenti trasformazioni. Quanto ai bambini… No, non è stato affatto semplice trovare quelli giusti, e il fatto che ne abbia visti 2.700 la dice lunga sulle difficoltà incontrate. Che poi si possono riassumere così: ai provini arrivavano spesso e volentieri (non per me!) i classici ragazzini degli spot, tutti con le stesse facce da mulini bianchi, perfette e “insapori”. Tanto che più volte, sull’orlo della disperazione, ho gridato ai miei collaboratori: “Uscite da Torino, andate in campagna, cercate quelli veri e portatemeli qui!”. Alla fine li abbiamo trovati, i ragazzini “umani”, magari con le orecchie a sventola e i labbroni, ma sapesse che fatica… Mai visti concentrati insieme tante piccole Barbie e altrettanti Brad Pitt formato mignon! E tuttavia il peggio lo davano certi genitori che arrivavano con tanto di book (l’album fotografico delle modelle, ndr) della figlioletta di 8 anni, in posa con la spallina abbassata… Li guardavo e mi veniva voglia di urlare: “Ma che diavolo state facendo?”, perché la devastazione del mondo infantile passa anche da qui. A farmi ricredere, per fortuna, c’erano e ci sono loro, i bambini, che prendono questa esperienza come un gioco e non si lasciano turbare dalle follie dei grandi. Del gruppetto che ho qui sul set sono non contento, ma orgoglioso; tre di loro diventeranno sicuramente attori, un altro ha scoperto la fotografia cinematografica e ne è rimasto affascinato, alcuni hanno voluto sapere tutto sul mestiere di regista e sulle scuole da frequentare per diventarlo. A tutti ripeto fino alla noia di studiare, studiare e ancora studiare, anche se poi li faccio ridere a crepapelle raccontando, a mo’ di battuta, che dirigo film perché non ho una laurea. E non dico l’ilarità alla vista delle mie pagelle piene di 4 in matematica! Evidentemente, la cosa li consola». Tanta fatica, ma anche tante risate: ce ne fossero, di set così allegri… «Ha ragione, il bello di un lavoro che si protrae per mesi è proprio questo clima di amicizia e convivialità cui i ragazzini di oggi – tutti casa, Tv e videogiochi – non sono più abituati. Come dicevo, Cuore funziona sempre, anche nel 2000». Luisa Sandrone
Scarpati: «Maestra è la Tv» «Ero da tempo alla ricerca di un personaggio che mi colpisse nel profondo, e chi meglio del maestro Perboni, legato a un testo mitico come Cuore, ai sapori e alle emozioni dell’infanzia, e insieme profondamente attuale?». Giulio Scarpati, smesso il camice del dottor Lele e dell’Idiota teatrale («120 recite, la mia boccata d’ossigeno») per indossare gli abiti di un educatore di fine ’800, accarezza il vecchio libro dalla copertina rossa «che mi segue dappertutto, sul set e in camerino, con le sue pagine ingiallite, i disegni a china in bianco e nero e le poche, preziose tavole a colori che da bambino mi facevano sognare. Lo sfoglio, come allora, e mi convinco di aver fatto la scelta giusta, fra le tante proposte ricevute dopo il successo del Medico in famiglia; una scelta nata dalla voglia di raccontare vicende umane e sentimenti che non sono affatto sorpassati, visto che fra quel momento storico e l’attuale trovo molti punti di contatto (concetti come integrazione, solidarietà, unità, non sono forse alla ribalta della cronaca?). E poi, confesso, mi piaceva tornare ai ritmi lenti di un secolo fa, scanditi dalle ruote delle carrozze e dal gioco di sguardi tra due persone innamorate». Maestro per fiction («ma il mio Perboni è diverso da quello del romanzo, dove ricopriva un ruolo marginale: ha una vita privata tormentata, a partire dalla moglie inferma, e questo rende il suo lavoro di insegnante l’unico approdo felice di una quotidianità grama»), Scarpati – che nella realtà è padre di Lucia, 6 anni, e del dodicenne Edoardo, «poco interessato a Cuore; forse adesso, chissà…» – crede profondamente nel ruolo educativo della Tv. «È un’altra molla che mi ha spinto ad accettare: far conoscere alle nuove generazioni un romanzo ricco di valori universali che oggi, purtroppo, stiamo perdendo». l.san.Gullotta: «Non facciamo morire il bambino
che è dentro di noi» «Cattivo, il “mio” direttore? Ma no, non lasciatevi sviare dall’aspetto così asburgico, grandi baffi, aria impettita e sguardo severo: in realtà è un uomo del suo tempo, e nella realtà politica e sociale di fine ’800 la disciplina e il rigore all’interno della scuola avevano un senso. E tuttavia lo vedrete anche sorridente, vicino ai ragazzi e ai loro problemi». Ennesima trasformazione per Leo Gullotta, camaleontico interprete di ruoli sempre diversi, perché «grazie a questo mestiere che faccio da 34 anni, posso entrare e uscire di continuo da caratteri che non mi appartengono, dando e ricevendo ogni volta qualcosa. Come potrei proporre al pubblico sempre la stessa faccia?». E infatti, dopo essere stato il giornalista coinvolto per caso nel conflitto balcanico de Il carniere e l’ambiguo Pandico del processo Tortora in Un uomo perbene – per citare due bei film degli anni ’90 diretti proprio da Zaccaro –, oggi parla con entusiasmo dell’ultimo impegno, Vajont di Renzo Martinelli («una grandissima riflessione sociale unita a effetti speciali così realistici che il pubblico non ne sospetterà l’utilizzo»), e del prossimo, una sorta di Detenuto in attesa di giudizio del 2000. In mezzo, questo Cuore, che «non sarà un prodotto blandamente televisivo: è girato con taglio cinematografico, nel segno della verità storica». lmmerso fino al collo nel lavoro, «il più bello del mondo», Gullotta non dimentica però la vita «che viene prima di tutto». E snocciola con serenità la sua ricetta: «Sorridere a chi ci sta vicino per comunicare meglio, trovare il tempo di sfiorare le cose con le mani, di fare una carezza… Tempo perso, dirà qualcuno: e invece è l’unico modo per non far morire il bambino che è in noi»


Soggetto
Massimo De Rita, Mario Falcone, dal libro omonimo di Edmondo De Amicis
Sceneggiatura
Massimo De Rita, Mario Falcone, Sara Polidoro, Ottavio Iemma
Fotografia
Alessandro Pesci
Musica originale
Franco Piersanti
Suono
Vito Martinelli
Montaggio
Lili Lombardi
Effetti speciali
Gian Luca Rizzo
Scenografia
Paola Comencini
Arredamento
Maurizio Leonardi
Costumi
Claudio Cordaro
Trucco
Giusi Bovino
Aiuto regia
Roberto Tatti
Casting
Chiara Meloni, Lorella Chiapatti
Direttore di produzione
Fulvio Rossi
Produzione
Anna Stoppoloni per Mediatrade, Angelo Rizzoli per Rizzoli Audiovisivi
| nº | Titolo | Prima TV |
|---|---|---|
| 1 | Primo episodio | 11 novembre 2001 |
| 2 | Secondo episodio | 12 novembre 2001 |
| 3 | Terzo episodio | 18 novembre 2001 |
| 4 | Quarto episodio | 25 novembre 2001 |
| 5 | Quinto episodio | 2 dicembre 2001 |
| 6 | Sesto episodio | 3 dicembre 2001 |
episodi 6
11 novembre 2001
8.238.000 – share 30,24%
3 dicembre 2001
7.723.000 – share 27,55%
media stagionale
7.855.000
28,67%

Molti registi, prima delle riprese, ricorrono allo storybord che significa “tavola” (board) e “storia” (story) intesa come racconto. Lo storyboard viene utilizzato per indicare sotto forma di sequenze disegnate in ordine cronologico, le inquadrature. Una sceneggiatura illustrata insomma. Ho sempre fatto volentieri a meno di questa tecnica che trovo simile a una gabbia dalla quale poi è difficile liberarsi. Durante la preparazione di un film cerco invece imagini alle quali mi posso più o meno ispirare per la messa in scena. Nel caso di “Cuore” sono state preziose alcune tavole di Arnaldo Ferraguti per l’edizione di “Cuore” pubblicata da Treves Editore, Milano. (1891), così come è stato importante, per i costumi, l’Atlante delle divise dei funzionari e degli agenti subalterni del Municipio (1958) di Giovanni Ferrero, reperibile presso l’Archivio Storico del Comune dove sono conservate anche numerose stampe di una Torino d’epoca mai vista.
Maurizio Zaccaro


















Ricordando Angelo Rizzoli
produttore

Segui anche la pagina PICTURES & WORDS, il blog del sito

Categorie
mauriziozaccaro Mostra tutti
Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.
