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‘O PROFESSORE

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“Antonia si sveglia alle cinque del mattino. Sa che non si riaddormenterà. Va in bagno e apre l’acqua calda. Mentre aspetta che la vasca si riempia, fa un giro per la casa. Abita in un appartamento enorme e complicato in Corso Umberto , che a Napoli chiamano il Rettifilo, con suo marito, i loro due figli  e sua madre. Entra in lavanderia e divide i panni da mettere in lavatrice, si siede un po’ nello studio e toglie  qualche foglia secca da una pianta. Si affaccia nella stanza dei suoi figli ancora profondamente addormentati. Poi torna in bagno, accende una candela, spegne la luce. Si immerge, chiude gli occhi e pensa a Ciro, al loro appuntamento, fra meno di quattro ore…”

“Gli ultimi della classe” di Paola Tavella – Incipit

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2wrqgw7“La questione dell’abbandono scolastico resta a Napoli una delle questioni più calde e costituisce un terreno naturale per il reclutamento della manovalanza della piccola criminalità. Proprio per questo un gruppo di insegnanti napoletani ha deciso di scendere per le strade e raccogliere gruppi di ragazzi sbandati, giovani figli di famiglie indigenti che non hanno mai avuto familiarità con la scuola e le istituzioni in generale. Questo film racconta le storie dei ragazzi e dei maestri di scuola di strada a Napoli. Racconta il coraggio che ci vuole per sopravvivere all’infanzia e all’adolescenza quando non ci sono né luoghi né persone capaci di offrire riparo e appoggio.”

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SINOSSI PRIMO EPISODIO

La scuola media Maiello nel Rione Sanità a Napoli, un quartiere povero in mano alla camorra, rischia di venire chiusa per il mancato raggiungimento del numero minimo di iscrizioni. Preoccupata per l’assenza della tredicenne Maria (Carmela Cuccurullo), la professoressa Caetani la cerca in strada, dove l’adolescente viene costretta a prostituirsi.

Riesce a metterla in salvo ma viene gravemente ferita dal suo sfruttatore. Costretta a ritirarsi dall’insegnamento, l’anziana professoressa affida il ruolo di coordinatore scolastico al collega Pietro Filodomini (Sergio Castellitto) e, per salvare la scuola dalla chiusura, gli fornisce un elenco di potenziali iscritti, ma sono sei incerti ed uno ancora da trovare. Contattandoli personalmente, Pietro ottiene la conferma dai sei e persuade il capo della camorra, O’ Pescecane (Peppe Lanzetta), a lasciare studiare anche il sedicenne Davidello, un piccolo spacciatore alle sue dipendenze.

Il primo giorno di scuola i ragazzi ci sono tutti: Davidello, la quattordicenne afasica Lena, un’altra bellissima quindicenne Anna Diotaiuti, il timido Nicola Lettieri, il quattordicenne Gennaro, i fratelli Teresa e Nino Ceravolo, abbandonati dalla madre e costretti a frequentare le lezioni a giorni alterni per badare a tre fratelli piccoli. Dopo tre mesi di regolare frequentazione alcuni ragazzi cominciano ad assentarsi; Pietro li va a cercare e scopre che Davidello ha ricominciato a spacciare di notte, Anna Diotaiuti, che vive da sola nella casa dei nonni defunti, si dedica alacremente alla scrittura di un romanzo, Nino e Teresa Ceravolo solo alla disperata ricerca della madre per ottenere il rilascio dei fratellini da parte dei servizi sociali.

Anna torna a scuola ma rivela alla professoressa Manuela (Luisa Ranieri), la moglie di Pietro, di essere incinta. Pietro a sua volta convince Davidello a tornare a scuola e, grazie al suo aiuto, trova la madre di Nino e Teresa, ma riceve delle gravi minacce da parte di O’ Pescecane che reclama il ritorno della tredicenne Maria, nascosta dai professori a Rimini. Chiamato a testimoniare al processo di Alberto La Manna (Antonio Catania), un amico di gioventù, costituitosi per l’omicidio preterintenzionale di uno spacciatore dei Quartieri Spagnoli, commesso ben trent’anni prima, Pietro rivela alla moglie di essere stato un suo involontario complice.

SINOSSI SECONDO EPISODIO

Chiamato a deporre al processo dell’amico Alberto, Pietro ammette di aver fatto parte insieme a lui, negli anni ’70, di un gruppo giovanile impegnato in attività sociali a Napoli.

Per la continua assenza della madre, i servizi sociali prendono in affido i fratellini di Nino e Teresa Ceravolo e Pietro, mentre cerca la mamma dei piccoli, trova invece la madre di Nicola Lettieri, in un locale notturno a Torre del Greco, che si guadagna da vivere con esibizioni di lotta nel fango. Nel frattempo Pietro, preoccupato per la fine della relazione di Anna col futuro padre del bambino, tenta di ricomporre la coppia, ma la ragazza, intenzionata a dare il bambino in affidamento, gli rivela che Nino partecipa ad incontri-scommessa di boxe coreana. Pietro cerca di persuadere il ragazzo a rinunciare agli incontri e gli chiede di tenere d’occhio Davidello, rimasto sconvolto dalla scoperta che sua madre è l’amante del camorrista ‘O Pescecane.

Quando Nino scopre che il compagno di classe ha comprato una pistola per uccidere i due amanti, informa Pietro che subito si lancia all’ inseguimento di Davidello e lo trova proprio nell’albergo di proprietà del camorrista.
Lì il ragazzino viene sbeffeggiato da ‘O Pescecane perché non ha il coraggio di ucciderlo. Sconvolto infatti fuggirà in motorino e avrà uno scontro per lui fatale.

I compagni di classe alla notizia dell’incidente perdono le speranze di riscatto e cambiamento e decidono di abbandonare la scuola. Per convincerli del contrario Pietro li conduce tutti con sé all’ultima udienza del processo dell’amico Alberto. Lì finalmente Pietro trova il coraggio di confessare la sua complicità nell’attentato che, tanti anni prima, aveva causato la morte dello spacciatore del quartiere. Colpiti dal gesto del professore i ragazzi decidono di continuare a studiare. Anna tiene il bambino e si riconcilia con il suo ragazzo. Nino rinuncia a combattere negli incontri clandestini e sostiene con gli altri compagni di classe gli esami di fine anno. L’unica a non superarli è Anna, che viene però incoraggiata dal professore a finire il suo romanzo. La scuola Maiello ottiene per il nuovo anno scolastico il rinnovo dei fondi statali mentre Pietro, che ha rifiutato la proposta della moglie di fuggire in Corsica, viene arrestato.

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Una storia “contro”, sociale e politica, per raccontare Napoli
di Marzia Gandolfi
 
Pietro Filodomini è insegnante di italiano presso la Maiello, una scuola “speciale”, un avamposto culturale nel cuore depresso e disperato di Napoli. Con l’aiuto di un corpo insegnante al femminile, Pietro recupera all’educazione scolastica trentasei adolescenti abbandonati dalle famiglie e dalle istituzioni. Determinato e ostinato, ‘o professore recupera porta a porta i suoi studenti, riscattandoli dalla prostituzione, dalla microcriminalità e dal reclutamento camorrista in cui si adopera Pescecane, un arrogante malavitoso.
Dal passato di Pietro riemerge però un episodio di violenza che lo costringe a testimoniare una verità dolorosa davanti alla legge e ai suoi ragazzi. La confessione e la presa di coscienza del professore diventano una rilevante esperienza pedagogica che trasformerà radicalmente la loro giovane esistenza.
I personaggi che abitano il cinema di Zaccaro sono quasi sempre “uomini perbene”, normali e soli a causa del loro irrinunciabile bisogno di giustizia. Pietro Filodomini non fa eccezione e avalla i precedenti cinematografici del regista milanese. Il professore di Zaccaro è un educatore in trincea che coordina un progetto educativo contro la dispersione scolastica e coltiva un sogno: portare trentasei ragazzi “abbandonati” nel ventre di Napoli alla licenza media. Se il Tortora di Leo Gullotta (Un uomo perbene) veniva schiacciato dalla giustizia, il Filodomini di Castellitto la pretende per i suoi ragazzi.
Lontano dall’essere un giustiziere alla James Belushi (Una classe violenta), il professore napoletano non risponde ai metodi camorristi e alle provocazioni dei suoi studenti con spranghe e coltelli. Lo scontro fisico e frontale e il dispiegamento di violenza della “scuola” hollywoodiana vengono mutuati dalla disponibilità all’ascolto, dalle idee e dalle indicazioni di vita. Il film focalizza pertanto la sua attenzione sulla drammatica dimensione della gioventù partenopea, mettendo in scena tutta la fatica di essere adolescenti in una città che non vuole (o non può?) disfarsi della spazzatura materiale e morale che ingombra i suoi vicoli e impedisce l’espressione personale dei suoi figli.
Napoli diventa nella trasposizione televisiva di Zaccaro un autentico laboratorio sociale, un luogo in cui discutere sulle forme della conoscenza (operando una decisa critica verso un “sapere” mafioso costituito), un luogo privilegiato in cui si confrontano la cultura umanistica e la sottocultura camorrista, una città in cui si sperimentano relazioni importanti, docente-discente, e altre rispetto a quelle malavitose profondamente radicate nei costumi locali.
L’educazione è il processo che permette di “tirare fuori” la conoscenza dall’individuo e la coscienza dell’individuo. Il professore del titolo è il compromesso tra struttura e istinto, tra lentezza burocratica e dinamismo criminale. Ma l’equilibrio non sembra essere una soluzione praticabile nella realtà partenopea. In questo punto preciso Zaccaro porta la sua opera da un piano sociale a quello politico. Sceglie così e di nuovo di raccontare una storia “contro”, coerente col suo cinema e la sua visione del mondo e della vita.
Tratto dal romanzo di Paola Tavella, “Gli ultimi della classe”, e sceneggiato dagli inseparabili Rulli e Petraglia, ‘O Professore elude la retorica del buon maestro, macchiando col peccato l’immacolato “libro cuore” di Pietro Filodomini. Sergio Castellitto interpreta l’ordinario eroismo di un professore, smettendo questa volta il gesto istrionico e accordandosi alla struttura corale e debuttante dell’opera televisiva di Zaccaro. Gli otto protagonisti esordiscono efficacemente sul piccolo schermo, educati dall’autore allo spettacolo del mondo, invitati a “cogliere l’attimo” e a viverlo poeticamente.
 
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Perchè “O Professore ” di Sandro Petraglia e Stefano Rulli

Nelle tante storie scritte per il cinema e per la televisione non eravamo mai riusciti, per una ragione o per l’altra, a parlare di Napoli. Al rammarico per un film “mancato” si sommava da tempo il desiderio di tornare a scrivere di un universo a noi particolarmente caro: il mondo della scuola, su cui siamo tornati tante volte, da “Mery per sempre”, a “La scuola”, da “Don Milani” a “Auguri professore”, un mondo che permette come pochi altri di raccontare, attraverso un microcosmo riconoscibile a tutti, le relazioni essenziali di una comunità e le sue trasformazioni.

Ci interessavano in particolare quelle esperienze “di frontiera” che in diversa maniera sono ormai diffuse nel mondo, dalle favelas brasiliane, alla banlieu parigina, là dove le scelte pedagogiche per il recupero scolastico dei “dispersi” presentano caratteristiche abbastanza omogenee e hanno come punto di riferimento alcuni insegnanti in grado di coniugare nuovi modelli pedagogici e profonda sensibilità sociale in una dimensione di normalità che rifiuta ogni idea di santità o di eroismo.

Perciò quando Sergio Castellitto (che era rimasto suggestionato dalla lettura dell’intenso libro di Paola Tavella “Gli ultimi della classe”) ci ha chiesto di scrivere per lui una storia che avesse come protagonista un professore di una scuola “di frontiera”, ci è sembrato un po’ un segno del destino.

Ora, a copione pronto, è Maurizio Zaccaro che, con la sua sensibilità e la sua forza, darà immagini e vita ai paesaggi metropolitani, ai volti e alle voci dei giovani, alla drammaticità e alla sfrontata vitalità delle loro esistenze.

Noi, per parte nostra, abbiamo cercato di narrare un’esperienza scolastica “credibile” nel contesto napoletano, descrivendo però destini, inquietudini, rabbie, disorientamenti e sogni, rintracciabili in ogni “periferia del mondo”: una parabola sulla dannazione sociale e la possibilità del riscatto.

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NOTA DI REGIA

“A Napoli, un ragazzino su cinque non va a scuola, non ha mai messo piede in una classe, non ha mai aperto un testo scolastico. Nella città partenopea esiste così un esercito di giovani invisibili, sia per le scuole che per le statistiche. Adolescenti che crescono nel disinteresse generale e che sempre più spesso alimentano i fenomeni di emarginazione sociale e di criminalità…”

Nel luglio del 2006, per la preparazione del film, sono partito per Napoli alla ricerca di questi “giovani fantasmi”  per capire, per conoscere qualcosa di più di quello che già stavo leggendo sull’argomento. Mi domandavo chi avrei incontrato, a chi avrei affidato la responsabilità, perché di questo alla fine si tratta, d’interpretare e rendere autentici i protagonisti della nostra storia.

Con calma e pazienza ho cominciato ad incontrare in una sala adiacente a Piazza del Gesù ragazzi e ragazze fra i dodici e i sedici anni; ma ad un certo punto, forse non trovando le risposte esatte a quello che stavo cercando, ho deciso di cambiare tattica e di virare, con i miei collaboratori al casting, verso rioni più problematici e poi ancora oltre, in quelle periferie che stringono il cuore tanto sono abbandonate a sé stesse ma anche dove gli abitanti hanno tenacemente riprodotto lo stesso mondo, lo stesso calore della Napoli più schietta . Scampia, Ponticelli, Barra, San Giovanni, Portici… nomi che evocano violenza, sopraffazione, delitti , luoghi di contaminazione e sottoccupazione assoluta che emanano però un fascino inquietante, così ben descritto nei libri di Beppe Lanzetta o Francesco Piccolo.

Ovunque,  abbiamo trovato  ospitalità, disponibilità e collaborazione. Ci sono state aperte le porte di teatri, cinema, consigli di zona, scuole (perfino i cancelli del carcere minorile di Nisida) e il lavoro di casting è continuato così, da nomadi: un piccolo circo itinerante alla ricerca dei suoi artisti. E ovunque code di giovani in attesa sotto il sole battente d’agosto, moltitudini di madri smaniose per i loro figli o figlie, come e forse più di Maddalena Cecconi (La Magnani) in “Bellissima”.

In questo modo, in prima persona, ho incontrato uno dopo l’altro più di tremila adolescenti. Ho ascoltato le loro storie, i loro sogni, ho sfiorato le loro malinconie, percepito inquietudini, solitudini, tensioni ma anche l’orgoglio di chi, nonostante la giovanissima età non accetta di piegare la testa di fronte all’illegalità capillare che lo circonda, al “Potere”della criminalità organizzata. Mi sono chiesto più volte cosa ha spinto questi ragazzi a parlare, a confidarsi con uno sconosciuto, per giunta nemmeno napoletano. Poi all’improvviso uno di loro, un ragazzo di una comunità se ben ricordo, mi ha dato la più bella delle spiegazioni: “…e che ne saccio io…forse…forse la voglia di fare qualcosa di bello e d’importante insieme a voi…succede così raramente qui…”

Ecco, in quel “succede così raramente qui” è nato giorno, dopo giorno, incontro dopo incontro “’O Professore” che, più che un film in due puntate per la televisione è il ritratto  senza tanti fronzoli da fiction tv di questi formidabili ragazzi ai quali va tutto il mio affetto e soprattutto il mio assoluto rispetto.

Grazie a Gennaro, Martina, Ada, Raffaele, Rossella, Gianluca, Umberto, Noemi e tanti altri, grazie alla loro inesauribile pazienza e incrollabile volontà forse siamo davvero riusciti a fare qualcosa di bello e d’importante insieme.

Maurizio Zaccaro

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L’attore protagonista di “O’ professore” presentata al Roma FictionFest
La storia di un insegnante alle prese con i giovani dei quartieri degradati Castellitto salva i “ragazzi difficili”
“Napoli è il cuore dell’Italia”
“Gli stipendi dei docenti andrebbero triplicati, per la qualità e l’etica che danno al loro mestiere”
Anteprima alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA – “I ragazzi di Napoli portano su di loro l’esperienza dell’abbandono come nessun altro coetaneo in Italia. Sono come i bambini in orfanotrofio: non piangono, perché sanno nche nessuno verrà mai a prenderli”. Parla tanto di Napoli, Sergio Castellitto. Perché è a Napoli che è ambientato il film presentato oggi al Roma FictionFest, O’ professore, del quale è protagonista, e che gli ha lasciato un segno che va al di là dell’impegno professionale. Un’anteprima che vede, sempre oggi, una seconda proiezione serale, all’Auditorium Conciliazione, alla presenza anche del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

“Se vogliamo che l’Italia vada bene, bisogna fare in modo che Napoli vada bene, perché è la quintessenza dell’Italia, della sua storia, della sua arte, della sua anima. E’ una città – dice Castellitto in conferenza stampa – che non lascia spazio all’ottimismo anche perché è piena di luoghi comuni, come quando si pensa alla criminalità e alla camorra. Anche se ho la sensazione che i dirigenti di queste organizzazioni siano a Hong Kong o nel Nord Italia, e non nel Rione Sanita”.  Realizzata da Grundy per Canale 5 (dove andrà in onda nella prossima stagione), diretta da Maurizio Zaccaro e ispirata al libro di Paola Tavella, Gli ultimi della classe, la miniserie O’ professore racconta le vicende di Pietro (Castellitto), insegnante di italiano, che dopo un’aggressione subita dalla coordinatrice della scuola in cui lavora, la sostituisce col compito di convincere i ragazzi “difficili” a tornare in classe. Una determinazione forte, nella voglia di aiutare quei giovani, e di farli credere in un futuro diverso, dietro alla quale però c’è un trauma giovanile, e inconfessato, dello stesso professore.

Nel cast, con Castellitto, fra gli altri, anche Luisa Ranieri (Manuela, compagna di lavoro e di vita del professore), Donatella Finocchiaro (la madre di uno dei suoi allievi più problematici), Antonio Catania e un gruppo di giovani interpreti non professionisti scelti da Zaccaro fra oltre ottomila ragazzi napoletani. Di questi, una folta rappresentanza è stata invitata al Festival in occasione dell’anteprima del film. Quasi tutte le scene sono state girate nei vicoli della Sanità, alcune nell’autentica villa di Giugliano, ex residenza di un boss sequestrata alla camorra.

O’ professore riesce a riportare sui banchi Teresa e Toto, che vivono in stato di abbandono con i tre fratelli più piccoli e rischiano la chiusura in istituto, Anna che pretende il suo aiuto per scrivere il “suo” romanzo, Lena che non parla, Gennaro che ha rubato e rischia la galera. E ancora, Davidello, figlio di un piccolo malavitoso morto in carcere su cui ha messo gli occhi Pescecane, un camorrista.

A evitare l’effetto libro Cuore “ci ha aiutato avere come controcampo Napoli e questi ragazzi – spiega Castellitto – che si sono dimostrati bravissimi, e non hanno una faccia televisiva”. Nessun rischio di retorica, “Napoli ne sarebbe un serbatoio, ma ci ha fornito anche l’essenzialità”. “E abbiamo creato un professore – precisa Stefano Rulli, che con Sandro Petraglia ha scritto la sceneggiatura – che ha anche lui qualcosa di sbagliato dentro, non un santo”.

Castellitto interviene anche nel dibattito, lanciato da Repubblica, sull’aumento dello stipendio degli insegnanti. “Andrebbero triplicati – dice l’attore – anche attraverso i miei figli vedo persone straordinarie che danno un senso di qualità e di etica profonda al proprio mestiere. Una società che non mette al primo posto l’educazione dei giovani, rinuncia al futuro”.

(4 luglio 2007)

 

Mediaset
presenta una produzione
R.T.I. in associazione con
Grundy Italia ed Alien Produzioni
prodotto da Grundy Italia

Regia
Maurizio Zaccaro

Direttore della fotografia
Fabio Olmi

Scenografo
Renato Lori

Costumista
Simonetta Leoncini

Fonico di presa diretta
Emanuele Cecere

Montaggio
Lilly Lombardi

Organizzatore generale
Patrick Carrarin

Amministratore
Alessandra Paoletti

Supervisore alla produzione
Ornella Bernabei

Produttore RTI
Francesca Galiani

Delegato alla produzione RTI
Cecilia Ferrari

Interpreti
Sergio Castellitto, Luisa Ranieri, Donatella Finocchiaro, Peppe Lanzetta, Giovanni Ferreri, Antonio Catania, Maria Grazia Bon, Gianluca Di Gennaro, Umberto Nesi, Raffaele Vassallo, Martina Russo, Gennaro Mirto, Rossella Verde, Carmela Cuccurullo, Pietra Montecorvino, Raffaella Illiceto, Franco Melone, Enrico Maria Lamanna, Rosaria Di Cicco, Marcello Romolo, Fabio Grossi

Serie TV in 2 episodi – Joy (Premium Gallery) – Prima Serata
In onda venerdì 11 e sabato 12 luglio 2008 – Canale 5 – Prima Serata
In onda lunedì 1 e mercoledì 3 settembre 2008

Puntata Prima TV Italia Telespettatori Share
1 1º settembre 2008 4.503.000 21,94%
2 3 settembre 2008 4.775.000 24,11%

 

Cartella Stampa “‘O Professore”

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Chi sono i maestri di strada

Maestro di strada è un nome forse coniato a New York, forse in Israele, noi maestri di Napoli lo abbiamo introdotto nell’uso comune per designare in modo efficace un modo di educare diverso a quello in uso nel nostro sistema scolastico ma forse più vicino ai modi originari dei maestri.

Maestro di strada significa mettersi sulla strada di chi vuole crescere e accompagnarlo –  essere dalla sua parte e non di fronte a lui – per mostrargli la strada muovendo i passi per primi o osservandone e guidandone i passi;significa una disposizione del cuore che è una disposizione amorosa, ossia di cura e gratuità; significa una disposizione della mente aperta, che cerca di mettersi dal punto di vista di chi apprende, che capisce le emozioni, le ansie, le paure di chi apprende e sa essere rassicurante; significa una disposizione della persona forte, sufficientemente ferma da contenere le oscillazioni, le debolezze, le crisi di chi sta crescendo; significa frequentare luoghi aperti, senza reti di protezione, senza divise che ti proteggono,  dove il sapere e la competenza si incontrano e confrontano con le necessità della vita e con la convivenza civile; significa essere sempre esaminati e messi alla prova da una realtà che noi stessi contribuiamo a creare, quella di una persona autonoma che possiede saldamente la propria vita e la propria identità; significa infine lavorare perché una relazione così intensa e coinvolgente come quella educativa, abbia un termine e che il suo successo si misuri soprattutto dal modo e dal tempo in cui si conclude.

Tutto questo è stato sperimentato da chi scrive, da alcune decine di insegnanti della scuola pubblica italiana, da alcune decine di educatori professionali, pedagogisti, psicologi nell’ambito di un progetto  della scuola pubblica italiana e di altre istituzioni quali il Comune di Napoli o la Regione Campania che si chiama Progetto Chance. E’ stato sperimentato nelle periferie più degradate della città di Napoli,  nelle zone di guerra della criminalità  organizzata, e sappiamo che è l’unico modo per insegnare  a leggere scrivere far di conto, nel senso alto che questi termini hanno o dovrebbero avere, a giovani altrimenti condannati alla morte civile;  ed è l’unico modo per stabilire un legame con pezzi della società che altrimenti stanno percorrendo una strada che porta loro e noi verso una non-società, verso un ordine sociale basato sulla forza e l’esclusione, piuttosto che sulla convivenza e l’inclusione.

Tutto questo per troppo tempo è stata la mera testimonianza di un gruppo ‘eroico’, un progetto fra tanti che affollano i margini della scuola italiana; è stato sempre in bilico e dipendente da variabili ‘esogene’ quali gli umori e le convenienze immediate dei politici, gli umori e le convenienze dei vari gradi della burocrazia ministeriale.  Oggi per il dodicesimo anno consecutivo combattiamo una battaglia per la sopravvivenza che francamente non ci interessa molto, vorremmo invece combattere una battaglia per l’affermazione forte di una politica con i giovani che dovrebbe aiutare a migliorare la nostra società valorizzando appieno questa ricchezza piuttosto che occuparcene e male come problema. E’ per questo motivo, che su sollecitazione di molti amici mi sono deciso ad aprire questo blog e spero di rendere un buon servizio alla causa che condivido con molti altri.

Sito della Associazione Maestri di Strada

http://www.maestridistrada.it/

Sito del Progetto Chance

https://www.maestridistrada.it/diario/tag/progetto-chance

mauriziozaccaro Mostra tutti

Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.