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ADELANTE PETROLEROS, l’oro nero dell’Ecuador

LA GRANDISSIMA NOTIZIA DEL 21 AGOSTO 2023 – DIECI ANNI DOPO LA REALIZZAZIONE DI “ADELANTE PETROLEROS” NEL PARCO NAZIONALE YASUNI: ADELANTE ECUADOR!

Ecuador, bloccate le trivellazioni nel Parco Yasuni

21.08.23 

In un referendum di portata storica, i cittadini dell’Ecuador hanno votato per bloccare le trivellazioni petrolifere nella terra dei popoli incontattati, dentro il Parco Nazionale Yasuni.

“Il popolo ecuadoriano, consapevole del valore della loro vita, e solidale con i nostri fratelli e sorelle incontattati Tagaeri, Taromenane and Dugakaeri, ha detto “Sì al Yasuni” in questo referendum del 20 agosto. Abbiamo salvato il loro territorio, le loro vite, la loro sovranità alimentare e le loro medicine nella foresta sacra di Yasuni” ha commentato Leonidas Iza, Presidente dell’organizzazione nazionale indigena dell’Ecuador CONAIE.

“In questo piccolo pezzo di territorio nel cuore dell’Amazzonia, possiamo trovare soluzioni ai problemi che più affliggono l’umanità. La scienza ha dimostrato che nella lotta ai cambiamenti climatici, i territori meglio protetti sono quelli indigeni. Per questo invitiamo la comunità internazionale ad aiutarci, in modo solidale e consapevole, a prenderci cura dei territori che mantengono la vita di Madre Natura in equilibrio, che salvano le specie e anche l’umanità”.

“Proteggere il territorio dei popoli incontattati che condividono la terra in Ecuador – nel Parco Nazionale Yasuní – e in Perù – nella Riserva Indigena di Napo Tigre (in attesa di creazione) – è di fondamentale importanza per garantire i diritti delle tribù incontattate alla vita, alla salute, alla sopravvivenza e alla terra, nel rispetto dei quadri normativi internazionali che i governi devono attuare” ha dichiataro Julio Cusurichi Palacios dell’organizzazione degli indigeni dell’Amazzonia peruviana AIDESEP. “In Perù, il governo ha riconosciuto ufficialmente cinque popoli incontattati nell’area di Napo Tigre. Sono popoli transfrontalieri, che vivono su entrambi i lati del confine tra Perù ed Ecuador nei bacini dei fiumi Napo, Curaray e Tigre, e dei loro affluenti. Vivono nelle loro terre ancestrali da secoli, da molto prima della formazione degli stati, di cui non riconoscono i confini artificiali”.

Survival lnternational lotta in tutto il mondo per la sopravvivenza dei popoli incontattati del pianeta. “Si tratta di un’enorme vittoria per il movimento indigeno dell’Ecuador e per la campagna mondiale per il riconoscimento dei diritti dei popoli incontattati” ha dichiarato oggi Sarah Shenker, Direttrice della Campagna di Survival per i popoli incontattati del mondo.

“Le terre dei popoli Tagaeri, Dugakaeri e Taromenane incontattati sono state invase per anni, prima da parte di missionari evangelici, poi delle compagnie petrolifere. Oggi, finalmente, possono sperare di poter tornare a vivere in pace. Ci auguriamo che l’esito di questo referendum aumenti la presa di coscienza del fatto che, se vogliamo che sopravvivano e prosperino, tutti i popoli incontattati devono avere i propri territori protetti. Oltretutto, sappiamo che i loro territori costituiscono la migliore barriera alla deforestazione, in particolare nella foresta amazzonica. I popoli incontattati sono nostri contemporanei, una parte vitale della diversità umana e custodi dei luoghi più biodiversi del pianeta.”

In Perù, le organizzazioni indigene combattono da più di 20 anni per creare e proteggere la riserva indigena Napo-Tigre per le tribù incontattate, adiacente a Yasuni. Attualmente, la compagnia petrolifera e del gas Perenco sta estraendo petrolio nel Napo-Tigre.

THE VERY BIG NEWS OF AUGUST 21, 2023 – TEN YEARS AFTER THE IMPLEMENTATION OF “ADELANTE PETROLEROS” IN YASUNI NATIONAL PARK: ADELANTE ECUADOR!

Ecuador, drilling blocked in Yasuni Park

21.08.23

In a landmark referendum, the citizens of Ecuador voted to block oil drilling in the land of uncontacted peoples, inside Yasuni National Park.

“The Ecuadorian people, conscious of the value of their lives, and in solidarity with our uncontacted brothers and sisters Tagaeri, Taromenane and Dugakaeri, said ‘Yes to Yasuni’ in this referendum on August 20. We saved their territory, their lives, their food sovereignty and their medicines in the Yasuni sacred forest,” commented Leonidas Iza, President of Ecuador’s national indigenous organization CONAIE.

“In this small piece of territory in the heart of the Amazon, we can find solutions to the problems that most plague humanity. Science has shown that in the fight against climate change, the best protected territories are the indigenous ones. That is why we call on the international community to help us, in solidarity and awareness, to care for the territories that keep Mother Nature’s life in balance, that save species and even humanity.”

“Protecting the territory of the uncontacted peoples who share land in Ecuador-in the Yasuní National Park-and in Peru-in the Napo Tigre Indigenous Reserve (pending creation)-is of paramount importance to guarantee the rights of uncontacted tribes to life, health, survival and land, while respecting the international regulatory frameworks that governments must implement,” said Julio Cusurichi Palacios of the Peruvian Amazon indigenous peoples’ organization AIDESEP. “In Peru, the government has officially recognized five uncontacted peoples in the Napo Tigre area. They are transboundary peoples, living on both sides of the Peru-Ecuador border in the basins of the Napo, Curaray and Tigre rivers and their tributaries. They have lived on their ancestral lands for centuries, long before the formation of states, whose artificial boundaries they do not recognize.”

Survival lnternational fights around the world for the survival of the planet’s uncontacted peoples. “This is a huge victory for Ecuador’s indigenous movement and for the worldwide campaign for recognition of the rights of uncontacted peoples,” said Sarah Shenker, Director of Survival’s Campaign for the World’s Uncontacted Peoples, today.

“The lands of the uncontacted Tagaeri, Dugakaeri and Taromenane peoples have been invaded for years, first by evangelical missionaries, then by oil companies. Today, they can finally hope to live in peace again. We hope that the outcome of this referendum will raise awareness that if they are to survive and prosper, all uncontacted peoples must have their territories protected. Moreover, we know that their territories are the best barrier to deforestation, particularly in the Amazon rainforest. Uncontacted peoples are our contemporaries, a vital part of human diversity and custodians of the most biodiverse places on the planet.”

In Peru, indigenous organizations have been fighting for more than 20 years to create and protect the Napo-Tigre indigenous reserve for uncontacted tribes adjacent to Yasuni. Currently, the Perenco oil and gas company is extracting oil in Napo-Tigre.

Note di regia del documentario “Adelante
Petroleros! – L’Oro Nero dell’Ecuador”

“La terra non solo è un bene comune, ma è la nostra natura”. Ha dichiarato recentemente Carlo Petrini, patron di Slow Food, che in un convegno fiorentino ha ripetutamente citato la Costituzione dell’Ecuador come esempio di progresso e speranza. Ed è vero, in Ecuador, è stato inserito nella Costituzione un articolo specifico dove il nome della Pacha Mama (dalla lingua quechua: Madre Terra, ovvero la dea primigenia della terra, dell’agricoltura e della fertilità) viene posto in riferimento ineludibile alla sovranità territoriale, a difesa della biodiversità e della natura; facendo intendere che con ciò gli ecuadoriani hanno compreso la necessità fondamentale di essere lungimiranti sulle scelte ambientali del proprio territorio. Purtroppo quello che abbiamo visto, constatato e documentato girando nel cuore della foresta pluviale ecuadoriana fa affiorare uno scenario completamente diverso da quello propagandato dalla Costituzione dell’Ecuador. In questo nostro viaggio, sono stati molti gli incontri con chi si oppone al disastro annunciato dal Presidente Rafael Correa, che lo scorso 15 agosto, nonostante le belle parole della Costituzione, ha dichiarato concluso il progetto Yasunì ITT, istituito sei anni prima per proteggere uno dei luoghi a più alta biodiversità del pianeta dall’aggressione delle compagnie petrolifere: il parco nazionale dello Yasunì, mettendo così la foresta pluviale ecuadoriana in balia del land grabbing internazionale.
Il fenomeno del land grabbing (letteralmente, razzia di terre) è facilmente spiegato: si tratta concessioni, ma a volte anche di acquisti massicci da parte delle multinazionali degli Stati più ricchi, di enormi porzioni di territorio nei Paesi più poveri del sud America, dell’Africa, etc, per trasformarli non solo in colture intensive che servono a sfamare e costruire una grossa riserva di cibo per l’occidente ma anche, e soprattutto, ad estrarre le ricchezze nascoste nel sottosuolo di quei paesi, fra tutti oro e petrolio. Quello che sta accadendo in queste terre, quindi, è la distruzione dell’ambiente locale e l’estinzione totale delle nazioni indigene che hanno nella foresta pluviale il loro territorio ancestrale. Si stima che una volta estratto tutto il petrolio disponibile nascosto sotto lo Yasunì si potrà fornire al mondo energia per soli dieci giorni.
Per creare quello che si sta per distruggere ci sono invece voluti milioni di anni.
“La terra ha abbastanza risorse per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di poche persone” diceva Ghandi. Ma ai “petroleros” le parole del Mahatma fanno solo il solletico. Adelante petroleros, adelante!

Maurizio Zaccaro

The earth is not only a common good, it is our nature. Slow Food patron Carlo Petrini said recently, repeatedly citing Ecuador’s Constitution as an example of progress and hope. In Ecuador, a specific article has been included in the Constitution where the name of Pacha Mama (from the Quechua language: Mother Earth, meaning the primal goddess of the earth, agriculture and fertility) is placed in inescapable reference to territorial sovereignty, in defense of biodiversity and nature; implying that by this, Ecuadorians have understood the fundamental need to be forward-looking about the environmental choices of their territory. Unfortunately, what we saw and documented while filming in the heart of the rainforest brings out a completely different scenario than the one propagated by Ecuador’s Constitution. On this trip of ours, there were many encounters with those who oppose the disaster announced by President Rafael Correa who, despite the Constitution’s fine words, has declared the Yasunì ITT project, established six years earlier to protect one of the most biodiverse places on the planet from the aggression of oil companies, the Yasunì National Park, to be ended, thus putting the rainforest at the mercy of international land grabbing (literally, land raid) i.e., concessions, but sometimes also massive purchases by multinational corporations from the richest states, of huge tracts of land in the poorest countries in order to transform them not only into intensive crops that serve to build a large food supply for the West but also, and above all, to extract the riches hidden underground in those countries, among them gold and oil. What is happening in these lands is the destruction of the local environment and the total extinction of the indigenous nations that have the rainforest as their ancestral territory. It is estimated that once all the available oil hidden beneath the Yasuni is extracted, it will be possible to supply the world with energy for only ten days. In contrast, it took millions of years to create what is about to be destroyed. The earth has enough resources for everyone’s needs, but not for the greed of a few people said Gandhi. But the “petroleros” are only tickled by the Mahatma’s words. Adelante petroleros, adelante!

Maurizio Zaccaro, November 2013

ADELANTE PETROLEROS di Maurizio Zaccaro, Italia, 2013, DCP, 75′

TFF 2013

15 Agosto 2013: un giorno di festa per molti, ma non per gli abitanti dell’Ecuador.

Il presidente della Repubblica, Rafael Vicente Correa Delgrado, insieme al suo governo, ha firmato la liquidazione per il progetto Yasuni ITT ,dando il via all’estrazione di petrolio in uno degli ultimi paradisi terrestri dell’area amazzonica equatoriale.

Con l’aiuto del giornalista Pino Corrias, intento ad intervistare la gente del posto e i più importanti attivisti contro l’estrazione dell’oro nero, il regista, Maurizio Zaccaro, ci introduce in uno squarcio di vita a noi sconosciuto o del tutto ignorato.

L’alternanza delle inquadrature di paesaggi e animali del posto e la presenza di un “nero” che sempre più avanza sul “verde” mettono in evidenza un disperato tentativo da parte della natura di difendersi dall’irruente e predominante mano dell’uomo.

Quest’ultimo, ad occhi chiusi, continua a scavare, spinto dall’ossessionata ricerca di benessere, inconsapevole del fatto che la vera ricchezza è proprio ciò che sta distruggendo.

“Adelante Petroleros!” è un’esortazione ironica, è il documentario che non annoia, è quella pacca sulla spalla che fa più male di un pugno in faccia.

Maurizio Zaccaro esorta i suo spettatori a guardare lontano, ponendo una riflessione sull’abissale differenza tra essere e apparire: non occorre andare in Ecuador per mostrarsi come degli eroi ma, per esserlo davvero, è necessario agire concretamente nella vita di tutti i giorni!

Come sottolineato dallo stesso regista in una intervista rilasciata al TFF OFF, in Italia, una delle regioni che rischia di più di essere danneggiata è la Basilicata, una terra, la mia terra, che a molti è ancora sconosciuta e sottovalutata o semplicemente considerata un serbatoio di petrolio, ma non di voti.

“ […] una multinazionale come l’Eni, che oltretutto è una società contro lo statale, ha chiesto addirittura di modificare l’articolo 117 della costituzione italiana per dare il via all’estrattivismo nella Val d’Agri, in modo che nessuno possa dire niente […] . ”

Parole forti che non hanno bisogno di essere commentate per chi ha occhi per guardare!

Assolutamente da non perdere.

di Donato Lovallo

August 15, 2013: a day of celebration for many, but not for the people of Ecuador.

The president of the republic, Rafael Vicente Correa Delgrado, along with his government, signed the clearance for the Yasuni ITT project ,kicking off oil extraction in one of the last terrestrial paradises in the equatorial Amazon. With the help of journalist Pino Corrias, who is intent on interviewing locals and leading activists against the extraction of black gold, the director, Maurizio Zaccaro, introduces us to a slice of life unknown to us or completely ignored. The alternating shots of local landscapes and animals and the presence of a “blackness” that increasingly advances on the “green” highlight a desperate attempt by nature to defend itself from the impetuous and predominant hand of man. The latter, with eyes closed, continues to dig, driven by the obsessed pursuit of wealth, unaware that the real wealth is precisely what he is destroying.

“Adelante Petroleros!” is an ironic exhortation, it is the documentary that does not bore, it is that pat on the back that hurts more than a punch in the face.

Maurizio Zaccaro exhorts his viewers to look far, posing a reflection on the abysmal difference between being and appearing: one does not have to go to Ecuador to show oneself as a hero but, to really be one, one must take concrete action in everyday life!

As pointed out by the director himself in an interview with TFF OFF, in Italy, one of the regions most at risk of being damaged is Basilicata, a land, my land, that to many is still unknown and underestimated or simply considered a reservoir of oil, but not of votes.

“ […] a multinational company like Eni, which moreover is a company against the state, has even asked to change article 117 of the Italian constitution to give the green light to extractivism in the Agri Valley, so that no one can say anything […] . ”

Strong words that need no comment for those with eyes to watch!

Absolutely not to be missed.

By Donato Lovallo

English version

ADELANTE PETROLEROS , GIOIELLO INATTESO AL 31TFF Valutazione 4 stelle su cinque MYMOVIES
Feedback: 100
domenica 1 dicembre 2013
E’ stato presentato nella sezione “Intanto in Italia” del 31 Torino Film Festival un gioiello inatteso dal titolo “Adelante Petroleros – l’oro nero dell’Ecuador”, di Maurizio Zaccaro. Prodotto da ManiTese Ong grazie al sostegno della Comunità Europea, il film scuote l’animo dello spettatore, prendendolo per mano fin dalla prima inquadratura (uno splendido “loading” animato nientemeno che da Bruno Bozzetto) per accompagnarlo in un delirio lungo 75 minuti duranti i quali si racconta la storia della nobile iniziativa antiestrattivista denominata Yasuni ITT, ora dichiarata fallimentare dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa. La forza di “Adelante Petroleros” sta nelle sue inequivocabili immagini: la foresta pluviale agonizzante, indelebilmente segnata dall’avida mano dell’uomo, i terreni inquinati, i corsi d’acqua contaminati, uomini, donne e bambini che vivono su pozzi petroliferi dismessi o fosse di scarico bevendo acqua che puzza di idrocarburi e altri veleni; popolazioni intere costrette a modificare radicalmente il loro stile di vita, colpite da gravissime malattie quali tumori, malformazioni congenite, leucemia, morbi della pelle. “Adelante Petroleros” mostra così, senza mezze misure, gli evidenti segni della distruzione e del degrado creati in una delle regioni del mondo più ricche per biodiversità e varietà culturale, “incontaminata”  almeno fino a qualche decennio fa. Il film, fra testimonianze inconfutabili, a volte toccanti, e faticose riprese nel cuore della giungla a 50°C, regala allo spettatore tante emozioni ma anche tanta rabbia, alimentando così la sua presa di coscienza per una storia importante e necessaria. Un esemplare lavoro che ha il suo pregio nella semplicità del linguaggio, ma soprattutto nell’amalgama fra la bellezza primordiale della selva ecuadoriana e l’orrore per quello che le multinazionali del petrolio le hanno fatto, vedi il caso Chevron –Texaco, multinazionale americana che, nell’arco di un ventennio ha inquinato oltre due milioni di ettari, contaminando la foresta e riversando qualcosa come 68 milioni di litri di residui tossici nell’acqua dei fiumi utilizzata dalle popolazioni locali. “Adelante Petroleros”, titolo ironico quanto mai azzeccato, è un film da vedere e pubblicizzare ovunque, soprattutto, come indica il regista, in quelle regioni del sud Italia (Basilicata e Sicilia) dove le multinazionali del petrolio stanno dando il via all’estrattivismo più feroce. “Adelante petroleros” non racconta infatti solo l’Ecuador ma, metaforicamente, anche quello che potrebbe succedere anche qui da noi estraendo petrolio dal sottosuolo. Non a caso una delle frasi più importanti e significative del film viene da Alberto Acosta, ex ministro del secondo governo Correa: “Pensare di estrarre il petrolio senza inquinare, distruggere,uccidere è come dire che Dracula è diventato improvvisamente vegetariano e che gli si può affidare la Banca del Sangue senza problemi.”

Adelante Petroleros! (2013)
Un film di denuncia che racconta, con una regia pulita ed essenziale, una realtà sconosciuta a gran parte del mondo.
Un film di Maurizio Zaccaro Genere Documentario durata 75 minuti. Produzione Italia 2013.
Gli ambientalisti contro la decisione del presidente dell’Ecuador di ritirare il piano di tutela del Parco Nazionale dello Yasunì.


Paola Casella.


L’area amazzonica ecuadoriana del Parco Nazionale Yasuni è uno degli ultimi paradisi terrestri: vegetazione rigogliosa, acque tranquille, farfalle esotiche, animali in via di estizione. E una popolazione che vive in contatto con la natura, in una situazione di estrema povertà ma anche di totale armonia con
il territorio. Un paradiso dove i bambini vivono nell’acqua, “come pesciolini”.
Peccato che quel territorio sia anche “la nuova frontiera petrolifera, dove si trovano le riserve più consistenti dell’Ecuador”. E dunque è terreno di conquista da parte delle compagnie che estraggono l’oro nero a fatica e con conseguenze devastanti sull’ambiente e sulla vita dei suoi abitanti.’Adelante Petroleros’ mostra la schizofrenia che esiste in quell’angolo di mondo dove la natura prima
incontaminata è ora attraversata da oleodotti le cui tubature si rompono “tutti i mesi” e i bambini continuano a nuotare nelle acque sempre più inquinate del fiume: eppure uno dei grandi problemi del mondo nel futuro sarà la mancanza di acqua e i grandi conflitti saranno per il controllo delle falde acquifere, non del petrolio, come fa notare uno degli intervistati.
Il giornalista Pino Corrias fa da reporter investigativo, intervistando attivisti e avvocati impegnati nella battaglia contro l’estrazione del petrolio, ma anche contadini e piccoli proprietari terrieri che si rifiutano di lavorare per le compagnie petrolifere e molto più volentieri si adopererebbero per difendere il loro habitat naturale.
Ma mancano i fondi, e il progetto tutelato dalle Nazioni Unite che avrebbe dovuto evitare l’estrazione del greggio dal Parco Yasuni sono scomparsi. “Il mondo ci ha abbandonato”, dice Rafael Correa Delgado, presidente dell’Ecuador, che si era impegnato personalmente in quel progetto. “La logica che prevale è quella del potere”.
Con una regia pulita ed essenziale, Maurizio Zaccaro racconta una realtà sconosciuta a gran parte del mondo, lasciando che le immagini parlino da sole e che i testimoni diretti di questa tragedia in divenire espongano la loro situazione, con un misto di rabbia e smarrimento. Prodotto da Mani tese con
l’assistenza dell’Unione Europea, ‘Adelante Petroleros’ è un film di denuncia e un campanello d’allarme non sono per l’America latina ma per il resto del mondo che, nel delicato sistema degli equilibri ambientali, non può permettersi di perdere un altro pezzo di foresta amazzonica per soddisfare l’avidità di pochi.

Adelante Petroleros! (2013)
A film of denunciation that tells, with a clean and essential direction, a reality unknown to much of the world.
A film by Maurizio Zaccaro Genre Documentary running time 75 minutes. Production Italy 2013.
Environmentalists against the decision of the president of Ecuador to withdraw the protection plan for the Park
Yasuni National Park.
Paola Casella


The Ecuadorian Amazon area of Yasuni National Park is one of the last terrestrial paradises:
Lush vegetation, tranquil waters, exotic butterflies, extirpating animals. And a population who live in contact with nature, in a situation of extreme poverty but also of total harmony with the territory. A paradise where children live in the water, “like little fish.”
Too bad that territory is also “the new oil frontier, where the most
substantial in Ecuador.” And therefore it is a land of conquest by companies that extract the black gold with difficulty and with devastating consequences on the environment and the lives of its inhabitants.’Adelante Petroleros’ shows the schizophrenia that exists in that corner of the world where previously
pristine is now crisscrossed by oil pipelines whose pipes break “every month” and children continue to swim in the increasingly polluted waters of the river: yet one of the great problems of the world in the future will be the lack of water, and the great conflicts will be over the control of groundwater

Director Maurizio Zaccaro, author of good exposé films and thrillers, lately director of TV dramas, returns to his former glory with this ecological film for cinema. Alternating between amateur and TV interviews with ordinary people, as well as politicians, government officials and officials of various oil companies (Texaco among them) , environmentalists, and evocative live-camera sequences reminiscent of certain good cinema of the past, the author delves into the decision made by the president of Ecuador, Rafael Delgado Correa, to open Yasunì National Park to oil exploitation because of the unsuccessful experiment of creating of a fund to collect, in twelve years or so, half of the expected revenue from that exploitation. Meanwhile, while showing the battle waged by local people and environmentalists to safeguard this biodiversity heritage, alternative energy solutions to oil are being sought. Excellently shot and certainly heartfelt and sincere, it also offers a montage that does not skimp on ironic solutions. Truly beautiful.

IL FUTURO GIUSTO è quello in cui ogni popolo è sovrano delle proprie risorse naturali

di Paola di Giuseppe

La scritta di Mani Tese, ONG ONLUS che ha prodotto il film insieme alla FreeSolo Produzioni, chiude questo lavoro di Maurizio Zaccaro  girato per documentare uno di quei disastri ambientali di portata planetaria con cui conviviamo da troppi anni, spesso limitandoci a quella approssimativa informazione che i media ci forniscono di tanto in tanto. Che il cinema se ne occupi non è una novità, ma che il genere documentario stia conquistando uno spazio di rilievo anche nei festival più importanti fa ben sperare in una divulgazione più ampia e in una consapevolezza più che mai necessaria, anche se forse già molto tardiva.

Zaccaro non è nuovo al cinema d’impegno civile e sociale, e questa volta ha portato al TFF 2013 un documento attualissimo e sconvolgente sullo sfruttamento petrolifero di una delle zone più nevralgiche del pianeta, la foresta pluviale amazzonica nell’area ecuadoregna.
Per 75 minuti siamo messi di fronte ad immagini ed ascoltiamo parole che non possono  finire nel dimenticatoio del giorno dopo. L’Ecuador ha un parco naturale, lo Yasunì, tra i primi al mondo per indice di biodiversità, territorio ricco di riserve petrolifere, in particolare nel blocco ITT (Ishpingo-Tambococha-Tiputini).
Nel 2006, merito di una nuova Costituzione che riconosceva alla natura i suoi diritti, l’Ecuador aveva deciso di rinunciare allo sfruttamento dei suoi giacimenti petroliferi.Un accordo con le Nazioni Unite prevedeva la creazione di un fondo fiduciario che compensasse il mancato guadagno, raccogliendo in 12 anni la metà dei 7 miliardi e 200 mila dollari che avrebbe ricavato dallo sfruttamento di quei giacimenti. Rinunciando all’estrazione, al pianeta sarebbe stato risparmiato l’assorbimento di almeno 400 milioni di tonnellate di CO2. In cambio Rafael Correo, il Presidente della Repubblica, chiedeva il rispetto dell’impegno economico per il suo popolo, non certo tra i più ricchi del pianeta. Dei 3 miliardi e 600 milioni previsti, nel 2013 sono risultati disponibili solo poco più di 13 milioni (pari allo 0,37 per cento del totale).
Questo è il resoconto fatto dalla viva voce di Correo a reti unificate da Quito, il 15 agosto di quest’anno, un grido di denuncia che apre il documentario con tutta la forza e la disperazione di un popolo che è stato tradito.

El mundo nos ha fallado”, ma quel che è peggio è che il mondo sta continuando a tappe forzate a distruggere sé stesso.
Seguono immagini a cui non si riesce di abituarsi, pur avendo visto tante volte lo scempio che dell’Amazzonia l’uomo sta compiendo in vario modo.
La decisione di Correo di riprendere le estrazioni e riaprire i confini ai petroleros suona tremenda, diffusa com’è dalle onde dell’etere, ed è la sconfitta dell’umanità intera, non solo del suo popolo: lo sfruttamento petrolifero nel Parco Nazionale dello Yasuní dovrà riprendere perché le condizioni del suo popolo non permettono altrimenti. D’altra parte, questo segnerà anche la sua fine, in particolare quella di tante comunità insediate ancora in quel perimetro, condizionerà il destino di uomini abituati da millenni ad una convivenza fatta di rispetto delle leggi naturali e di bambini che vivono “come pesciolini” nell’acqua che, inevitabilmente, risulterà inquinata ed è già adesso oltre i livelli di guardia.
La parte ricca del mondo continua così a sfruttare la parte povera, e suona amara ironia quella di Alberto Acosta, ex ministro dell’energia e dell’industria mineraria del primo governo Correa: “… pensare di sfruttare lo Yasunì ITT, o meglio lo Yasunì in generale, senza provocare inquinamento, distruzione dell’ambiente e devastazione sociale, è come credere che Dracula è diventato vegetariano e che possiamo affidargli la direzione della banca del sangue”.

Zaccaro, con la collaborazione del giornalista Pino Corrias come reporter investigativo, sceglie di dar voce alla gente comune, agli abitanti della foresta, intervista esponenti di organizzazioni ambientaliste in lotta, filma momenti di vita di piante e animali nel profondo di un verde attraversato da oleodotti le cui tubature si rompono “tutti i mesi“, scaricando veleno nelle acque. Alberi secolari che affondano le radici in “piscine” di scarico di rifiuti tossici, mucchi colorati di farfalle nel fango, volo di corvi sullo sfondo di pozzi fiammeggianti pronti ad arrostirli, cantieri che squarciano le viscere di quella terra, “… grande, selvaggia, disordinata, lusssureggiante serra creata dalla natura, per sé stessa.” dicevaDarwin, occhi di indigeni che guardano in macchina come increduli, mentre dicono di non voler più lavorare per i petroleros, nonostante la loro miseria, ma di voler lavorare per costruire non per distruggere. E’ una guerra condotta con altri mezzi, quella che i potenti della terra continuano a dichiarare  e i deboli a combattere, ma certo sarà l’ultima.

THE RIGHT FUTURE is one in which each people is sovereign over its own natural resources

by Paola di Giuseppe

The inscription of Mani Tese, an NGO NGO that produced the film together with FreeSolo Produzioni, closes this work by Maurizio Zaccaro shot to document one of those environmental disasters of planetary scope that we have been living with for too many years, often limiting ourselves to the approximate information that the media provide us with from time to time. That cinema is dealing with this is nothing new, but that the documentary genre is gaining a prominent space even in the most important festivals bodes well for a wider dissemination and an awareness that is more necessary than ever, even if perhaps already much overdue.

Zaccaro is no stranger to civil and social commitment cinema, and this time he brought to TFF 2013 a highly topical and shocking document on the oil exploitation of one of the most neuralgic areas of the planet, the Amazon rainforest in the Ecuadorian area.
For 75 minutes we are confronted with images and hear words that cannot go into the next day’s oblivion. Ecuador has a natural park, the Yasunì, among the first in the world for biodiversity index, a territory rich in oil reserves, particularly in the ITT (Ishpingo-Tambococha-Tiputini) block.

In 2006, credit to a new constitution that recognized nature’s rights, Ecuador had decided to give up the exploitation of its oil fields.An agreement with the United Nations called for the creation of a trust fund to compensate for the lost revenue, collecting over 12 years half of the $7.2 billion it would have earned from the exploitation of those fields. By giving up extraction, the planet would have been spared from absorbing at least 400 million tons of CO2. In return, Rafael Correo, the President of the Republic, demanded compliance with the economic commitment for his people, certainly not among the richest on the planet. Of the projected 3.6 billion, only a little more than 13 million (or 0.37 percent of the total) was available in 2013.
This is the account given by the living voice of Correo on unified networks from Quito on August 15 of this year, a cry of denunciation that opens the documentary with all the strength and desperation of a people who have been betrayed.

“El mundo nos ha fallado,” but what is worse is that the world is continuing in forced stages to destroy itself.
Images follow that one cannot get used to, despite having seen so many times the havoc that man is wreaking of the Amazon in various ways.

Correa’s decision to resume extraction and reopen the borders to petroleros sounds tremendous, spread as it is by the waves of the airwaves, and is the defeat of all humanity, not just its people: oil exploitation in Yasuní National Park will have to resume because the conditions of its people do not allow otherwise. On the other hand, this will also mark its end, particularly that of so many communities still settled in that perimeter, it will condition the fate of men accustomed for millennia to a coexistence made up of respect for natural laws and of children who live “like little fish” in the water that, inevitably, will be polluted and is already now above the warning levels.
The rich part of the world thus continues to exploit the poor part, and the words of Alberto Acosta, former minister of energy and mining in the first Correa government, sound bitterly ironic: “… to think of exploiting the Yasunì ITT, or rather the Yasunì in general, without causing pollution, environmental destruction and social devastation, is like believing that Dracula has become a vegetarian and that we can entrust him with the direction of the blood bank.”

Zaccaro, with the collaboration of journalist Pino Corrias as an investigative reporter, chooses to give voice to ordinary people, to forest dwellers, interviews members of struggling environmental organizations, films moments of plant and animal life deep in a greenness crisscrossed by oil pipelines whose pipes break “every month,” discharging poison into the waters. Centuries-old trees sinking their roots into “pools” of toxic waste dumping, colorful piles of butterflies in the mud, flight of crows against the backdrop of flaming wells ready to roast them, construction sites ripping through the bowels of that land, “… big, wild, messy, lusssureggiante hothouse created by nature, for itself. “ saidDarwin, eyes of indigenous people looking into the car as if incredulous, as they say they no longer want to work for the petroleros, despite their misery, but want to work to build not to destroy. It is a war waged by other means, one that the powerful of the earth continue to declare and the weak to fight, but sure it will be the last.

Note di produzione del documentario “Adelante
Petroleros! – L’Oro Nero dell’Ecuador”

Note di produzione del documentario

Mani Tese è una Organizzazione Non Governativa nata nel 1964 per combattere gli squilibri tra Nord e Sud del mondo e le ingiustizie ambientali, economiche e sociali.
Il caso Yatunì ITT, raccontato nel film documentario di Maurizio Zaccaro – che ringraziamo per il suo prezioso lavoro – è solo uno dei tanti esempi di ingiustizia ambientale dei nostri tempi.
Con “Adelante petroleros” Mani Tese ribadisce con forza un messaggio: lo sfruttamento delle risorse naturali – in Ecuador così come in altre parti del mondo – non produce sviluppo, ma diseguaglianze, sfruttamento, povertà e disastri ambientali.
Per metter fine all’attuale modello economico non più sostenibile, non bastano denunce e proteste. Occorre impegnarsi a promuovere su scala globale stili di vita sostenibili per tutti i popoli e per tutte le nazioni, nel Sud come nel Nord del mondo.
Quale strumento migliore di un film documentario per arrivare alla coscienza delle persone?
L’impegno di giustizia di Mani Tese, che si avvale del lavoro di centinaia di persone in tutto il mondo, è racchiuso in poche parole: contribuire a costruire un futuro migliore. Un futuro giusto.
Un futuro giusto in cui ogni popolo è sovrano delle proprie risorse naturali.
Un futuro giusto in cui la gestione democratica e partecipata di acqua, terra ed energia da parte delle comunità locali consente loro di decidere i propri sentieri di progresso.
Un futuro giusto in cui gli stili di vita dei più ricchi tengono conto della finitezza delle risorse e non generano sfruttamento selvaggio della natura e violazione dei diritti fondamentali.

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mauriziozaccaro Mostra tutti

Regista e sceneggiatore italiano.
Italian film director and screenplayer.