

Rocca: per Mafalda di Savoia ho pianto davvero nel lager
ROMA – «Quando mi hanno proposto di interpretare Mafalda di Savoia, sono rimasta perplessa: non sapevo niente di lei» racconta Stefania Rocca «Ho scoperto che non esiste quasi niente, a parte il libro di Cristina Siccardi sul quale è basata la nostra fiction. Niente, o quasi, sul suo carattere, la sua personalità. Perciò sono rimasta ancora più colpita quando ho letto la frase che disse ai compagni di prigionia italiani prima di morire: “Ricordatemi non come una principessa ma come una sorella”. Da lì ho ricostruito la “mia” Mafalda: allegra, amante della musica, romantica, testarda e non formale». Ed è il ritratto una donna vera, quello proposto nel film di Maurizio Zaccaro (in onda domani e mercoledì su Canale 5), interpretato oltre che dalla Rocca, da Franco Castellano, Johannes Brandrup, Clotilde Courau (la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia interpreta Giovanna di Savoia), Regina Orioli e Amanda Sandrelli. La Rocca vede Mafalda di Savoia come una principessa lontana dalle favole: trascorrerà l’ ultima parte della vita nel lager di Buchenwald, dove morì nel 1944, a 41 anni, in seguito al bombardamento degli alleati. «Questa donna così “normale”» racconta l’ attrice «ci insegna che c’ è sempre qualcuno che paga per gli errori degli altri. Mafalda era un misto di coraggio e umiltà. Si ritrovò nel lager di Buchenwald, scioccata perché non capiva il motivo della deportazione, ma non smise mai di sperare che venissero a liberarla. Ho pianto mentre recitavo nelle baracche. Sembrava vero. è stato ricostruito tutto nei minimi dettagli. Ho provato un’ angoscia fortissima che mi ha preso al cuore e, alla fine, sono scoppiata a piangere. Siamo abituati a leggere dei campi di concentramento, ma sul set ho vissuto un’ esperienza tremenda». Prodotta da Angelo Rizzoli, scritta da Massimo De Rita e Mario Falcone, la fiction prende il via nell’ agosto 1944 quando Mafalda, internata a Buchenwald da quasi un anno, viene ferita durante un bombardamento. Ricoverata in condizioni disperate nel bordello del campo, inizia a ricordare la sua vita. A partire dalla sala da ballo in cui aveva conosciuto l’ uomo che, a dispetto di tutti, sarebbe diventato suo marito e il padre dei suoi quattro figli: Filippo d’ Assia Kassel. Luterano e lontano dalle strategie matrimoniali utili alla casata, Filippo non era visto di buon occhio dal re d’ Italia Vittorio Emanuele III. Nel ’43 gli eventi precipitano: il Duce viene destituito; il 7 settembre Mafalda riparte da Sofia, dov’ era andata a trovare la sorella Giovanna che assisteva il marito Boris in coma; l’ 8 è a Budapest, il 9 forse qualcuno la informa di ciò che sta accadendo e si appresta a prendere un aereo. L’ aeroporto è già in mano ai tedeschi. Con mezzi di fortuna raggiunge Roma e fa appena in tempo a rivedere i figli; il giorno dopo Kappler la convoca al comando tedesco, per l’ arrivo di una telefonata del marito dalla Germania. Una trappola: arrestata, viene deportata nel lager di Buchenwald, dove è rinchiusa nella baracca numero 15 sotto falso nome (frau von Weber). Al contrario di molte principesse, tiene saldamente in mano la sua vita. Ed è questo tratto di Mafalda ad aver affascinato Stefania Rocca: «Siamo entrambe testarde». L’ attrice (protagonista di Commedia sexy di D’ Alatri accanto a Bonolis) sta girando con Giorgio Pasotti Voce del verbo amore: «Mi sono divertita in tutti e due i film: sono commedie, dopo Mafalda avevo bisogno di ridere».
La Repubblica
Mafalda Di Savoia
Il coraggio di una Principessa
Regia di: Maurizio Zaccaro
Musica: Andrea Guerra
Marzo 2006
La fiction in due parti trasmessa in prima serata Martedì e Mercoledì sulla rete ammiraglia Mediaset ha rivelato la sua autentica identità: un vero e proprio film degno dello schermo cinematografico!!!
L’accurata ricostruzione di ambienti e costumi, e la sapiente capacità di scegliere le “facce” perfette per i ruoli di contorno sono figlie del nostro cinema più nobile e civilmente impegnato; basta citare le lunghe sequenze ambientate nel lager nazista per far tornare la memoria ai tagli d’inquadratura e alle fisionomie dei personaggi di “KAPO’” (1959) di Gillo Pontecorvo, come anche la rappresentazione delle SS rispetta i canoni utilizzati a partire dal Rossellini di “ROMA CITTA’ APERTA” (1945) fino al Monicelli de “LA GRANDE GUERRA” (1959) ed oltre.
A questo proposito, da evidenziare come sia totalmente cinematografica la scelta di far parlare tra loro i tedeschi in lingua originale, sovrapponendo i sottotitoli in italiano alle immagini, abilmente fotografate dalle luci tenui di Fabio Olmi.
L’ottima regia di Maurizio Zaccaro rende giustizia all’attenta sceneggiatura scritta con Massimo De Rita e alle interpretazioni della bravissima Stefania Rocca (Mafalda), di Franco Castellano (Aldo Maggio, il prigioniero nel lager) e di tutto il cast, particolarmente efficace nel recitare in presa diretta.(Il Quotidiano Del Cinema)
Cast: Stefania Rocca, Franco Castellano (II), Johannes Brandrup, Hary Prinz, Clotilde Courau.
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