“A testa alta” narra di un episodio di martirio di 3 carabinieri a Fiesole nel ‘44, in mezzo al deserto di istituzioni e di legalità che seguì all’8 Settembre.
In una piccola caserma di campagna, cinque Carabinieri, tra cui il più alto in grado era un vicebrigadiere (Giuseppe Amico interpretato da Giorgio Pasotti), si rendono protagonisti di un atto di eroismo che simboleggia in pieno il ruolo svolto dall’Arma dei Carabinieri in quel periodo confuso e sbandato.
Nel Luglio del ‘44 i tedeschi – comandati dal tenente Hiesserich (Johannes Brandrup) – riescono a scoprire il collegamento tra la Caserma dei Carabinieri e la resistenza, tendendo un agguato ad una staffetta di collegamento dei partigiani. In quell’occasione uno dei militi – Sebastiano Pandolfo (Ettore Bassi) – e un giovanissimo partigiano vengono catturati e fucilati. Gli altri carabinieri riescono a darsi alla macchia e a sfuggire al rastrellamento, e fuggono verso l’Appenino nell’intento di unirsi alle forze della resistenza per liberare Firenze.
Ma i nazisti, fedeli alla stessa logica che li ha animati nel sanguinoso episodio delle Fosse Ardeatine, prendono in ostaggio 10 civili innocenti minacciando di giustiziarli se i militi non si consegneranno spontaneamente al comando della Wehrmacht.
I tre giovani Carabineri – Alberto La Rocca (Marco Cocci), Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni) e Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti)- vengono raggiunti dalla notizia dell’imminente fucilazione dei civili proprio quando sono vicini a ricongiungersi alle forze di Liberazione della città di Firenze, e quindi sono ad un passo dalla salvezza. I tre si trovano in quel momento a dover scegliere tra il loro futuro di libertà – ormai ad un passo – e il loro ruolo di simbolo della legalità e della giustizia in una Italia che di simboli non ne ha altri. E scelgono per quest’ultimo, consegnandosi ai tedeschi, certi di andare incontro alla morte, ma salvando in questo modo la vita di dieci innocenti e affidando alla storia un esempio di eroismo e di fedeltà alla propria missione.
“A testa alta” tells of an episode of martyrdom of 3 Carabinieri in Fiesole in ’44, amid the desert of institutions and legality that followed September 8.
In a small country barracks, five Carabinieri, among whom the highest-ranking was a vice-brigadier (Giuseppe Amico played by Giorgio Pasotti), become the protagonists of an act of heroism that fully symbolizes the role played by the Carabinieri in that confused and disbanded period.
In July ’44, the Germans – commanded by Lieutenant Hiesserich (Johannes Brandrup) – manage to discover the connection between the Carabinieri Barracks and the resistance by ambushing a partisan liaison. On that occasion one of the militiamen – Sebastiano Pandolfo (Ettore Bassi) – and a very young partisan are captured and shot. The other carabinieri manage to go into hiding and escape the roundup, and flee to the Apennines with the intention of joining the resistance forces to liberate Florence.
But the Nazis, true to the same logic that animated them in the bloody episode of the Fosse Ardeatine, take 10 innocent civilians hostage, threatening to execute them if the soldiers do not voluntarily surrender to the Wehrmacht command.
The three young Carabineri-Aberto La Rocca (Marco Cocci), Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni) and Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti)-are reached by the news of the imminent shooting of civilians just as they are close to rejoining the forces of Liberation of the city of Florence, and thus are one step away from safety. The three find themselves at that moment having to choose between their future of freedom-now one step away-and their role as symbols of legality and justice in an Italy that has no other symbols. And they choose for the latter, handing themselves over to the Germans, certain that they will face death, but in doing so saving the lives of ten innocents and entrusting to history an example of heroism and fidelity to their mission.
Un film tv in onda per celebrare i 200 anni della fondazione dell’Arma dei Carabinieri
A TV movie aired to celebrate the 200th anniversary of the founding of the Carabinieri Corps
“I duecento anni dei Carabinieri rappresentano duecento anni di storia patria. Per questo stiamo preparando uno speciale sull’Arma per Rai Storia”. Così il Direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione del film per la tv di Maurizio Zaccaro, A testa alta – I martiri di Fiesole, in onda il 2 giugno su Raiuno, proprio in occasione della Festa della Repubblica Italiana. Il film, per Rai Fiction, è prodotto da Ocean Production e dalla stessa Rai Fiction. Una storia eroica di tre carabinieri che a Fiesole, il 12 agosto 1944, si consegnarono ai nazisti per salvare la vita alla popolazione. Alla conferenza stampa, tenutasi a Roma presso la Scuola Ufficiali dei Carabinieri, erano presenti, tra gli altri, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il comandante generale dell’Arma Leonardo Gallitelli e anche il Presidente Rai, Anna Maria Tarantola, che ha aggiunto: “I Carabinieri sono una garanzia per il Paese e la Rai è lieta di raccontarli”. Una storia simile a quella del carabiniere Salvo D’Acquisto, come ha ricordato lo stesso Gallitelli, ma non altrettanto conosciuta, soprattutto ai più giovani. Una storia di eroismo o forse di semplice bontà. A testimoniarla una lapide a Palazzo Comunale a Fiesole e un monumento, uno dei tanti che si incontrano nei parchi e nelle piazze italiane, raffigurante una specie di tenaglia che cerca di spegnere una fiamma. Presente anche il cast del film tv.
La storia. Nel luglio del 1944 a Fiesole, in Toscana, la stazione dei carabinieri guidata dal vicebrigadiere Giuseppe Amico (Giorgio Pasotti) si trova a fronteggiare l’occupazione dell’esercito nazista. I carabinieri collaborano con alcuni partigiani nella lotta contro i tedeschi. I nazisti arrestano il carabiniere Sebastiano Pandolfo (Ettore Bassi) e lo fucilano con un giovane partigiano, Leonardo Lunari (Francesco Toccafondi). I nazisti sono decisi a fare subire la stessa sorte anche agli altri effettivi della stazione e, per questo, i carabinieri fuggono verso l’Appennino per unirsi alle forze della Resistenza. Quando i tedeschi lo scoprono, minacciano di uccidere dieci civili e a quel punto tre carabinieri, Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni), Alberto La Rocca (Marco Cocci) e Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti) si consegnano ai nazisti al posto degli ostaggi e vengono fucilati.
“Questo film tv mi ha dato tanto, perché dal punto di vista professionale mi ha regalato il ruolo più intenso della mia vita, che mi ha fatto stare male sul set”. A parlare così è Ettore Bassi, che interpreta il carabiniere Sebastiano Pandolfo. E aggiunge: “Quando mi hanno proposto di interpretare il carabiniere Sebastiano Pandolfo ho letto il copione e la storia di quei ragazzi, uccisi barbaramente mentre compivano il loro dovere, mi ha commosso. Quei ragazzi erano degli eroi, con il loro sacrificio hanno contribuito alla nascita della Repubblica Italiana il 2 giugno 1946 e sono orgoglioso che venga trasmessa in occasione di questa ricorrenza”. Anche Giorgio Pasotti ha conosciuto la storia solo leggendo la sceneggiatura. “Ho scoperto anch’io questi fatti solo attraverso la sceneggiatura. Se una storia come questa l’avessero avuta gli americani, ci avrebbero fatto film, serie tv. Onore al merito al produttore Sergio Giussani”.
Fanno parte del cast, tra gli altri, Andrea Bosca (Pasquale Ciofini), Nicole Grimaudo (Rosa Taranto), Johannes Brandrup (tenente Hans Hiesserich), Alessio Vassallo (Primo Ricciardi), David Coco (Nino Ricci).
“Two hundred years of the Carabinieri represent two hundred years of national history. That is why we are preparing a special on the Force for Rai Storia.” This is what Rai General Director Luigi Gubitosi said during the press conference presenting Maurizio Zaccaro’s TV film, A testa alta – I martiri di Fiesole, to be aired on June 2 on Raiuno, precisely on the occasion of Italian Republic Day. The film, for Rai Fiction, is produced by Ocean Production and Rai Fiction itself. A heroic story of three carabinieri who in Fiesole, on August 12, 1944, gave themselves up to the Nazis to save the lives of the population. Present at the press conference, held in Rome at the Carabinieri Officers’ School, were, among others, Defense Minister Roberta Pinotti, Commander General of the Carabinieri Force Leonardo Gallitelli and also Rai President Anna Maria Tarantola, who added, “The Carabinieri are a guarantee for the country and Rai is pleased to tell their story.” A story similar to that of Carabiniere Salvo D’Acquisto, as Gallitelli himself recalled, but not as well known, especially to younger people. A story of heroism or perhaps of simple goodness. Witnessing it is a plaque at the Palazzo Comunale in Fiesole and a monument, one of many found in Italian parks and squares, depicting a kind of pincer trying to extinguish a flame. Also present was the cast of the TV movie.
History. In July 1944 in Fiesole, Tuscany, the Carabinieri station led by Vice Brigadier Giuseppe Amico (Giorgio Pasotti) faces occupation by the Nazi army. The carabinieri collaborate with some partisans in the fight against the Germans. The Nazis arrest Carabiniere Sebastiano Pandolfo (Ettore Bassi) and shoot him with a young partisan, Leonardo Lunari (Francesco Toccafondi). The Nazis are determined to make the other station personnel suffer the same fate, so the carabinieri flee to the Apennines to join the Resistance forces. When the Germans find out, they threaten to kill ten civilians, at which point three carabinieri, Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni), Alberto La Rocca (Marco Cocci) and Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti) give themselves up to the Nazis instead of the hostages and are shot. “This TV movie gave me so much, because from the professional point of view it gave me the most intense role of my life, which made me sick on the set.” Speaking thus is Ettore Bassi, who plays Carabiniere Sebastiano Pandolfo. He adds, “When they proposed me to play Carabiniere Sebastiano Pandolfo, I read the script and the story of those boys, barbarically killed while doing their duty, moved me. Those boys were heroes, with their sacrifice they contributed to the birth of the Italian Republic on June 2, 1946,and I am proud that it is being broadcast on the occasion of this anniversary.” Giorgio Pasotti also learned about the story only by reading the screenplay. “I also discovered these facts only through the script. If a story like this had been had by the Americans, they would have made movies, TV series with it. Honor to producer Sergio Giussani.” The cast includes, among others, Andrea Bosca (Pasquale Ciofini), Nicole Grimaudo (Rosa Taranto), Johannes Brandrup (Lieutenant Hans Hiesserich), Alessio Vassallo (Primo Ricciardi), David Coco (Nino Ricci).
Nota di regia
Nato da un’idea di Leone Pompucci e del produttore Sergio Giussani, ”A TESTA ALTA – I MARTIRI DI FIESOLE”, racconta la storia di un eroico sacrificio, ormai quasi dimenticato.
La storia di tre carabinieri della stazione di Fiesole: Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti che nella torrida estate del 1944 sacrificarono le loro vite consegnandosi ai tedeschi per salvare dieci ostaggi.
Personalmente era una vicenda che non conoscevo, ma durante le varie stesure della sceneggiatura e documentandomi a mia volta sui fatti, mi sono appassionato al progetto al punto di riviverlo in prima persona, dall’angolazione non solo “privata” dei tre carabinieri ma anche, e soprattutto, nel contesto storico nel quale si stava compiendo il loro destino.
Ho letto nella vicenda di questi tre giovanissimi eroi qualcosa di archetipico dove pensieri, sentimenti, sensazioni e intuizioni, variamente dominanti da individuo a individuo, si fondono in un’unica parola quanto mai decisiva per il futuro delle nuove generazioni: la dignità. Avevano poco più di vent’anni questi tre ragazzi italiani quando il mondo crollò loro addosso, erano figli di un’altra epoca certo, di altri valori, ed è appunto per questo che oggi il loro esempio e soprattutto la loro dignità assumono un carattere universale, perché riguardano tutti, soprattutto i giovani di oggi che, prima o poi, saranno chiamati a governare questo paese. E’ sulla base di questo pensiero, che mi sono appassionato visceralmente a questi tre carabinieri cercando di dare loro la massima autenticità, strettamente legata all’epoca in cui vivevano, dove gesti e parole erano profondamente diversi dai nostri. In questo ho avuto complici splendidi, di rara professionalità e bravura fra i quali Giorgio Pasotti, Ettore Bassi, Marco Cocci, Andrea Bosca, Giovanni Scifoni e il giovanissimo Alessandro Sperduti che avevo già avuto, ancora bambino, sull’innevato e gelido set di “Cristallo di rocca”. Durante le riprese ho cercato di dare loro il massimo spazio possibile, cercando di capire insieme le varie possibilità che offre una scena per renderla credibile agli occhi dello spettatore, non “finta” o, peggio ancora, “inutile”.
Questo è uno dei principali motivi per i quali preferisco girare personalmente con la macchina a mano: per sentirmi libero, ma anche per dare ai miei attori la stessa libertà d’espressione e di movimento. Senza questa libertà e autenticità tutto resta superficiale, poco credibile e l’attore stesso rischia di diventare solo un’ombra o il “riflesso” di quello che dovrebbe essere.
Un film, insomma, che abbiamo cercato di realizzare, tutti insieme, “a testa alta”.
Maurizio Zaccaro, 20 aprile 2014
Director’s note
The brainchild of Leone Pompucci and producer Sergio Giussani, “A TESTA ALTA – I MARTIRI DI FIESOLE” tells the story of a heroic sacrifice, now almost forgotten.
The story of three carabinieri from the Fiesole station-Alberto La Rocca, Vittorio Marandola and Fulvio Sbarretti-who in the scorching summer of 1944 sacrificed their lives by turning themselves in to the Germans to save ten hostages.
Personally, it was a story that I was not familiar with, but during the various drafts of the screenplay and by documenting the facts in my turn, I became so passionate about the project that I relived it in the first person, from the angle not only “private” of the three carabinieri but also, and above all, in the historical context in which their fate was being fulfilled.
I read in the story of these three very young heroes something archetypal where thoughts, feelings, sensations and intuitions, variously dominant from individual to individual, merge into a single word as decisive as ever for the future of the new generations: dignity. They were just over 20 years old, these three Italian boys when the world collapsed on them, they were children of another era certainly, of other values, and it is precisely for this reason that today their example and above all their dignity take on a universal character, because they concern everyone, especially the young people of today who, sooner or later, will be called upon to govern this country.
It was on the basis of this thought that I became viscerally passionate about these three carabinieri, trying to give them maximum authenticity, closely linked to the era in which they lived, where gestures and words were profoundly different from ours. In this I had splendid accomplices, of rare professionalism and bravura among them Giorgio Pasotti, Ettore Bassi, Marco Cocci, Andrea Bosca, Giovanni Scifoni and the very young Alessandro Sperduti whom I had already had, while still a child, on the snowy and icy set of “Cristallo di rocca.” During filming I tried to give them as much space as possible, trying to understand together the various possibilities that a scene offers in order to make it believable in the eyes of the viewer, not “fake” or, even worse, “useless.”
This is one of the main reasons why I personally prefer to shoot with a hand-held camera: to feel free, but also to give my actors the same freedom of expression and movement. Without this freedom and authenticity everything remains superficial, not very believable, and the actor himself risks becoming just a shadow or the “reflection” of what he should be.
A film, in short, that we tried to make, all together, “with our heads held high.”
Maurizio Zaccaro, April 20, 2014
Intervista al regista Maurizio Zaccaro
Interview with director Maurizio Zaccaro
“A testa alta – I Martiri di Fiesole”, narra la storia di tre carabinieri che nel 1944 a Fiesole decisero di consegnarsi ai tedeschi per salvare la vita di alcuni civili innocenti. Tre giovani che si sacrificarono per liberare l’Italia dalla morsa del nazismo. Il film è stato realizzato proprio per omaggiare questi uomini che hanno perso la vita per amor di Patria e immenso altruismo. La pellicola è prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Ocean Productions e diretta da Maurizio Zaccaro, il quale gentilmente ci ha concesso questa intervista.
Il 12 agosto 1944, alla vigilia della Liberazione di Firenze, tre militi dei Carabinieri Reali si consegnarono ai tedeschi di Fiesole per salvare 10 ostaggi e subito dopo furono fucilati. Perché ha deciso di portare sul piccolo schermo questa tragica storia?
Innanzitutto perché è una storia che in pochi conoscono e meritava di essere raccontata. Quando me l’hanno proposta, ho analizzato il progetto e, come sempre capita in questi casi, si scopre qualcosa di bello e di importante da mettere in scena anche per un regista, per uno sceneggiatore che scrive la storia e per riadattarla, essendo una storia ambientata nel 1944, ovvero uno degli anni più caldi della guerra e del disfacimento di uno Stato.
Nel cast Ettore Bassi, Giorgio Pasotti, Giovanni Scifoni e Andrea Bosca. Ci può raccontare per quali motivi ha scelto proprio loro?
Abbiamo fatto un casting che è durato tutto l’aprile dell’anno scorso. Non abbiamo visto solo questi attori ma molti altri. Cerco sempre la forte adesione dell’attore al personaggio, quindi si tratta di un adattamento. I discorsi che si fanno in una fase di provino sono molto intimi e particolari. Quando ci si accorge che determinati attori fanno un percorso parallelo alla storia, ovvero si immedesimano nei personaggi che stai cercando, allora a quel punto sono loro gli attori più giusti.
A testa alta. Perché questo titolo?
Gli sceneggiatori volevano addirittura intitolarlo “Su la testa” così Sergio Leone si sarebbe rivoltato nella tomba! Per quanto mi riguarda ammetto che non è per niente originale come titolo. Ci sono tanti altri film con titoli simili, perfino un film francese recentissimo ” La Tête haute” (2015) della regista Emmanuelle Bercot, e un altro americano “Walking tall” di Kevin Bray (2004) distribuito in Italia come “A testa Alta”. Per noi invece “A testa alta” è la battuta conclusiva dello sceneggiato; viene detta da un giovane carabiniere che si pone dinnanzi un plotone di esecuzione e ai suoi commilitoni dice “A testa Alta”.
Il film verrà trasmesso in prima serata su rai 1 il 2 giugno, giorno della nascita della Repubblica, è stato un caso oppure è stato voluto?
No, non è un caso. Questo progetto nasce per celebrare il bicentenario dell’Arma dei Carabinieri ed è stato studiato questo progetto. Sai, un conto è raccontare i carabinieri nelle fiction televisive e altro conto è raccontare le vere storie che hanno poi fatto da esempio per generazioni e generazioni. Nel 1944, questi ragazzi hanno sacrificato le loro vite per salvare gli ostaggi che erano nelle mani di un tenente tedesco. Ci si dovrebbe interrogare su questa storia e non c’era data migliore della messa in onda che quella del 2 giugno.
Quest’anno si festeggiano i 200 anni dell’Arma dei Carabinieri, quale valore ha questa ricorrenza per lei?
Non ci si pensa mai che sono duecento anni che sono al servizio del cittadino. Nel film, raccontiamo una storia che più che definire un atto di eroismo, a me piace definire una storia normale e che si è evoluta in leggenda e che ormai è diventata un valore.
La storia dei martiri di Fiesole ha commosso generazioni intere, anche se sono in pochi a conoscerla, come mai secondo lei?
Innanzitutto perché se parliamo con i giovani di oggi, è naturale che non ne siano a conoscenza, così come non ne conoscono molte altre. Noi infatti cerchiamo di fare servizio pubblico proprio per far conoscere e diffondere le storie che meritano di essere raccontate. Questa dovrebbe essere la vera televisione, è anche quella che piace a me, ovvero una tv che in una serata come quella del 2 giugno cerca di offrire della cultura a chi non conosce queste storie.
Chi sono Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti?
Sono dei giovani ventenni con le loro passioni, le loro certezze, le loro utopie e le loro sconfitte, tipiche della gioventù di ieri così come quella di oggi. Sono molto moderni secondo me.
Cosa spera arrivi al pubblico con questa fiction?
Quello che spero sempre, ovvero di non deluderlo. Dietro a questo film, c’è un anno di lavoro. Normalmente lo spettatore non sa che dietro un’ora e mezza di film, c’è un lavoro molto intenso, anche perché non è semplice ricostruire un film ambientato in quell’epoca. Più che rappresentare una storia, preferisco sempre evocarla ed è quello che abbiamo cercato di fare.
“Head Up – The Martyrs of Fiesole,” tells the story of three carabinieri who in 1944 in Fiesole decided to turn themselves in to the Germans to save the lives of innocent civilians. Three young men who sacrificed themselves to free Italy from the grip of Nazism. The film was made precisely to pay tribute to these men who lost their lives for love of country and immense selflessness. The film is produced by Rai Fiction in collaboration with Ocean Productions and directed by Maurizio Zaccaro, who kindly granted us this interview.
On Aug. 12, 1944, on the eve of the Liberation of Florence, three Royal Carabinieri soldiers turned themselves in to the Germans in Fiesole to save 10 hostages and were shot immediately afterwards. Why did you decide to bring this tragic story to the small screen?
First of all, because it is a story that few people know and it deserved to be told. When they proposed it to me, I analyzed the project and, as always happens in these cases, you discover something beautiful and important to put on stage even for a director, for a screenwriter to write the story and to readapt it, being a story set in 1944, which is one of the hottest years of the war and the unraveling of a state.
The cast includes Ettore Bassi, Giorgio Pasotti, Giovanni Scifoni and Andrea Bosca. Can you tell us why you chose them specifically?
We had a casting session that lasted the whole of April last year. We saw not only these actors but many others. I always look for the actor’s strong adherence to the character, so it is an adaptation. The talks you have in an audition phase are very intimate and particular. When you realize that certain actors make a parallel path to the story, that is, they identify with the characters you are looking for, then at that point they are the right actors.
Head on. Why this title?
The screenwriters even wanted to title it “Head Up” so Sergio Leone would turn over in his grave! For my part, I admit that it is not at all original as a title. There are many other films with similar titles, even a very recent French film “ La Tête haute” (2015) by director Emmanuelle Bercot, and another American one “Walking tall” by Kevin Bray (2004) distributed in Italy as “A testa alta.” For us, however, “Walking tall” is the concluding line of the screenplay; it is said by a young carabiniere who stands in front of a firing squad and to his fellow soldiers says “Walking tall.”
The film will be broadcast in prime time on rai 1 on June 2, the day of the birth of the Republic, was this by chance or was it intentional?
No, this is no accident. This project was created to celebrate the bicentennial of the Carabinieri Corps, and this project was designed. You know, it’s one thing to tell about the Carabinieri in TV dramas, and it’s another thing to tell the real stories that then set an example for generations and generations. In 1944, these guys sacrificed their lives to save hostages who were in the hands of a German lieutenant. One should question this history, and there was no better date of airing than June 2.
This year marks the 200th anniversary of the Carabinieri Corps, what value does this anniversary have for you?
One never thinks about it that it is two hundred years that they have been serving the citizenry. In the film, we tell a story that rather than calling it an act of heroism, I like to call it a normal story and one that has evolved into a legend and has now become a value.
The story of the martyrs of Fiesole has moved entire generations, although few people know about it, why is that in your opinion?
First of all, because if we talk to young people today, it is natural that they are not aware of them, just as they are not aware of many others. In fact, we try to do public service precisely to make known and spread the stories that deserve to be told. This should be real television, it is also the one I like, which is a TV that on an evening like June 2 tries to offer culture to those who do not know these stories.
Who are Alberto La Rocca, Vittorio Marandola and Fulvio Sbarretti?
They are young people in their twenties with their passions, their certainties, their utopias and their defeats, typical of the youth of yesterday as well as that of today. They are very modern in my opinion.
What do you hope reaches the audience with this fiction?
What I always hope, which is not to disappoint them. Behind this film, there is a year of work. Normally the viewer does not know that behind an hour and a half of film, there is a lot of work, also because it is not easy to reconstruct a film set in that era. Rather than portray a story, I always prefer to evoke it, and that’s what we tried to do.
Intervista a Giorgio Pasotti (Giuseppe Amico)
“A testa alta” rappresenta per te la prima occasione di indossare in scena la divisa da carabiniere: come sei stato coinvolto in questo film?”
Non è mai tardi per ricordare, non è mai troppo commemorare e rendere giustizia alla memoria di chi ha mostrato un alto senso della giustizia. Per non dimenticare il sacrificio di chi si è sacrificato per salvare civili, per il senso di pace e di onestà di chi non sopporta i soprusi e l’ingiustizia della guerra. Per questo, nel giorno della ricorrenza della Festa della Repubblica, Rai Uno ha trasmesso in prima serata un film che racconta un pezzo di storia inedito su chi la nostra Italia ha contribuito a costruirla. Si tratta del film-tv “A testa alta, i Martiri di Fiesole”.
Ambientato all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, assume tanta più rilevanza in quanto viene mandato in onda nella vicinanza dell’avversario dei 200 anni dalla fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Era giugno del 1814 quando il corpo fu ideato da Vittorio Emanuele I di Savoia, re di Sardegna, a Cagliari. La sua reale concretizzazione avverrà il 13 luglio 1814, ma l’anniversario è sempre festeggiato il 5 giugno.
Nessuno ha mai negato l’importanza delle forze armate, dei Carabinieri e dell’esempio di questi martiri di Fiesole: tre carabinieri che si sono sacrificati, consegnandosi ai tedeschi e facendosi fucilare, per salvare 10 ostaggi civili. Era il 12 agosto 1944, alla vigilia della liberazione di Firenze; si tratta di Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, che furono insigniti della Medaglia d’oro al valor militare. Sulla motivazione per cui veniva loro attribuita quest’ultima si parla di “sublime atto di altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili”. Già nel novembre del 1986 Papa Giovanni Paolo II, pregando ai piedi del monumento che ricorda l’episodio, disse: “Dobbiamo grande riconoscenza a coloro che, come questi giovani, sanno offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia”.
Recentemente, poi, in occasione della Festa della Repubblica, il capo dello Stato Giorgio Napolitano non ha esitato ad affermare: “Le Forze Armate meritano rispetto. La pace non è un bene acquisito”, né va dato per scontato, ma occorre essere consapevoli che essa viene garantita solamente dal coraggio di uomini come questi martiri di Fiesole che, senza esitazioni, “hanno affrontato il loro destino, capaci di andare fino in fondo e di perseguirlo ad ogni costo”, si spiega nel film. Ed è per questo che “qualsiasi decisione prendiate la gente sarà dalla vostra parte, perché ha fiducia in voi”, si precisa ancora.
Il film, prodotto da Rai Fiction e da Ocean production, per la regia di Maurizio Zaccaro, vanta un cast eccezionale di cui è giusto sottolineare l’ottima interpretazione. Il soggetto è di Giovanna Mori e Leone Pompucci, che hanno anche scritto la sceneggiatura con Paolo Logli ed Alessandro Pondi. Il film-tv sa ben mettere in evidenza il continuo essere divisi dei personaggi fra cuore e regione, tra istinto e razionalità, tra incoscienza ed avventatezza nell’agire e il dover assolutamente essere molto attenti ed accorti nel gestire una situazione limite quale quella dell’invasione tedesca. Continuamente combattuti tra senso del dovere e le pulsioni di affetto ed amicizia che li legano tra loro, dal doversi barcamenare tra quello che dice loro il proprio senso di giustizia e la spinta emotiva di sentimenti anche d’amore, tra il voler fare giustizia appunto e il senso di tolleranza e di civiltà, i protagonisti vivono emozioni forti nella dura e cruda realtà della Seconda Guerra Mondiale, in cui vedono atrocità a cui stentano a rimanere indifferenti e a mantenere l’autocontrollo.
Prevale su tutto il senso di sacrificio per l’altro: sia da parte dei superiori che dei soldati per coloro a cui vogliono bene. Il loro unico desiderio è proteggerli, ad ogni costo, in qualunque modo. L’aiuto reciproco, un’unione che è quasi fratellanza, porta a soccombere insieme, ma consapevoli di essere uniti ancora una volta in un unico comune intento, da quel destino che li ha portati ad incontrarsi. Per morire da eroi, con la certezza di aver dato il massimo, purché “a testa alta”. Un titolo davvero indovinato che richiama il forte senso di dignità che anima questi carabinieri martiri, il loro orgoglio di essere dei carabinieri al servizio della patria. Con il loro non venir mai meno al proprio senso del dovere, per cui muoiono.
Nel cast ci sono: Giorgio Pasotti, che interpreta il vicebrigadiere Giuseppe Amico; Johannes Brandrup, nel ruolo del tenente Hiesserich; Ettore Bassi, che recita la parte del carabiniere Sebastiano Pandolfo, catturato in un agguato dai tedeschi il 29 luglio e poi fucilato. E poi coloro che vestiranno i panni dei tre carabinieri Alberto La Rocca (Marco Cocci), Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni) e Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti); infine, tra gli altri, c’è anche Nicole Grimaudo, nelle vesti di Rosa Taranto, una giovane donna che per amore, pur di raggiungere l’uomo che vorrebbe sposare, supera mille peripezie tra i pericoli della guerra.
Si tratta dunque di una parte di storia anche poco nota, ma che il regista Zaccaro ha voluto trattare con più attinenza storica possibile ai fatti, mostrando tutti i risvolti che ebbe quel periodo, sulle forze armate e sui civili. Con la giusta intensità e drammaticità. Nessun punto di vista è trascurato, né civile né istituzionale, né pubblico né privato, né in ambito lavorativo né sentimentale. Oltre al sacrificio e al coraggio di questi che prima di essere soldati sono uomini, c’è tutta la loro umanità, le loro debolezze, le loro paure. Anche loro ne hanno, ma non tremano mai se ci si deve sacrificare in nome di un valore, per tenerlo alto, in un momento in cui la distruzione pressoché totale sembra aver annientato ogni forma di umanità e di principi morali. E lo fanno “a testa alta”, guardando negli occhi, quasi a sfidare, chi vuole cancellare ogni traccia della loro presenza tra la gente.
Per dire no a chi conosce solamente la forza della violenza, del terrore, dell’imposizione autoritaria, della costrizione, dell’assolutismo di un regime ingiusto quale quello fascista o nazista dei tedeschi. Un esempio anche per la Chiesa di monsignor Turini, che li avvertì del pericolo che correvano loro e i 10 civili ostaggi. Una forma di resistenza quella messa in atto, apparentemente passiva, complice, succube e alleata al nemico, in realtà più attiva di quanto si potesse pensare, persino per gli acuti tedeschi. I carabinieri di Fiesole, infatti, sostennero la resistenza italiana (in particolare con la Brigata V della Divisione Giustizia e Libertà) per appoggiarne la Lotta di Liberazione. E se oggi possiamo dire “informare per resistere” è anche grazie a questo tipo di tv, di film e di storie da raccontare e ricordare.
Barbara Conti – Avanti
Intervista a Ettore Bassi, l’attore che interpreta un carabiniere fucilato dai nazisti
Da chi ha ricevuto l’invito a far parte del cast?
E’ stato il produttore Sergio Giussani a propormi di interpretare il carabiniere Sebastiano Pandolfo che sarà catturato e fucilato all’istante senza nessun processo e con una brutalità incredibile. Aveva appena 18 anni e, come i suoi colleghi della stazione di Fiesole, aiutava i partigiani contro i tedeschi.
Aveva già lavorato con Giussani?
Si, avevo avuto due precedenti esperienze molto positive in Giuseppe Moscati e Il sorteggio, due film tv da lui prodotti e diretti da Giacomo Campiotti. E’ stato uno scambio reciproco di emozioni e sensazioni che si sono ripetute puntualmente in A testa alta.
Quali elementi ha maggiormente apprezzato nel film tv sui martiri di Fiesole?
Appena letta la sceneggiatura ho capito di trovarmi di fronte ad una storia drammatica, ma entusiasmante da realizzare. Ho avvertito subito il bisogno di partecipare, volevo esserci anch’io, dare il mio contributo come attore per far conoscere il coraggio di tre giovani di ottanta anni fa che non hanno avuto alcun tentennamento dinanzi alla morte.
E’ questo il messaggio che contiene il tv movie?
Ne contiene altri ancora. In particolare si vuole far capire che la memoria storica deve essere tenuta sempre viva perchè arrivi alle nuove generazioni che devono conoscere in quale modo sono vissuti e hanno lottato i loro padri e i loro antenati. In questo modo riusciranno a comprendere il senso della Patria inteso come casa comune di tutti noi: quel senso di Patria che troppe volte oggi viene calpestato in maniera indecorosa.
Ci parla del suo personaggio Sebastiano Pandolfo?
Lui muove i meccanismi di tutta la vicenda e accende, senza volerlo, la miccia: infatti è coinvolto in una sparatoria con i nazisti. Poichè muore uno di loro, viene catturato e fucilato. E’ un personaggio a tutto tondo, con una sua consistenza, un suo spessore. E’ lui, infatti, che sceglie di farsi carico della missione di accompagnare con i suoi compagni, un giovane partigiano aiutandolo ad attraversare un folto bosco per consentirgli di raggiungere gli altri esponenti della Resistenza ai quali doveva consegnare un importante messaggio.
Come si è preparato alla scena della fucilazione?
Ho riflettuto molto sulla tragicità dell’evento, cercando di restare da solo, prima delle riprese e di capire fino in fondo quello che avrei fatto io se mi fossi trovato davvero in una tale drammatica e fatale situazione. E subito dopo aver girato, ho sentito ancora una volta la necessità di un momento di solitudine per scaricare la tensione.
In quale modo è stato aiutato dal regista Maurizio Zaccaro?
In maniera determinante. Zaccaro è stato prodigo di consigli e mi ha consentito con la sua grande umanità di far venir fuori quelle caratteristiche indispensabili per calarmi con credibilità nella parte. Ma ci siamo aiutati tutti sul set, consapevoli di star vivendo un’esperienza di grande spessore. Abbiamo voluto che arrivasse al pubblico televisivo tutta la drammaticità del racconto, tutta l’emozione di una storia ancora oggi poco conosciuta da molti.
Come spiega che una tale storia non sia molto nota come quella di Salvo D’Acquisto?
Credo sia un caso. Ma nell’Arma dei Carabinieri i martiri di Fiesole sono ben noti. E’ stata proprio l’Arma, con la propria disponibilità, ad aiutarci nella documentazione sui fatti allora accaduti mettendo a disposizione i propri archivi.
Intervista ad Alessandro Sperduti (Vittorio Marandola)
Come sei entrato a fare parte del cast di questo film?
Sono stato chiamato a sostenere un provino con Maurizio Zaccaro, con cui avevo già recitato da bambino nella fiction “Il cristallo di rocca”, la mia seconda esperienza su un set dopo l’esordio con “Il tesoro di Damasco”: non mi aveva riconosciuto perché da quel nostro incontro erano trascorsi ben sedici anni ma a un certo gli ho ricordato la circostanza e lui è stato felice di avermi ritrovato. Per me è stata molto bella la sensazione di tornare a lavorare con Maurizio non più da bambino ma da adulto e dando vita ad un rapporto diverso, interessante e costruttivo e anche lui si è rapportato con me giocando alla pari, mettendosi allo stesso mio livello e dandomi diversi consigli utili che mi hanno aiutato tanto a costruire il mio personaggio in modo adeguato. E’ un regista abituato a seguire sempre da vicino i suoi attori dall’inizio alla fine, a mettersi in spalla la macchina da presa e a riprendere direttamente le varie scene e questo per chi recita rappresenta un forte sostegno. Abbiamo discusso sempre a lungo con lui fin dai giorni che hanno preceduto le riprese e lui ha sempre rassicurato e incitato tutti, la nostra è stata un’esperienza davvero molto intensa e gratificante.
Chi è il Vittorio Marandola che interpreti e che cosa gli succede in scena?
E’un giovane carabiniere destinato ad essere ucciso a soli 22 anni, che nel corso della vicenda rivela una tenacia e una forza incredibili, è stato molto emozionante per me parlare come lui e incarnare i suoi pensieri. A un certo punto Vittorio viene incaricato di scortare un bambino, un piccolo ladruncolo di paese con cui nasce una sorta di amicizia dopo un periodo iniziale in cui non sa bene come affrontarlo. Per quanto riguarda poi i suoi colleghi il rapporto che si consolida con loro non è soltanto professionale ma anche e soprattutto umano: sia lui che altri due Carabinieri della stazione di Fiesole vengono chiamati a far parte della Resistenza fiorentina collaborando con un gruppo di partigiani locali ma vengono bloccati dai nazisti : se loro non torneranno a consegnarsi dieci civili innocenti del paese prese in ostaggio verranno fucilate al loro posto: i tre sceglieranno allora di rientrare immolandosi per una causa giusta e nobile. Sul set era nato un clima generale di forte e ammirato rispetto nei confronti dei fatti e delle persone che stavamo raccontando e la consapevolezza di dar vita ad una storia di eroismo comunque a noi vicina nel tempo. Per me è stato molto gratificante interpretare un personaggio così significativo ma anche essere parte integrante di un progetto di impegno civile teso a salvaguardare la memoria: attraverso il racconto delle vicende di un ragazzo che sceglie di morire per salvare altre persone e il suo Paese ho imparato quanto sia fondamentale coltivare il ricordo di quello che è avvenuto nel passato. In genere quando si studiano a scuola la seconda guerra mondiale e la Resistenza si è “condannati” a una certa sbrigatività frettolosa ma in questa occasione penso che sia stata molto utile l’opportunità di approfondire quel periodo storico attraverso una vicenda commoventeche mi auguro riesca il più possibile ad emozionare gli spettatori.
Come ti sei trovato con glialtri compagni di lavoro?
Ho legato un po’ con tutti, ad esempio si è creata una bella complicità grazie Marco Cocci che era sempre pronto a demistificare un po’ tutto (salvo poi commuoversi fino alle lacrime come tutti gli altri nel momento clou..) ma anche, a livelli diversi, con ogni altroattore in scena. Purtroppo l’ esperienza è stata piuttosto breve, abbiamo girato tutto il film in circa cinque settimane, ma siamo riusciti a creare tra noi una bella atmosfera e una forte amicizia che si è protratta nel tempo anche dopo la fine delle riprese.. Eravamo tutti consapevoli della serietà e della drammaticità di una storia che portava con sé una tensione e un’ emozione molto forte perché era davvero avvenuta 60 anni fa ed era fondamentale per tutti noi poter dare il massimo per essere credibili, in segno di rispetto per le vere vittime ed i loro familiari. Il film è in generale fedele ai fatti (anche se con qualche licenza “poetica”), ci sarà molto spazio per la commozione sia nel finale che nel corso di una vicenda incredibile e ricca di emozioni diverse in cui sono molto importanti anche le storie d’amore e i personaggi femminili (interpretati da Nicole Grimaudo, Raffaella Rea, Lavinia Guglielman) che alimentano le aspirazioni, i progetti e i desideri di quei giovani, destinati a essere cancellati quando viene troncata loro la vita.
Ricordi qualche episodio particolare della lavorazione?
La prima cosa che mi viene in mente è ovviamente il momento della fucilazione, molto forte e toccante a livello emotivo. Abbiamo ripetuto la sequenza diverse volte per arrivare a dare l’emozione giusta e per me è stato impressionante rendermi conto di quanto fosse giovane il mio personaggio quando andava incontro alla morte, questa circostanza mi ha sconvolto, non è stato affatto semplice ritrovarmi davanti a dieci persone col fucile puntato contro di me.. Abbiamo dato vita ad un forte processo di identificazione con quei ragazzi, è stata una sensazione che abbiamo condiviso tutti e Maurizio Zaccaro è stato molto bravo ad intervenire adeguatamente trovando sempre i toni giusti da indicare ad ognuno di noi e filmando le nostre emozioni del momento.
28/05/2014 – Roma
In serata, a Roma, nella prestigiosa cornice della Scuola Ufficiali Carabinieri, alla presenza del Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, è stato presentato in anteprima il film “A testa alta – i Martiri di Fiesole”. L’opera, realizzata da Ocean Productions per Rai Fiction, racconta l’eroico sacrificio avvenuto nel 1944 di tre giovani Carabinieri della Stazione di Fiesole che, come disse nel 1986 Papa Giovanni Paolo II dopo essersi raccolto in preghiera presso il loro monumento, “seppero offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia”. Numerose le autorità in platea presenti all’evento. Dal Presidente della Rai Anna Maria Tarantola al Direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi, agli attori protagonisti del film, tra cui Giorgio Pasotti, Ettore Bassi e Nicole Grimaudo.
Intensa di valori e di emozioni la vicenda storica narrata nella pellicola. Nel 1944 Alberto La Rocca, Fulvio Sbarretti e Vittorio Marandola erano tre Carabinieri poco più che ventenni in servizio presso la Stazione di Fiesole che, unitamente agli altri componenti del Reparto, pur continuando a svolgere i propri compiti istituzionali, cooperavano con le forze della Resistenza. Il 29 luglio, i tedeschi, che avevano intuito il collegamento tra la Caserma dei Carabinieri e i Partigiani, intercettarono una staffetta composta da tre Carabinieri e un civile, fucilando immediatamente uno dei militari (Sebastiano Pandolfi – Medaglia d’Argento al Valor Militare) e il giovane partigiano. L’11 agosto successivo, il Comandante di Stazione, nel frattempo arrestato dai nazisti e riuscito a fuggire, riuscì a contattare i tre Carabinieri, ordinando loro di lasciare la caserma e di puntare su Firenze per ricongiungersi alle truppe alleate. I tre militari eseguirono l’ordine, ma non potendo attraversare le linee nemiche per raggiungere il capoluogo, si diedero alla macchia, costituendo una base operativa nell’antico anfiteatro di Fiesole. Qui, il giorno successivo, vennero informati che i nazisti minacciavano la rappresaglia su 10 civili se non si fossero immediatamente consegnati. Pur consapevoli del martirio cui andavano incontro, La Rocca, Sbarretti e Marandola non esitarono a presentarsi al Comando tedesco, dove vennero arrestati e, poco dopo, fucilati. Il sacrificio evitò così una vile strage e valse a ciascuno dei tre Carabinieri la concessione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
A margine della proiezione, il Generale Gallitelli ha dichiarato: “I caduti di Fiesole, i giovani carabinieri che nell’estate del 1944 si trovarono a fronteggiare le prepotenze dei tedeschi per salvare dei civili presi in ostaggio dai nazisti sono ancora oggi degli eroi che per l’Arma dei carabinieri rappresentano un esempio. Ecco perché è per noi un onore presentare in anteprima, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della fondazione dell’Arma, questa fiction “A testa alta”, a loro dedicata”. Ha poi aggiunto: “Questi ragazzi di Fiesole sono eroi, generosi come generosi sono tutti i carabinieri e i servitori dello Stato. Con questa fiction vogliamo ricordare non solo i martiri di Fiesole ma tutti i caduti dell’Arma dei carabinieri“. Il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola, tra l’altro, ha commentato: “I Carabinieri accompagnano l’Italia da 200 anni, sono vicini ai cittadini. Sono un patrimonio del Paese, e, non a caso, l’Arma è un punto diriferimento per l’Italia e ed è ai primi posti nella classifica di gradimento tra gli italiani. Con ‘A testa alta’ ricordiamo il sacrificio di 3 militari che per evitare una rappresaglia nel 1944, non ebbero timore di sacrificarsi di fronte al plotone di esecuzione”. Dal canto suo, il Direttore Generale della Rai Gubitosi ha invece affermato: “La Rai, per il Bicentenario dell’Arma sta preparando un racconto che ne descrive la storia. A noi piace realizzare fiction dove vengono rappresentati valori positivi. Quella raccontata in ‘A testa alta’ è una storia antica di eroismo che si ripete ogni giorno. L’Arma dei Carabinieri svolge un servizio glorioso”.
La cerimonia rientra nell’ambito degli eventi per le celebrazioni del Bicentenario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, aggiungendosi ad una lista che finora ha previsto la realizzazione del Sigaro “Pastrengo” da parte della Manifatture Sigaro Toscano, il varo di “Nave Carabiniere” presso il Bacino di Fincantieri di Riva Trigoso (GE), l’emissione della moneta da 2 Euro da parte dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e l’inaugurazione del Monumento “Pattuglia di Carabinieri nella tormenta” realizzata grazie alle donazioni volontarie di privati, Associazioni, Enti e Amministrazioni comunali.